Recessione/ Conseguenze psicologiche gravi non solo su chi perde il lavoro, ma anche sul consorte

Pubblicato il 9 Luglio 2009 - 11:59 OLTRE 6 MESI FA

La recessione abbatte le famiglie felici. E non solo perché influisce sulla consistenza dei portafogli, ma anche perché ha conseguenze sullo stato d’animo di marito e moglie.

Negli Stati Uniti, ad esempio, si sta verificando un curioso fenomeno, immortalato da Alan Pickman in una “Guida al ricollocamento”, che si adatta perfettamente alla difficile situazione economica mondiale. Psicologo esperto in questioni legate al mondo del lavoro, Pickman mette in risalto un elemento particolare, tutto americano. Dei complessivi cinque milioni e mezzo di lavoratori che sono stati licenziati da quando è iniziata la crisi, il 75 per cento è composto da uomini. Dunque, sono più i lavori maschili ad essere colpiti dal momento di difficoltà. E questo si riflette anche sulle mogli che mantengono il lavoro, ma che sono persone a serio rischio di depressione per le difficoltà che incontrano nell’accettare un nuovo equilibrio familiare. Il libro di Pickman vorrebbe appunto essere un insieme di consigli su come evitare quegli stati di panico e angoscia legati alla perdita del lavoro del consorte. «Le emozioni negative che vivono molte donne sono due: una sensazione di disarmante impotenza e una totale incertezza verso il futuro». La preoccupazione di vedere il proprio marito senza occupazione mista alla paura di come il nucleo familiare potrà sopravvivere con un reddito da lavoro in meno rischiano di portare le lavoratrici in difficoltà a un punto critico.

E Pickman fa anche una serie di esempi concreti che il Time riprende. C’è ad esempio la storia di Sarah Janosek, un’infermiera di 47 anni, che apprende al telefono, mentre è al lavoro, che suo marito, un preparatissimo ingegnere informatico, è stato licenziato dalla sua azienda. La Janosek racconta come si sente: «Ho subito avuto la sensazione di perdere tutto, non sono mai stata abituata a dover mantenere mio marito. – racconta – E poi ammetto che c’è anche un po’ di rabbia nel vedere come noi donne combattiamo molto di più, mentre i nostri uomini non prendono in considerazione l’idea di riciclarsi in altre competenze, soprattutto in periodi drammatici come questo».