Non uccidete Babbo Natale: i bimbi scoprono tutto da soli tra i 5 e i 7 anni

di Daniela Lauria
Pubblicato il 25 Dicembre 2012 - 19:19 OLTRE 6 MESI FA
Non uccidete Babbo Natale! I bimbi scoprono tutto da soli tra i 5 e i 7 anni

ROMA – Un mito che non sbiadisce, una magia che non si consuma mai completamente e alla quale non ci dispiace far finta di credere anche da adulti: Babbo Natale è un evergreen, la superstar indiscussa della notte più attesa dell’anno. Per questo, avvisano gli esperti, non dovete ucciderlo! I bimbi scoprono tutto da soli tra i 5 e i 7 anni.  

Quanti di voi ogni anno si soffermano a pensare: quand’è giusto dire la verità ai propri figli? Quando squarciare il velo di maya (e non c’entra nulla l’apocalisse) e mostrare loro la noumenica verità: Babbo Natale non esiste! Il dilemma è duro a sciogliersi, ma secondo gli esperti non è necessario che siate voi i responsabili dell’amara scoperta.

E’ un trauma che più o meno dolcemente tutti abbiamo superato: vittime della “cattiveria” di un compagno di scuola più informato di noi o di un fratello maggiore un po’ birbante, alla fine abbiamo accettato l’amara realtà e abbiamo mandato nella soffitta della fantasia barba bianca, renne, slitta, elfi e tutta la fabbrica dei giocattoli.

Secondo gli esperti l’addio alla leggenda avviene spontaneamente tra i 5 e i 7 anni: è dunque inutile anticiparlo perché fino ad allora i più piccoli sono sostenuti dal pensiero magico. Soltanto verso i 9 anni, e l’avvertimento degli scienziati, può diventare un segnale di immaturità.

Il consiglio allora, spiega Massimo di Giannantonio, docente di psichiatria all’Università G. D’Annunzio dell’Università di Chieti, è “non bruciare le tappe e lasciare che il rito dei regali che si materializzano sotto l’albero si ripeta”.

Lasciate che i bimbi scrivano lettere accorate e lunghe liste dei desideri. Lasciate che le cassette della posta in Lapponia si ingolfino e quando sarà il momento, siate semplicemente onesti. Ai bimbi, si sa, torna presto il sorriso.

“Il dibattito sul momento più giusto e sull’opportunità di sfrattare Babbo Natale è aperto – spiega Di Giannantonio – Si può però dire con certezza che bisogna porsi il problema di rivelare la non esistenza di Babbo Natale quando il bambino ha raggiunto un’età in cui diventa difficile continuare a credere senza incorrere nello scherno o nelle critiche dei propri compagni di giochi. Il rischio è che dietro questa ostinazione nel difendere il mito di Babbo Natale ci sia la voglia di rimanere ancorati alla fantasia, rimandando il confronto con la realtà”.

L’età spartiacque, lo ribadisce, è quella dopo i 9 anni, quando Babbo Natale diventa sinonimo di “infantilizzazione, immaturità, educazione incompleta”. 

Babbo Natale, per gli psichiatri, è “un referente simbolico interessante e utile a rafforzare l’atmosfera emotiva del Natale per il bambino e la sua famiglia”. L’unica regola da seguire allora, come in tutte le cose che riguardano i nostri bimbi è di “evitate bruschi scontri con la realtà“. Insomma, non si mandano i sogni di un bimbo in frantumi specie se fino a quell’istante siamo stati noi stessi coautori di quella fantasia.

In altre parole tanto più il piccolo è attaccato alla figura di Babbo Natale, “tanto più il trauma di una brusca verità causerà contraccolpi a livello emozionale”. Il suggerimento è dunque di usare “prudenza e morbidezza”. Se, invece, nell’ambiente familiare si è sempre dato poco peso al mito di Santa Claus “il trauma sarà minore. È comunque importante – conclude l’esperto – che i bimbi realizzino da soli qual è la verità. Nell’attesa, meglio non creare situazioni conflittuali in cui un genitore offre una visione realistica e l’altro prolunga il sogno di un mondo abitato da elfi, renne e un caro vecchietto carico di regali”.