Antonio Conte polemica pagato al 60% da sponsor Puma: “Chi decide su Balotelli?”

Pubblicato il 15 Agosto 2014 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Conte polemica pagato al 60% da sponsor Puma: "Chi decide su Balotelli?"

Mario Balotelli: Puma è anche il suo sponsor

MILANO – È proprio giusto ad Antonio Conteneo ct della Nazionale di calcio, lo stipendio, 4,1 milioni di euro premi esclusi, lo paghi per il 60% uno sponsor, Puma, che è anche sponsor di calciatori e tornei?

Le reazioni sono state acute, aspre. Non solo per la cifra in sé, che supera ogni limite e mette in imbarazzo lo stesso Matteo Renzi propugnatore di una sciocca demagogia da descamisados sulle retribuzioni dei top manager
Pur nel conformismo regnante nel mondo del calcio, molte voci di dissenso si sono alzate e molti giornalisti hanno fatto notare la contraddizione del caso, un vero e proprio conflitto di interessi che farebbe saltare sulla sedia chiunque in Paesi meno moralmente anestetizzati dell’Italia.
L’esordio di Carlo Tavecchio a capo del calcio italiano non appare illuminato da un comportamento splendido, anche se i tifosi e i calciatori hanno reagito con entusiasmo. Una cosa è la scelta del nuovo ct della Nazionale di calcio: nessuno può contestare Antonio Conte. Altra cosa è invece chi lo paga: questo non è buono.
In un sistema come quello del calcio italiano scosso periodicamente da scandali sempre alla fine coperti per l’amore di patria, da un sospetto di collusione con la malavita delle scommesse che ha sfiorato nomi illustri e dà i brividi se si mettono i fila su un tavolo i ritagli dei giornali ad ogni periodica calciopoli, la scelta di far pagare lo stipendio chiesto dall’allenatore a un terzo, che è in palese, ancorché per ora potenziale,  conflitto di interessi con quelli nazionali e della Nazionale non può che dare il mal di stomaco.
Ancora alcuni si chiedono il perché di certe scelte di calciatori da parte di Cesare Prandelli durante l’ultimo mondiale (Balotelli, Cassano ad esempio…), che non aveva legami apparenti o ufficiali con nessuno; in futuro le scelte di Antonio Conte non solo saranno ma anche dovranno essere esaminate in controluce e giustificate in modo chiaro e trasparente.
Non  solo, come ha scritto Marco Ansaldo sulla Stampa, perché l’Italia è il Paese
“dove il «pensar male» sta dietro ogni angolo”
ma anche perché ha da essere proprio così. Pensiamo un attimo che lo stipendio di un funzionario pubblico, cosa che in parte Antonio Conte è, sia integrato per più della metà da un soggetto esterno: verrebbe giù il cielo.
Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport, scrive parole allarmate e allarmanti:
“È stato lo sponsor, con i suoi milioni e la sua ultima parola, a garantire l’operazione Antonio Conte. Che riceverà più soldi dalla Puma che dalla Figc. A rigor di cifre, risulta più dipendente dall’azienda che dall’istituzione e avrà tra i convocabili giocatori sponsorizzati da quell’azienda (Balotelli, per esempio), circostanza che istigherà il popolare giochino dei sospetti: più difficile lasciarli fuori? Si dirà: succede anche nei club. Appunto. La Nazionale non è un club. Una svolta epocale che merita riflessioni responsabili. […E] lasciamo stare il modello tedesco. Jogi Löw guadagna 2,7 milioni. In Germania i soldi li investono per far crescere bene i futuri campioni del mondo”.
Maurizio Crosetti su Repubblica non ha remore a inquadrare la scelta Conte, o meglio il modo di pagarlo, nei rischi che ne derivano:
“L’inedito accordo che lega Antonio Conte alla Federcalcio di Tavecchio presenta non poche ombre.
“Non si era mai visto uno sponsor privato stipendiare un allenatore pubblico, cioè un dipendente federale, dopo una specie di colletta di mercato.
“Come si regolerà, Conte, con gli atleti sotto contratto con lo stesso sponsor che stipendia lui? Anche i giocatori, come gli euro, sono tutti uguali o qualcuno è più uguale degli altri? E chi avrà la prima e l’ultima parola quando si tratterà di rinnovare il contratto, separarsi o – dio non voglia – esonerare? Sarà l’uomo delle banane a decidere, oppure l’amministratore delegato della Puma?
“Le aziende sponsor vogliono già fare le padrone anche troppo così, senza avere direttamente a libro paga un allenatore. Comandano comunque
loro. Peccato che le federazioni sportive appartengano in parte a tutti noi che paghiamo le tasse, senza purtroppo il contributo dello sponsor”.
E poi, elabora ulteriormente Maurizio Crosetti,
“se un bel giorno, per ipotesi, Capello o Ancelotti dessero la loro disponibilità azzurra, li si ingaggerà chiedendo un prestito alla Banca d’Italia? Venderemo lo stadio Olimpico a un grissinificio tedesco o a un emiro? Ma, soprattutto, dove finiscono in questa storia i confini tra pubblico e privato?”
Maurizio Crosetti non è così in ginocchio come la gran parte die suoi colleghi nemmeno sulla scelta in sè di Antonio Conte:
“Bravissimo, ma debuttante assoluto con una nazionale, e non è proprio la stessa cosa rispetto alla Juve, concorrenza compresa. Speriamo che l’ex bianconero, finora non proprio un drago nelle trasferte all’estero con il suo vecchio club, se la cavi un po’ meglio in nazionale che contro il Galatasaray e il Benfica. Le pressioni, invece, saranno più o meno le stesse, e qui Conte non potrà cavarsela tacendo per mesi, snobbando la stampa e immaginando fantasmi ovunque. Per durare in azzurro serve un grande equilibrio psichico”.