Bebe Vio, dall’infezione al rischio di amputazione e di morte. Il medico: “Ecco perché siamo dovuti intervenire subito”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Agosto 2021 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA
Bebe Vio, dall'infezione al rischio di amputazione e di morte. Il medico: "Ecco perché siamo dovuti intervenire subito"

Bebe Vio, dall’infezione al rischio di amputazione e di morte. Il medico: “Ecco perché siamo dovuti intervenire subito” (Foto Ansa)

Bebe Vio ha rischiato non solo la amputazione del braccio sinistro, che è anche quello con cui tira, ma persino di morire. A salvarle la vita e anche le Paralimpiadi che l’hanno vista brillare d’oro è stato il dottor Riccardo Accetta, primario di Traumatologia dell’Irccs Galeazzi di Milano.

La causa di tutto, un’infezione da stafilococco aureo che ha colpito la giovane campionessa di Mogliano Veneto, 24 anni, dopo una serie di infiltrazioni al gomito per curare una sublussazione.

L’infezione che ha fatto rischiare la amputazione e la vita a Bebe Vio

“Il 4 marzo era il suo compleanno e siamo andati a trovarla, il gomito era molto gonfio e abbiamo capito che qualcosa nelle cure non andava”, ha raccontato la madre di Bebe Vio, Teresa.

Da lì si è deciso di andare da Roma a Milano, per la visita al Galeazzi con il dottor Accetta. Che ha spiegato a Repubblica: “Se non fossimo intervenuti subito l’infezione non curata avrebbe portato alla setticemia, e quindi anche alla morte”. 

Il recupero, le Paralimpiadi e la vittoria

Dopo l’operazione, il 24 aprile, Bebe Vio è dovuta restare ferma in ospedale tre settimane, un tempo lunghissimo per un paziente, per uno sportivo ancora di più. Ha iniziato la riabilitazione a metà giugno, quindi la preparazione atletica e solo ad agosto ha ripreso a tirare, a pochi giorni dalla Paralimpiade. Per questo quella parola, “miracolo”. “Mi sono dovuta operare e sembrava che a queste Paralimpiadi non sarei dovuta esserci”, ha detto la campionessa. “Abbiamo preparato tutto in due mesi, non so come cavolo abbiano fatto. Non credevo di arrivare fin qui, perché ho avuto un’infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione entro due settimane (dell’arto sinistro, ndr) e morte entro poco. Sono felice, avete capito perché ho pianto così tanto? L’ortopedico ha fatto un miracolo, è stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro”.

E sul suo silenzio prima della fine della gara, il dottor Accetta ha spiegato: “Bebe non voleva pubblicità, non cercava alibi, doveva vedersela lei, per come è, con la sua Olimpiade. La sua non è una dimostrazione di forza, ma di vita. E poi ci sono io… non proprio un campione di apparizioni”.