Balotelli si presenta al Manchester City: “Non sono un cattivo ragazzo”

Pubblicato il 18 Agosto 2010 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA

”I’m not a bad boy”, Mario Balotelli non si riconosce nell’immagine del cattivo ragazzo né in quella del giovane talento costretto ad emigrare all’estero: il Manchester City è stata una sua scelta quando per lui la vita in Italia era diventata troppo ingombrante.

”Dopo Inter-Barcellona ho capito che era arrivato il momento di cambiare – ha spiegato Balotelli nella sua prima conferenza stampa a Carrington, quartier generale del City, a cinque giorni dal suo sbarco in Inghilterra -. C’era troppa attenzione su di me. Era sempre più difficile vivere a Milano così ho chiesto di andare via. Con quasi tutti i compagni il rapporto è stato buono fino alla fine, i principali problemi arrivavano dall’esterno”. Sicuro di sè, tranquillo, disponibile ma con riserva, SuperMario regala anche qualche timido sorriso. L’inglese lo conosce ma preferisce esprimersi in italiano: una precauzione per evitare gli sgambetti della stampa inglese che insiste sulla sua ”cattiva fama”.

”Non sono un cattivo ragazzo, sono particolare, ne’ cattivo ne’ troppo buono. Non mi interessa da dove viene questa reputazione, comunque e’ arrivato il momento di maturare. Di errori se ne fanno nella vita ma io non sono ancora vecchio”. Nell’angusta sala stampa si presenta con la maglia del Manchester City, e due catenine al collo: una con crocifisso, la seconda con la medaglietta regalo dei suoi genitori. L’incisione è una promessa: professionalità, impegno, umiltà. ”Mi dispiace lasciare l’Italia ma solo per la mia famiglia e i miei amici, ho scelto io di venire qui. Diverse squadre mi volevano, in Italia e all’estero, ma ho scelto il City perché c’è (Roberto) Mancini. È stato fondamentale per la mia scelta. Senza di lui non sarei qui, mi ha lanciato e dato fiducio. Ora tocca a me ricambiare”.

Evitando con cura ogni polemica, senza replicare a Josè Mourinho che lo ha definito ”ingestibile”: ”Non è il mio allenatore e non parlo di lui”. Mourinho è ormai lontano così come la Serie A, ma senza rimpianti particolari. ”Non sono stato costretto ad andare via, è stata una mia scelta. Anche se è vero che in Italia per i giovani è più difficile trovare spazio nelle squadre di prima fascia. Ma penso che mi troverò  bene in Premier League perché per un attaccante è più facile, in Italia c’è più tattica. Piuttosto sarà più difficile abituarsi al tempo”.

Fino all’ultimo Massimo Moratti ha cercato di trattenerlo, ma poi alla fine ha ceduto alle insistenze del giocatore che ha firmato un contratto di cinque anni con il City (ingaggio 3,5 milioni di euro a stagione): ”Non mi sento in colpa con Moratti,è stato un gran presidente e ho sempre avuto con lui un rapporto buonissimo. Mi piacerebbe offrirgli una cena se lo incontrassi”. Al suo fianco Mancini gongola, le risposte di Mario gli strappano più di un sorriso. Lo coccola e lo protegge. ”Mario è uno dei migliori giovani al mondo con ancora ampi margini di miglioramento – le parole del tecnico italiano -. Ha bisogno di due o tre settimane per ambientarsi, ma ha tutte le qualità per fare bene: è forte fisicamente, ha classe, velocità e personalità. Tutti a 20 anni sono un po’ bad boys, ma poi si cambia. E poi non si vince la Premier con 20 angeli. Credo che l’esperienza all’estero lo farà crescere, come giocatore e come uomo. Ho lavorato con Mario un anno e non ho mai avuto problemi”.

Sbrigate le ultime pratiche burocratiche il debutto di SuperMario potrebbe avvenire già giovedì sera in Europa League contro i romeni club del Timisoara. Mancini lo ha già incluso nella lista Uefa ma potrebbe in extremis rimandare l’esordio a lunedì sera quando il City ospiterà il Liverpool. Nel frattempo sarà arrivato anche James Milner, per il quale manca solo l’ufficializzazione. Dopodichénon mancherà più nessun tassello per l’assalto alla Premier League. Ne è convinto Mancini, ora che puòcontare anche sull’esuberante talento del suo allievo prediletto.

Ecco le immagini della presentazione di Balotelli con un Mancini sorridente al suo fianco: