La neomamma torni al lavoro, il figlio non soffre: parola della Columbia University

Pubblicato il 3 Agosto 2010 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA

Mamma e lavoratrice: il binomio è ancora possibile e senza sensi di colpa. Pochi mesi dopo il parto una donna può tornare in ufficio e il bimbo non soffre. A rivelarlo è uno studio della Columbia University School of Social Work che, anzi, mette le neo mamme in guardia da chiudersi in un rapporto che potrebbe rivelarsi asfissiante sia per loro che per i neonati.

Entro un anno dal parto, dunque, è positivo che le donne si inseriscano di nuovo nel calderone di colleghi, impegni e scrivanie. Jane Waldfogel, docente della London School of Economics spiega:

“I rapporti familiari, il reddito familiare, la salute mentale della madre: tutto cambia quando la madre lavora e così quello che abbiamo fatto è stato quello di esaminare l’impatto globale, prendendo in considerazione  tutte queste cose”.

Se studi precedenti avevano messo in evidenza che i bambini soffrono il ritorno delle mamme al lavoro, specialmente nel primo anno di vita, ora questa ricerca ribalta la situazione.

Nel 2008, un dossier dell’Unicef consigliava alle madri di non lasciare i propri bambini per i primi 12 mesi di vita, mentre l’Università dell’Essex rimandava “l’abbandono” ai primi tre anni di vita del piccolo che altrimenti avrebbe risentito nell’apprendimento. Lo studio della Columbia invece, prendendo in esame un campione di 1000 bambini fino a sette anni in 10 aree geografiche diverse, gli studiosi hanno riscontrato che  se le mamme tornano a lavoro aumenta il loro benessere e di conseguenza il livello di assistenza dei bambini.

“E’ estremamente importante quanto i genitori siano sensibili alle esigenze del proprio figlio. Anche le donne che lavorano più di 30 ore settimanali, possono fare tanto sia per loro stesse che per i piccoli. Devono solo fare un respiro profondo sulla soglia di casa e lasciarsi alle spalle tutte le preoccupazioni per  dedicarsi completamente al bambino”, aggiunge Jane Waldfogel.