Chi erano i Re Magi? Non re ma saggi zoroastriani, il mistero di una leggenda di 2 mila anni

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Dicembre 2016 - 07:10 OLTRE 6 MESI FA
Chi erano i Re Magi? Non re ma saggi zoroastriani, il mistero di una leggenda di 2 mila anni

Chi erano i Re Magi? Non re ma saggi zoroastriani, il mistero di una leggenda di 2 mila anni

ROMA – Chi erano i Re Magi della tradizione del Natale? Nelle figurine del presepe appaiono con tratti esotici, veri principi del lontano Oriente. Ma esistettero davvero? Chi furono nella storia? Erano davvero tre? Molto di quello che noi sappiamo e immaginiamo dei Re Magi deriva dalla fantasia dei pittori rinascimentali, che li collocarono, ricchi di stoffe e gioielli, nelle migliaia di Natività che ricordano il Natale.

Nelle Sacre Scritture, li menziona solo il Nuovo Testamento, solo il Vangelo di Matteo (2, 1-12): ne parla come di Magi, non re e non dice quanti fossero. Erode ammazza bambini voleva trasformarli in spie ma un sogno li avvertì e Erode, non essendo in grado di trovare Gesù, fu costretto a ammazzare tutti i bambini, fu la strage degli innocenti. Racconta Matteo:

“Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”».

Lo riferirono al re Erode, che peraltro era mezzo arabo, il quale ne restò turbato: “Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta».

“Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

“Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.

Portarono, scrive Matteo, oro, incenso e mirra. Sono tre fra le cose più preziose del tempo. Sono anche agevolmente trasportabili nel rapporto peso-volume-valore. Sull‘oro c’è poco da dire anche oggi, il suo prezzo continua ad aumentare, giorno dopo giorno. L’incenso era fondamentale in quelle epoche di igiene molto incerta e di fogne inesistenti. Le carovane lo portavano a Roma, arricchendo i mercanti arabi, ebrei, fenici e romani lungo il percorso dal fondo della Penisola Araba. Ci prosperò una città, Ubar, in Oman, oggi ingoiata dal deserto. La mirra è la sostanza meno nota e oggi anche meno usata. All’epoca serviva per imbalsamare i morti.

Pensiamo, ha scritto Candida Moss sul Daily Beast, che i Magi siano diventati re in momenti successivi. Brent Landau, autore di “The revelation of Magi”, afferma che l’idea che siano stati tre re nasce dall’immaginazione dei primi cristiani.

“Il racconto di Matteo sui Magi non implica che questi misteriosi visitatori siano re; Matteo li considera come maghi/astrologi o sacerdoti zoroastriani. Ma i primi cristiani notarono dei passaggi, come il Salmo 72, vers. 10-11, su re provenienti da terre lontane che rendevano omaggio al re d’Israele e si chiesero se questa potesse essere una profezia sui Magi. Tertulliano, nel III sec., descrive i Magi “pressoché dei re” e, quasi duecento anni dopo, fu Sant’Agostino a chiamarli re.

La presenza di tre re è un’evidente aggiunta, facile da individuare, nel Nuovo Testamento ma ci sono altre interpretazioni, ugualmente sorprendenti, che sono state inserite nella nostra tradizione natalizia. La prima, è l’idea che Gesù sia nato in una stalla. Secondo il Vangelo di Luca, Giuseppe e Maria furono allontanati da una locanda poiché per loro non c’era posto.

Alcuni studiosi, tra cui Stephen Carlson, tuttavia hanno sostenuto che il termine di solito tradotto come “locanda” (kataluma) più probabilmente si riferisce a qualcosa come “solito posto”.  Secondo la storia, Maria e Giuseppe stavano andando a Betlemme, poiché la famiglia del padre putativo di Gesù era di lì. E’ evidente, di conseguenza, che Giuseppe  a Betlemme aveva una famiglia. Ma non abbastanza spazio, ha sostenuto Carlson, per ospitare quella che stava rapidamente crescendo.

Ciò significa che Maria e Giuseppe non rimasero nell’alloggio degli ospiti della casa di famiglia. Probabilmente, invece, Maria fu sistemata al piano terra della casa, forse vicino agli animali domestici, e Gesù in una mangiatoia che si trovava nella casa. Ma non nacque, come racconta successivamente la tradizione, in una stalla.

E, ancora più sorprendente, forse Gesù non è nato il 25 dicembre. Ci si potrebbe chiedere come mai siamo arrivati a celebrare la nascita di Gesù il 25 dicembre. La scelta della data di nascita è stata calcolata in modo che coincidesse e quindi soppiantasse sia la festa religiosa dei Saturnali che l’ingresso Sol Invictus, il vittorioso dio Sole. Sembra essere un’ipotesi convincente: nel 274  l’imperatore romano Aureliano aveva istituito una festa in onore della nascita di Sol Invictus, proprio il 25 dicembre.

Nella Chiesa Primitiva sono state espresse una serie di date, quali possibili candidate per la nascita di Gesù. Il noto filosofo cristiano Clemente di Alessandria ne era a conoscenza di almeno sette, nessuna delle quali era il 25 dicembre. “Nel IV secolo,” scrive McGowan, “troviamo riferimenti a due date ampiamente riconosciute e, adesso, anche celebrate, come compleanno di Gesù: il 25 dicembre durante l’Impero Romano d’Occidente e il 6 gennaio in Oriente (soprattutto in Egitto e in Asia Minore)”.

Perché queste date? La scelta è collegata a varie, antiche teorie sulla data della crocifissione. Due cristiani nordafricani, Tertulliano e Agostino, hanno sostenuto che la data della crocifissione e la concezione di Gesù cadessero nello stesso giorno, il 25 marzo. Ed è a causa della concezione, scrive Agostino sul “De Trinitate” che “è nato, secondo la tradizione, il 25 dicembre”.

Ciò spiega la data del Natale tra i cristiani occidentali che parlavano latino, ma la stessa ipotesi è stata avanzata dai cristiani orientali di lingua greca.  La differenza fondamentale è che nel loro calendario la crocifissione ha avuto luogo il 6 aprile: ciò significa che la crocifissione/concepimento di Gesù ha avuto luogo nove mesi prima di quella che gli occidentali chiamano la festa dell’Epifania. La Chiesa armena, a tutt’oggi, celebra il Natale il 6 gennaio.

Se la scelta del 25 dicembre da un punto di vista teologico è motivata, è sicuro che l’anno di nascita di Gesù si basi su fatti storici? Dopo tutto, il mondo intero conta gli anni a partire dalla sua nascita. Ma, anche questo, è molto difficile da provare. Sia Matteo che Luca concordano sul fatto che la nascita di Gesù ha avuto luogo nell’epoca di Erode il Grande ma ciò presenta un problema.

E’ noto e provato, attraverso altri elementi, che Erode il Grande morì nel 4 a.C. Se Gesù è nato durante il regno di Erode, allora deve essere nato almeno quattro anni prima dell’era cristiana. Per questo siamo in grado di aggiungere alcune prove un po’ contraddittorie dal Vangelo di Luca.

Luca scrive che Gesù, quando iniziò a predicare, era sulla trentina, durante il 15° anno di regno dell’imperatore Tiberio. Se Luca è stato corretto, a questo punto Gesù sarebbe nato nell’1 a.C. La difficoltà in questo contesto, è che “una trentina d’anni” può significare molte cose: da un pimpante 31enne a un uomo di 39 anni, ormai prossimo ai 40. Forse Luca ha sbagliato i calcoli, o forse il riferimento linguistico a “trenta” è più ampio di quello che abbiamo attribuito. In entrambi i casi, la maggioranza degli studiosi ritiene che la nascita di Gesù, possa aver avuto luogo tra il 6 e il 4 a.C.