Superstizione. Sotto la scala, ombrello in casa, gatto nero… Ecco perché sfortuna

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Ottobre 2018 - 14:17 OLTRE 6 MESI FA
Superstizione origini

Superstizione. Sotto la scala, ombrello in casa, gatto nero… Ecco perché sfortuna

ROMA – “Attento! Porta male…”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase? Innumerevoli. Ma da dove derivano le superstizioni alle quali crediamo? Molte hanno origini antiche e, nonostante il tempo che passa, persistono nella cultura e nella società odierna. 

Sopra la scala si campa, sotto la scala si crepa! Avete scale in casa e vi è capitato di passarci per sbaglio? Nessun problema, ripassateci e l’effetto sfortuna svanirà. Questa superstizione risale alla civiltà egizia e babilonese, secondo queste culture, così come di seguito accadde con l’epoca cristiana, la scala appoggiata alla parete disegnava un triangolo, visto come simbolo sacro. Durante il Medioevo, invece, le scale erano simbolo di pericolo, in quanto i soldati che le sorreggevano durante l’assalto ai castelli, venivano uccisi da liquidi bollenti ed, inoltre, erano strumenti utilizzati per far salire al patibolo i condannati a morte.

Attenti a cosa poggiate sul letto. Al letto sono legate varie superstizioni molto antiche. Porre il cappello sul letto implicherebbe un presagio di morte in famiglia, in quanto, accessorio che veniva appoggiato sul letto durante l’estrema unzione, così come le scarpe che verrebbero a contatto con il letto solo in punto di morte.

Sfortuna al sapor di sale. Anche questa superstizione è legata all’economia. Infatti, nell’antichità il sale era un elemento pregiato, metodo di retribuzione per i romani dal quale deriva anche la parola “salario” ed usato per mettere in risalto una vittoria. Rovesciare del sale per terra, quindi, era decisamente una perdita economica. Attualmente, è abitudine diffusa mettere dei contenitori di sale agli angoli delle stanze per proteggerla da energie negative.

Oddio, è caduto l’olio! Sinonimo di cattivo augurio. Oltre ad essere legato ad un problema economico, in passato le case possedevano pavimenti in legno grezzo e versarvi dell’olio, significava averci una macchia perenne a causa della facilità d’assorbimento del legno. Ad ogni modo, a tutto c’è un rimedio e, per ovviare al cattiva sorte, sarebbe opportuno gettarsi alle spalle tre manciate di sale.

Il gatto nero che attraversa la strada. Quante volte siete rimasti paralizzati davanti a un gatto nero che vi ha attraversato la strada? Ci auguriamo nessuna, ma purtroppo ci sono tante persone che associano il gatto nero alla sventura. Il perché va ricercato nelle superstizioni che sono nate a partire dal Medioevo, è proprio da lì, che è partita questa sciocca diceria. All’epoca ci si spostava con le carrozze e poteva capitare che nelle strade buie, i cavalli venissero spaventati dagli occhi dei gatti neri o da un loro improvviso attraversamento.

L’ombrello solo fuori. E se dopo una giornata di pioggia, tornando a casa ci fosse bisogno di far asciugare l’ombrello? No, in casa impossibile aprirlo! Anche questa superstizione ha origini antichissime. Per i pagani gli ombrelli erano oggetti di alto valore economico ed aprirli in casa era una mancanza di rispetto nei confronti del dio sole. Durante il Medioevo, questo oggetto veniva utilizzato esclusivamente durante l’estrema unzione, aperto sulla testa del malato o, nelle case più povere per chiudere brecce nel tetto ed evitare che piovesse in casa. Nell’800, invece, gli ombrelli erano tutti dotati di punta metallica ed era pericoloso aprirli in casa.

“Noooo! si è rotto lo specchio, mi aspettano 7 anni di sfortuna!”. Non preoccuparti, non tutto è perso, i nostri avi hanno pensato a dei rimedi. Uno dei più antichi consiste nel raccogliere tutti i pezzi e gettarli in un fiume o in una bacinella, con lo scopo di “ripulire l’anima”. La soluzione alternativa sarebbe la raccolta dei pezzi rotti in un barattolo di vetro, riponendo il tutto in un posto soleggiato, così da poter proteggere l’anima dalle influenze negative. L’origine del significato dello specchio legato all’anima ha risale alle civiltà orientali, mentre nella nostra cultura, lo specchio era un oggetto molto prezioso e romperlo era una vera e propria perdita economica.

La nuova casa: entro povero, me ne vado ricco! Già dalla sua costruzione, sarebbe d’uopo fronteggiare la cattiva sorte mettendovi una moneta nelle fondamenta, affinché porti felicità a chi vi abiterà. Ma, non finisce qui…“entro povero, me ne vado ricco” è la frase che, secondo la tradizione, ogni inquilino dovrebbe pronunciare entrando con il piede sinistro nella sua nuova casa. Inoltre è consigliato che una persona estranea porti una bottiglia di olio, una di vino, del sale e pane al fine di augurare buona fortuna.

Tra presagi e buona fortuna. Le posate a tavola non devono mai essere incrociate poiché ricordano la crocifissione, mentre la caduta di un coltello indicherebbe la visita di un uomo o donna in caso si tratti di una forchetta. Se, invece, a cadere sono le forbici, il presagio è negativo. Le forbici, infatti, rappresentano le forze superiori che decidono il destino dell’uomo. Di fatto se si conficcano di punta, annunciano morte imminente, in caso contrario è sufficiente passarci sopra, calpestandole. Appenderle al muro di casa, invece, sarebbe di buon auspicio, così come appendere un ferro di cavallo con le punte rivolte verso l’alto.

La disgrazia a tavola. Ad ognuno di noi, almeno una volta nella vita, è capitato di riunirsi per una cena e ritrovarsi “disgraziatamente” in 13 a tavola. Gli inglesi, per far fronte a questa sciagura, usano mettere a tavola un gatto di porcellana. In Italia ci si limita ad apparecchiare per 14 e servire una persona in più. Ma, l’origine di questa superstizione risale all’epoca precristiana, precisamente si fa riferimento al mito nordico di Norse, secondo il quale durante la cena degli dei, s’intromise il dio della distruzione, uccidendo il dio protettore degli uomini. Successivamente, si è fatto riferimento alla tradizione cristiana dell’ultima cena, in cui il tredicesimo era Giuda. Per questo motivo essere 13 a tavola nelle società moderne è presagio di morte entro l’anno di uno degli ospiti.