Da manager a volontaria in India: quando il licenziamento cambia la vite in meglio

Pubblicato il 25 Luglio 2010 - 16:03| Aggiornato il 26 Luglio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Il licenziamento, che per molti è un dramma, per una ex manager italiana è diventata un’occasione per cambiare vita, lavoro e coordinate geografiche: dall’Italia all’India, dal lavoro manageriale al volontariato.

Marina Bottelli, quarantunenne di Vercelli ma residente a Milano, era direttore operativo in Italia di un’azienda privata che si occupa di handeling negli aeroporti fino a sei mesi fa, quando ricevette una comunicazione dai vertici: causa riorganizzazione non abbiamo più bisogno di te.

”E’ stato un colpo – racconta ora l’ex dirigente – che si aggiungeva ad un altro recente trauma, l’improvvisa perdita di mia madre tre mesi prima. Sembrava cadermi il mondo addosso”. Marina non si è persa d’animo: ”Era un po’ di tempo che mi guardavo intorno, che mi affascinava l’idea di un lavoro in ambito umanitario. Volevo fare esperienze lunghe all’estero ma non avevo mai avuto coraggio di rompere con la vita che conducevo. Così, quando è arrivato il licenziamento, finita la trattativa con la mia azienda, piano piano mi sono ripresa, mi sono concentrata su cosa volevo fare. Passavano i giorni e ero sempre più consapevole di non aver più voglia di battermi nel mondo della dirigenza”. Cosi’ ”ho cercato dell’altro, ed ora da tre mesi sono in India, come volontaria della ong Cesvi”.

La neovolontaria, dai primi di maggio scorso, è impegnata in una delle Case del sorriso che l’ong italiana gestisce nel mondo a sostegno delle donne e dei bambini. Ora si trova nella città di Killai, nello stato federato del Tamil Nadu. Insieme alla ong locale Ekta (partner del Cesvi), Marina si occupa di una trentina di bambine e ragazze, dai 3 ai 17 anni, ospitate nel centro.

Segue fin dall’alba gli impegni delle piccole ospiti: sveglia poco dopo le 5 e poi i preparativi quotidiani prima di andare a scuola, dalla seduta di yoga alla colazione, al ripasso delle lezioni. Il rientro nella casa è al pomeriggio. E’ un gran da fare: con le altre colleghe, Marina collabora alla realizzazione nei villaggi anche progetti di educazione sanitaria e formazione; nella casa poi si tengono anche corsi di cucito e di pc per le ragazze, potenziali lavori nel loro futuro.

”E’ un’esperienza meravigliosa – dice la volontaria all’Ansa- mi ha cambiato il modo di vedere la vita. Non posso più tornare indietro. Fra qualche giorno rientrerò in Italia e la prima cosa che comincerò a fare è la raccolta fondi per progetti di sviluppo. Mi piacerebbe farlo con il Cesvi. Poi, poi, visto che non posso vivere di rendita anche se ho dei beni lasciati dai miei genitori, mi guarderò intorno, cercherò’ un lavoro nella cooperazione”.

Marina, non è sposata né ha figli, ha un fidanzato (”ma non è un ostacolo a questo mio progetto”): ”Non ho nessuno di cui prendermi cura. Ho capito – prosegue – che è questo che voglio fare, che dà senso alla vita. Sono una persona fortunata: Ho fatto un lavoro che mi piaceva poi le cose sono cambiate, ho visto favoritismi ed ingiustizie insopportabili. Sono sempre stata attenta agli altri, all’aspetto etico della vita, anche se non sono mossa da spirito religioso. Ora sento che posso dedicarmi a fare qualcosa di utile per le persone”. Marina e’ certa della nuova strada intrapresa. E’ bastato un po’ di coraggio, forse un po’ di ottimismo, e la vita le è cambiata: ”pochi mesi fa mi sembrava tutto finito, difficile. Ed ora invece sono la persona piùfelice al mondo”.