Natale? Senza Babbo Natale: con San Nicola, Krampus e i mostri del Nord

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Dicembre 2014 - 07:21 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – In principio, quando ancora il mondo parlava inglese e non beveva Coca-Cola, c’erano da una parte San Nicola (Santa Klaus) e dall’altra una schiera di “mostri”. I protagonisti del Natale non avevano il volto rassicurante del “Babbo” che ha monopolizzato l’iconografia della festa del 25 dicembre.

È stato il New York Times a lanciare la provocazione: finiamola con l’egemonia di Babbo Natale, apriamo alla diversità. Perché non è vero che “a Natale siamo tutti più buoni”.

Torniamo alla varietà di Santi, elfi, troll, befane e orchi che popolava le favole e i riti natalizi prima che la Coca Cola – è passato un secolo – non vestisse di bianco e rosso (i suoi colori) un vecchio barbuto portatore di doni, che in realtà era vestito di verde ed era il frutto di una serie di mutazioni dell’icona originale che era San Nicola da Myra (Turchia).

Quindi in un Natale senza Babbo Natale rimarrebbero l’antico San Nicola e i “mostri” della tradizione nordica. Che in Germania stanno riscoprendo. Come Krampus, creatura pelosa, cornuta e diabolica, che è tornato a terrorizzare ed ammonire i bambini della Baviera.

Era quello “cattivo”, ma lavorava in tandem con il “buono” San Nicola. Krampus arrivava il 6 dicembre e aveva il compito di 1) seminare il terrore 2) castigare i bambini per le marachelle che avevano fatto durante l’anno 3) scacciare gli spiriti malvagi dalla casa.

Anche noi avevamo ed abbiamo un mostro di Natale che univa in sé le caratteristiche di Krampus e quelle di San Nicola: la Befana, una strega, una vecchia sdentata che arriva a cavallo di una scopa per riempire le calze di regali e di carbone. Più il bimbo era stato “cattivo” e più carbone si ritrovava nella calza, a discapito dei regali.

Come Krampus, la Befana non è rassicurante e non si dimentica che a Natale possiamo essere (o sembrare) anche “più buoni” ma che durante l’anno siamo stati spesso “cattivi”. E allora ci serve un po’ di punizione e un po’ di “terrorismo” a fin di bene.