Usa: le provincie più agiate e popolose vogliono l’autonomia dallo Stato cui appartengono

Pubblicato il 18 Aprile 2010 - 13:49| Aggiornato il 19 Aprile 2010 OLTRE 6 MESI FA

Long Island è la spiaggia dei newyorchesi e il rifugio dei loro ricchi. Ma l’anno scorso ha votato per costituirsi in stato indipendente e staccarsi dallo stato di New York. Questioni di tasse naturalmente. E voto quasi inutile, perché in base alla costituzione americana occorre l’avallo del parlamento statale, che è mancato. Ma secondo il Wall Street Journal, Long Island ritornerà presto alla carica.

In molte parti dell’America, spiega il giornale, le province più agiate e più popolose reclamano l’indipendenza dallo stato a cui appartengono, quasi sempre per ragioni finanziarie. Il Wall Street Journal cita la California e la Florida del Sud, il West Kansas, la riserva pellerossa dei Navajos e altri. E pubblica una mappa del paese con una quindicina di nuovi stati, gli «Altered States», gli Stati alterati, non più gli Stati uniti. Potrebbero essere gli albori di una Lega come la nostra, anzi di varie Leghe americane.

Ma non sarebbe una novità: in America, i movimenti autonomisti si susseguono da due secoli. Ottennero il massimo successo nel 1819, quando lo stato del Massachusetts approvò l’indipendenza delle sue regioni settentrionali, dando nascita allo stato del Maine. E subirono invece la massima sconfitta nel 1860, quando la California si divise in due, ma il Congresso a Washington, sull’orlo della guerra civile, rifiutò di ratificarne la decisione. In un caso, quello dello stato di Franklin, che nel 1785 si staccò dalla Carolina del nord, l’indipendenza durò pochissime stagioni: il Franklin non riscosse tasse dai cittadini e andò in pezzi. Attualmente, a differenza dell’Italia, sono i leghisti del sud a volere l’autonomia in California, Florida ecc.

Come se la caverebbe il piccolo lo stato di Long Island? Bene, secondo il Wall Street Journal: avrebbe tre milioni di abitanti, sarebbe al trentesimo posto su cinquanta come prodotto interno lordo, attirerebbe più turismo, ridurrebbe la propria dipendenza dalla città di New York, la Grande mela, i suoi abitanti pagherebbero meno tasse.

Diverrebbe il fratello maggiore del minuscolo ma prospero stato di Rhode Island, un poco più a nord. Seguendo il suo esempio, le province costiere dello stato del Maryland, alle porte di Washington, sognano di formare lo stato di Chesapeake, attorno alla grande baia. Sognano di assurgere a stato addirittura due città, Boston e Washington. In questi movimenti si nascondono i prodromi di future secessioni dagli Stati uniti?

Impossibile, risponde il giornale, le vieta la Costituzione. Ma ciò non impedisce ai singoli stati di provarci di tanto in tanto, del tutto inutilmente. Nel 1933, ci provò il Nord Dakota, l’anno scorso minacciò di provarci il Texas, la settimana scorsa il Minnesota. Tutte cose che lasciano il tempo che trovano.