Scuola, sui voti ai bambini l’Europa si spacca: la Francia li critica, Gelmini li promuove

Pubblicato il 22 Novembre 2010 - 13:07 OLTRE 6 MESI FA

I voti fanno bene ai bambini: è la tesi del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. “Aiutano a crescere ed è giusto che un alunno capisca in modo chiaro se ha lavorato bene o no”, sostiene la ministra.

E che ci creda davvero l’ha dimostrato con il decreto del 2008 alle scuole elementari e medie che ripristina la valutazione dell’apprendimento degli alunni con i numeri dall’1 al 10,  secondo una prassi che era stata abolita nel 1977.

All’epoca l’abolizione era dettata dalla volontà di attenuare l’atteggiamento selettivo e esaltare quello egualitario. Oggi il decreto Gelmini dice di puntare in questo modo alla “meritocrazia”.

Ma mentre da noi si torna alla severità antica, oltralpe venti intellettuali francesi, tra cui lo scrittore Daniel Pennac, hanno firmato una lettera aperta per l’abolizione dei voti nei primi anni di insegnamento.

“I voti bassi sono demotivanti, vissuti come una sanzione e sono controproducenti ai fini di un possibile miglioramento. L’ossessione della graduatoria rinchiude progressivamente gli allievi nella spirale del fallimento, mentre la fiducia in sé è indispensabile al successo scolastico”, si legge nell’appello.

Ma Gelmini non la pensa affatto così. “Ho visto l’appello che arriva dalla Francia. Ma la mia è una delle riforme di cui vado più orgogliosa, non ho alcun ripensamento. Anzi”, ha fatto sapere al Corriere della Sera

“Proprio nei primi anni di scuola, quelli cruciali per la sua crescita, un bambino deve capire in modo chiaro se il lavoro che ha fatto va bene oppure no. Altrimenti che messaggio pedagogico gli diamo, che va sempre tutto bene?”.

“È chiaro che bisogna evitare traumi ai più piccoli e quindi, specie nei primissimi anni, ci può essere una certa elasticità nella valutazione. Ma questa tolleranza, non va confusa con l’assenza di giudizio”.

Contraria al parere della ministra Silvia Vegetti Finzi, tra le psicologhe dell’età evolutiva più riconosciute in Italia e all’estero, che  sottoscrive il Manifesto degli intellettuali francesi appena lanciato dal settimanale

“I numeri sono chiari e inequivocabili, gli studenti dovranno assumersi le loro responsabilità”, sostiene Vegetti Finzi. “La scuola italiana è troppo legata alla valutazione, con il rischio di fare finire i bambini schiacciati dal conformismo. Troppo spesso viene considerato bravo chi risponde ad aspettative predefinite espresse in un voto, a discapito dell’intelligenza creativa”.

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