E tu quanto sei mulatto? L’avvento della società multirazziale negli Usa

Pubblicato il 2 Febbraio 2011 - 06:25 OLTRE 6 MESI FA

Fin dalle loro origini gli americani hanno ragionato su loro stessi in termini razziali: bianco, nero, asiatico, nativo americano, etc. Ancora oggi, i formulari del censimento nazionale approntati dal Census Bureau prevedono un’apposita casella perché il cittadino segnali la sua origine etnica. Si tratta di una forma mentis del tutto usuale e accettata, anzi ben ancorata nella società americana, ben lontana dalla delicata sensibilità e dalla pratica di diversi paesi europei, molto più attenti, per ragioni storiche, al tema del razzismo (si va dalla Germania che, nelle statistiche considera solo la nazionalità, alla Francia che proibisce l’utilizzo di criteri “sensibili” come la religione e l’origine etnica).

Basti pensare all’interesse mediatico destato dal censimento del presidente Barack Obama. Nel proprio formulario, compilato nella primavera 2010, Obama ha contrassegnato la casella “afro-americano”, diventando così de facto il primo presidente afro-americano della storia degli Stati Uniti. Sebbene la scelta possa sembrarci obbligata, così non era. Barack Obama avrebbe potuto con la stessa legittimità iscriversi come bianco, poiché figlio di madre bianca, o anche segnare, come previsto dal regolamento, due caselle in una volta sola.

Quanto sei mescolato? Sei mulatto? Domande come queste non avrebbero potuto semplicemente essere considerate seriamente solo 20 anni fa. Gruppi come l’Associazione di studenti multirazziali e birazziali – un organo nazionale studentesco che raccoglie gli studenti la cui origine è multietnica (come è il caso di Obama, e di molti altri) – non avrebbero mai potuto esistere. Il gruppo di studenti che sta arrivando ora tra i banchi del college include, a detta delle statistiche, la più alta percentuale della storia americana di gente “mescolata”. E si tratta, solamente, dell’avanguardia. Il paese si trova, infatti, nel mezzo di un cambiamento demografico determinato dal fenomeno dei matrimoni interrazziali. Un matrimonio su sette è difatti oggi tra membri di etnie diverse e gli americani multirazziali sono uno dei gruppi demografici la cui crescita è più rapida.

All’evoluzione materiale si accompagna il cambiamento delle mentalità. Dopo aver vissuto gli anni dell’identità razziale, l’America starebbe lentamente entrando in una fase “post-razziale” (di cui l’elezione di Obama alla presidenza sarebbe la prova più evidente), dove i colori della pelle e il dna degli antenati sarebbe meno importanti, in favore di una visione più fluida dell’identità. Nessuno conosce quale sarà l’esito dei cambiamenti demografici causati legati alla popolazione multirazziale. Certo che questa evoluzione suscita delle opinioni contrastate, spesso legate a reazioni emotive. Gli ottimisti ritengono che la miscela delle razze creerà un’America priva di bigottismo e di pregiudizi. Gli scettici, d’altro canto, ritengono che un movimento multirazziale più autorevole non provocherà altro che una nuova stratificazione – un nuovo tassello nella balcanizzazione della società – finendo per determinare una diminuzione di influenza dei gruppi minoritari, in particolare degli afroamericani.