Non ci si sposa (quasi) più. Quattro matrimoni su dieci finiscono in tribunale

Pubblicato il 18 Maggio 2011 - 17:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non ci si sposa praticamente più e se lo si fa quattro matrimoni su dieci finiscono in tribunale. Stando ai dati dell’Istat sono così in aumento le unioni di fatto, superano il mezzo milione (2007), un dato – sostiene l’istituto centrale di statistica – confermato anche dall’incidenza di bambini nati al di fuori del matrimonio è in continuo aumento e raggiunge il 21,7% del totale dei nati nel 2009.

Guarda le foto della sposa suicida in Cina.

La situazione è stata ”amplificata nel biennio 2009-2010 da una congiuntura economica sfavorevole che, verosimilmente, ha contribuito ad accentuare un diffuso senso di precarietà e di incertezza. La peculiarità del 2009 consiste, quindi, nell’ accentuarsi della tendenza alla diminuzione e alla posticipazione delle nozze: la propensione a sposarsi prima dei 35 anni è diminuita in un solo anno di circa del 7% sia per i celibi che per le nubili, valore più che triplicato rispetto a quello osservata tra il 2008 e il 2007”.

Tuttavia, l’Italia è in linea con quanto rilevato in altri paesi sviluppati. In Spagna, ad esempio, tra il 2009 e il 2008, si è registrato un decremento di quasi 20.000 unità (-11%). Nel 2009, il numero di matrimoni in Inghilterra e Galles è stato particolarmente esiguo (dato provvisorio pari a 231,490), il livello più basso toccato dopo la flessione osservata nel 1985. Anche gli Usa sono stati colpiti dalla crisi dei matrimoni, diminuiti, nel biennio 2008-2009: sono passati dal 7,3 per mille abitanti del 2007 al 6,8 del 2009.

”Il bassissimo tasso di nuzialità in Italia denunciato dall’Istat dimostra che il matrimonio nel nostro Paese versa in uno stato comatoso. Dal 1970 ad oggi si è registrata una riduzione della metà nel numero delle celebrazioni. A questo fenomeno fa da contraltare l’altro dell’esorbitante numero di separazioni e divorzi che si consumano ogni anno, 4 matrimoni su 10 finiscono in tribunale”, spiega Gian Ettore Gassani, presidente nazionale Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani.

”Occorre tuttavia analizzare le cause di questo fenomeno: in primo luogo la crisi economica che attanaglia il nostro Paese è  assolutamente disincentivante per i più giovani a fare il grande passo delle nozze. Locare o acquistare un immobile per due promessi sposi è diventato proibitivo a causa di varie forme di speculazione che si registrano soprattutto nelle regioni centro settentrionali. E’ indubbio che la disoccupazione giovanile, specie quella femminile, non consenta progetti cosi’ importanti”, continua Gassani.

”La seconda causa è da ricercare nella paura dei giovani di un tracollo del matrimonio che potrebbe determinare situazioni di povertà insostenibili nonché insopportabili attese nei processi di separazione e divorzio. Terza causa e’ da ricercare nella volontà di molte coppie di convivere creando strutture familiari del tutto simili a quelle delle coppie coniugate. Oggi in Italia circa 2 milioni di italiani convivono more uxorio ed ogni anno nascono 100 mila bambini da tali un unioni. Quarta causa è data dalla paura di molti italiani di mettere al mondo i figli attesi i costi per la loro crescita. E’ evidente, pertanto, che allo stato attuale il matrimonio è un lusso e non più una libera scelta di vita: mancano del tutto o quasi politiche familiari che possano favorire il matrimonio e la procreazione”.

Ciò che fa riflettere moltissimo è che i matrimoni civili sono in netto aumento rispetto al passato: ”Nella cattolicissima Roma – conclude Gassani – essi stanno superando numericamente quelli religiosi. E’ evidente quindi che l’Italia si sta collocando agli ultimi posti europei per percentuale di matrimoni celebrati ed è certamente questa una notizia di portata mondiale”.