Antonio Conte polemica pagato al 60% da sponsor Puma: “Chi decide su Balotelli?”
MILANO – È proprio giusto ad Antonio Conte, neo ct della Nazionale di calcio, lo stipendio, 4,1 milioni di euro premi esclusi, lo paghi per il 60% uno sponsor, Puma, che è anche sponsor di calciatori e tornei?
“È stato lo sponsor, con i suoi milioni e la sua ultima parola, a garantire l’operazione Antonio Conte. Che riceverà più soldi dalla Puma che dalla Figc. A rigor di cifre, risulta più dipendente dall’azienda che dall’istituzione e avrà tra i convocabili giocatori sponsorizzati da quell’azienda (Balotelli, per esempio), circostanza che istigherà il popolare giochino dei sospetti: più difficile lasciarli fuori? Si dirà: succede anche nei club. Appunto. La Nazionale non è un club. Una svolta epocale che merita riflessioni responsabili. […E] lasciamo stare il modello tedesco. Jogi Löw guadagna 2,7 milioni. In Germania i soldi li investono per far crescere bene i futuri campioni del mondo”.
Maurizio Crosetti su Repubblica non ha remore a inquadrare la scelta Conte, o meglio il modo di pagarlo, nei rischi che ne derivano:
“L’inedito accordo che lega Antonio Conte alla Federcalcio di Tavecchio presenta non poche ombre.“Non si era mai visto uno sponsor privato stipendiare un allenatore pubblico, cioè un dipendente federale, dopo una specie di colletta di mercato.“Come si regolerà, Conte, con gli atleti sotto contratto con lo stesso sponsor che stipendia lui? Anche i giocatori, come gli euro, sono tutti uguali o qualcuno è più uguale degli altri? E chi avrà la prima e l’ultima parola quando si tratterà di rinnovare il contratto, separarsi o – dio non voglia – esonerare? Sarà l’uomo delle banane a decidere, oppure l’amministratore delegato della Puma?
“Le aziende sponsor vogliono già fare le padrone anche troppo così, senza avere direttamente a libro paga un allenatore. Comandano comunqueloro. Peccato che le federazioni sportive appartengano in parte a tutti noi che paghiamo le tasse, senza purtroppo il contributo dello sponsor”.
E poi, elabora ulteriormente Maurizio Crosetti,
“se un bel giorno, per ipotesi, Capello o Ancelotti dessero la loro disponibilità azzurra, li si ingaggerà chiedendo un prestito alla Banca d’Italia? Venderemo lo stadio Olimpico a un grissinificio tedesco o a un emiro? Ma, soprattutto, dove finiscono in questa storia i confini tra pubblico e privato?”
Maurizio Crosetti non è così in ginocchio come la gran parte die suoi colleghi nemmeno sulla scelta in sè di Antonio Conte:
“Bravissimo, ma debuttante assoluto con una nazionale, e non è proprio la stessa cosa rispetto alla Juve, concorrenza compresa. Speriamo che l’ex bianconero, finora non proprio un drago nelle trasferte all’estero con il suo vecchio club, se la cavi un po’ meglio in nazionale che contro il Galatasaray e il Benfica. Le pressioni, invece, saranno più o meno le stesse, e qui Conte non potrà cavarsela tacendo per mesi, snobbando la stampa e immaginando fantasmi ovunque. Per durare in azzurro serve un grande equilibrio psichico”.