“L’omosessualità? Una peste” Parola del vicepresidente Cnr

Pubblicato il 6 Aprile 2011 - 16:31 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nei giorni scorsi aveva fatto discutere dicendo, a proposito della tragica sequela terremoto-tsunami-disastro nucleare che ha sconvolto il Giappone definendo le catastrofi “una voce terribile ma paterna della bontà di Dio”. Ora il vicepresidente del Cnr, Roberto De Mattei, torna a fare parlare di sé per un’altra affermazione, riportata da Repubblica: l’impero romano, sostiene lo studioso, sarebbe caduto per colpa degli omosessuali che infestavano Cartagine. La Provvidenza, infatti, si sarebbe servita dei barbari per “liberare” l’impero.

Anche questa tesi è stata enunciata da De Mattei attraverso i microfoni di Radio Maria. In particolare l0 scienziato ha riesumato la tesi di Salviano di Marsiglia, autore cristiano del V secolo, contenuta nella sua opera “De Gubernatione Dei”.

Lo scienziato, sottolinea Marco Pasqua su Repubblica, non solo non prende le distanze dell’autore, ma sostiene che la sua opera “mai perde la sua attualità”. “Cartagine, la capitale dell’Africa romana, contendeva ad Alessandria e ad Antiochia il primato della dissolutezza e godeva della reputazione di essere il paradiso degli omosessuali”, spiega De Mattei, che, oltre che seconda carica del Cnr è docente di Storia del Cristianesimo e della Chiesa all’Università Europea di Roma. “Salviano interpreta l’invasione dei barbari come un castigo per questa trasgressione morale”.

Cartagine, diceva questo autore del V secolo, era afflitta più che da “un vizio”, da una “peste, anche se i travestiti non erano moltissimi”. “Succedeva però che l’effeminatezza di alcuni pochi, contagiava la maggioranza. Si sa che per quanti pochi siano ad assumere atteggiamenti svergognati, sono molti a contagiarsi con le oscenità di quella minoranza. Un’unica prostituta, ad esempio, fa fornicare molti uomini. E lo stesso succede con l’abominevole presenza di pochi invertiti, che infettano un bel po’ di gente. E non saprei dire che sia più colpevole davanti a Dio, dal momento che sia gli invertiti che le loro vittime sono condannati alla medesima punizione. Gli uomini effeminati e gli omosessuali non avranno parte al Regno di Dio”.

“Salviano, aggiunge De Mattei, vuole dimostrare che il giudizio di Dio non si esercita solo alla fine del mondo, ma in ogni momento storico. I barbari che hanno invaso l’Occidente nel IV secolo sono uno strumento del giudizio di Dio. La Provvidenza, che trae il bene dal male, si serve di essi per purificare una società corrotta e decadente, quale era quella romana. Le parole di Salviano meritano di essere meditate, perché noi oggi viviamo in un’epoca in cui i peggiori vizi vengono alimentati dai mass media e addirittura vengono iscritti nelle leggi come diritti umani. Dio non si disinteressa di quanto accade nella storia. Ogni male deve avere il suo castigo”.

Lo scorso 21 ottobre, durante il primo congresso nazionale “Persona Sessualità Procreazione”, tenuto nella sede del Cnr, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, attacca la risoluzione del consiglio d’Europa del 31 marzo 2010, e una successiva “che propone una distinzione non più in due sessi, ma in cinque generi”.

Critica poi “i principi di Yogyakarta per l’applicazione delle leggi internazionali sui diritti umani in relazione all’orientamento sessuale e identità di genere”. Per De Mattei, “c’è chi vede in tali presupposti, il reale pericolo di trasformare la battaglia contro le discriminazioni, nell’imposizione di un inammissibile divieto di critica morale del comportamento sessuale”.

Di omosessualità, ricorda Repubblica, De Mattei ha parlato anche nel corso del convegno “Identità e futuro” che si è tenuto a Roma nell’aprile del 2008. In quell’occasione lo studioso, scrive sempre Marco Pasqua, lo studioso contestò la carta dei diritti fondamentali dell’Europa: “Nella costituzione europea c’è qualcosa di più del rinnegamento formale della propria identità attraverso l’espulsione del riferimento alle radici cristiane. La carta dei diritti fondamentali varata a Nizza il 7 dicembre del 2000 ha il suo cuore nell’articolo 21, che recita questo: ‘è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica e sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinione politiche di qualsiasi altra natura, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali’. Sottolineo questo ultimo punto: questo articolo attribuisce forza giuridica al cosiddetto principio di non discriminazione. Traduce in termini giuridici la teoria del gender, in cui si opera una distinzione tra sesso biologico e l’identità sessuale (chiamata gender)”.

“Si attribuisce alla differenza tra uomo e donna, continua De Mattei, non un significato naturale, ma un significato storico e culturale: la differenza tra uomo e donna sarebbe il frutto di una costruzione culturale. La sessualità diventa una tendenza, un orientamento, una scelta soggettiva: non si tratta di fantasia. Il femminismo ha preparato l’omosessualismo. Ma l’omosessualità è ancora un polarità forte. Il passaggio ulteriore è l’ermafroditismo, l’androginia: è una condizione umana, o già postumana, asessuata, analoga a quella dell’Unione europea, che, secondo le parole di Giuliano Amato, non è né maschio e né femmina. All’utopia si contrappone la natura, che ha la sua stabilità, le sue leggi, la sua verità, che discrimina il vero dal falso, il bene dal male. Il diritto in questa nuova Europa, il diritto postmoderno è creato da individui e gruppi che attribuiscono significato giuridico a quelli che sono sentimenti, pulsioni, istinti, bisogni puramente personali”.

E ancora sull’immigrazione e l’Islam: “Qualcuno potrebbe obiettare che l’immigrazione potrebbe compensare le mancate nascite. Ma non c’è da illudersi. La pacifica integrazione di decine di milioni di musulmani in una futura Europa multiculturale è un’utopia non diversa da quella da quella della globalizzazione. La prospettiva di un’Europa in cui, come è successo in Kosovo, gli immigrati musulmani rovesceranno i rapporti di forza demografica, senza peraltro rinunciare alla loro identità religiosa, è la prospettiva di un regime di libertà vigilata, di sottomissione all’Islam, senza la possibilità di poter difendere e diffondere il cristianesimo. L’Islam è indubbiamente una religione basata sulla violenza e sulla sopraffazione, esiste poco da discutere su questo. Difficilmente l’integrazione con gli islamici é possibile e ritengo questo evento davvero poco probabile e ipotetico”.