Saviano: “Milano? La più grande città del Sud”. La Lega: “Va a ciapà i ratt’…”

Pubblicato il 10 Dicembre 2009 - 16:40 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Saviano a Brera va a ruota libera. In occasione della consegna del titolo di Socio onorario dell’Accademia di Brera e del diploma di secondo livello in Comunicazione e didattica dell’arte (pari pari a una laurea honoris causa, ndr.) l’autore di Gomorra non risparmia una frase poco di rito e molto provocatoria: «Dedico questi riconoscimenti ai meridionali di Milano, che sono poi i veri milanesi», perché Milano è «la più grande città del sud d’Italia».

La risposta della Lega non tarda ad arrivare: «Ma va a ciapà i ratt!», è il milanesissimo commento del viceministro della Lega Nord, Roberto Castelli alle parole dello scrittore: «Poveri milanesi. A furia di chinare il groppone per lavorare, lavorare e lavorare senza pensare ad altro, adesso devono sorbirsi le lezioni e le paternali dell’universo mondo». Il viceministro non ha dubbi: «L’ultimo maestrino arrivato, di cui sentivamo tanto il bisogno, meriterebbe una risposta più secca: siamo a Natale e l’ineludibile bonomia lombarda mi fa soltanto esprimere un invito: ‘ma va a ciapà i ratt’».

A parte gli sfottò, Saviano era in giornata positiva e parla di tutto: risponde alle dichiarazioni di Berlusconi a Bonn: «Sono quasi certo che gli italiani non permetteranno il cambiamento della Costituzione». Sottolinea l’importanza del ruolo dei pentiti, rispondendo a una domanda sul processo che vede coinvolto a Milano il senatore Marcello Dell’Utri, chiamato in causa dalle dichiarazioni del pentito Spatuzza.

«Una cosa importante – ha detto Saviano – è ricordare che i pentiti non fanno accuse, ma sono fondamentali perchè dalle loro dichiarazioni si può arrivare alla verità». E commentando la bocciatura arrivata mercoledì dal Csm sul ddl per il processo breve – contro il quale si era schierato promuovendo una raccolta di 500mila firme – ha detto: «È stata una risposta democratica, che difende la Costituzione. Le firme raccolte in questi giorni dimostrano poi che non si trattava di una minoranza rumorosa o fastidiosa ma, anzi, ha rappresentato una risposta democratica che dice che non si possono prendere da soli certe decisioni».

L’Accademia ha assegnato il riconoscimento a Saviano «in considerazione del grandissimo contributo da lui portato alla valorizzazione della cultura, nella sua unicità e nelle sue articolazioni» e «per la sua appassionata ricerca e la sua rara capacità di denuncia». Saviano ha detto alla sala gremita che «quando si scrive si subiscono le conseguenze di quello che si scrive e c’è sempre la sensazione di essere soli», ma poi nel corso della premiazione ha anche aggiunto «quando succede un’occasione come questa si percepisce di non essere soli».