Blaszczykowski: “A 10 anni vidi papà uccidere mia mamma. Ogni goal è per lei”

di Redazione blitz
Pubblicato il 21 Giugno 2018 - 12:47 OLTRE 6 MESI FA
Blaszczykowski polonia

Blaszczykowski, centrocampista della nazionale polacca (foto Ansa)

ROMA – Jakub Blaszczykowski, un passato alla Fiorentina, oggi in forza al Wolsfburg e tra i leader della nazionale polacca ai Mondiali, ha raccontato la sua infanzia tragica nell’autobiografia “Kuba”, il nomignolo con cui lo chiamano i tifosi. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] La storia terribile risale al 1996, quando a soli 10 anni vide il padre uccidere la madre.

“Non dimenticherò mai quel giorno, fa parte di me. Mi ha sconvolto la vita, ma mi ha anche dato la forza per andare avanti e diventare quello che sono. Adesso non mi spaventa nulla, so che qualsiasi cosa mi possa accadere ho già vissuto di peggio”.

Dopo il dramma Blaszczykowski si ritrova improvvisamente solo. Passa cinque giorni immobile, a letto, tormentato dall’immagine del padre che accoltella la mamma. A prendersi carico di “Kuba” e di suo fratello Dawid saranno la nonna materna Felicja e lo zio Jerzy Brzeczek, ex centrocampista con all’attivo una quarantina di presenze nella nazionale polacca. Sarà lui a plasmarlo e a spingerlo a diventare un calciatore. Ma la strada resta comunque tutta in salita: “Fino ai 15-16 anni ero alto solo 155 cm, poi improvvisamente sono arrivato a 175. Mi sono allontanato da tutti. Per anni non ho accolto amici a casa”.

Blaszczykowski però decide di non mollare. Continua a “curarsi” con il pallone, con determinazione, fino al provino con Wisła Cracovia, nel febbraio 2005. Durante il quale impressiona l’allenatore, tanto da guadagnarsi l’esordio nella massima serie polacca appena un mese più tardi, contro il Polonia Varsavia. Due stagioni a ottimi livelli, con tanto di esordio in nazionale, e poi il grande salto, con l’approdo nel 2007 al Borussia Dortmund. Sarà proprio sotto la guida Jurgen Klopp che il centrocampista riuscirà a mettersi in evidenza a livello europeo, guadagnandosi il titolo di calciatore polacco dell’anno nel 2008 e nel 2010, oltre a vincere la Bundesliga e a giocare una finale di Champions League.

Durante tutta la sua carriera Blaszczykowski ha alzato le mani al cielo dopo ogni goal. Settanta volte in tutto tra club e nazionale, tutte dedicate a mamma Anna.