Utero in affitto: è giusto partorire figli per un’altra coppia?

di Edoardo Greco
Pubblicato il 7 Dicembre 2015 - 11:27 OLTRE 6 MESI FA
Utero in affitto: è giusto partorire figli per altra coppia?

Utero in affitto: è giusto partorire figli per altra coppia? (Foto LaPresse)

ROMA – I critici lo chiamano “Utero in affitto”, per il linguaggio medico-giuridico è la “maternità surrogata”: si tratta di una donna che, dietro pagamento, accetta di restare incinta e partorire un figlio per un’altra coppia, con ovuli e sperma di questa coppia. È una pratica sempre più diffusa che porta molte coppie, eterosessuali e omosessuali, soprattutto nell’Est Europa a caccia di una donna disponibile a portare avanti una gravidanza di nove mesi e un più o meno doloroso parto per conto terzi.

È giusto o non è giusto? Il dibattito sull’utero in affitto/maternità surrogata si sta accendendo in Italia dove è in discussione una legge sui diritti delle coppie di fatto, che in pratica è un’estensione dei diritti alle coppie gay/lesbiche. Il punto della legge in cui si parla di figli è il più controverso. Si parla della possibilità per il partner di adottare il figlio dell’altro, avuto da una precedente relazione. Esempio: Mario ha avuto un figlio con sua moglie Chiara. Poi va a convivere con Luca. Luca potrà adottare il figlio di Mario, così come succede per i divorziati.

Ma il punto che vede associazioni delle mamme e femministe (vedi l’appello del movimento “Se non ora quando”) contrapposte alle associazioni di gay e lesbiche è la “maternità surrogata”. Le mamme dicono: “Non si può affittare una donna all’estero per farla restare incinta”. Scrive Luisa Muraro sulla Ventisettesima Ora, il blog del Corriere della Sera:

Non esiste il diritto ad avere figli a tutti i costi. Chi lo cerca con l’utero in affitto entra in un mercato in cui la donna è messa sotto contratto con clausole varie dettate dal compratore. […] Viviamo in una situazione in cui il mercato ammette che si possa trasformare nove mesi della vita di una donna in merce. La cultura neo liberista si impadronisce delle conquiste femminili facendo passare il profitto per libertà di scelta. […] L’utero in affitto non è un diritto e non è libertà. È come dire che la prostituzione è sempre una libera scelta. È menzogna. Chi si sente libera lo fa e non chiede diritti, legalizzare la prostituzione serve solo a dare garanzie agli sfruttatori”.

Critiche alle quali risponde, sempre sulla Ventisettesima Ora, lo scrittore Emanuele Trevi, che spiega come la “surrogacy” sia un “contratto libero”, per cui chiederne il bando ci farebbe “ripiombare nell’illegalità”:

Mi auguro che sia solo una parte minoritaria del vasto mondo femminista quella che si riconosce nel recente appello italiano contro la pratica della maternità surrogata, più conosciuta con la formula, decisamente spregiativa, di «utero in affitto». […] Quanto agli altri argomenti usati per far cessare quello che si ritiene una specie di crimine contro l’umanità, stupiscono per la loro povertà concettuale. Cent’anni di pensiero femminista hanno partorito una concezione della maternità così mistica e nello stesso tempo così angusta? Non sarebbe bastato alle autrici del manifesto, per allargare le loro idee, conoscere qualche bambino allevato con amore da coppie che si sono fatte aiutare a farlo venire al mondo?