Buffon: “I nostri tifosi non sono razzisti. La Juve è una squadra unita”

Pubblicato il 27 Novembre 2009 - 21:08 OLTRE 6 MESI FA

«Penso che i cori razzisti o di questo genere non facciano bene al calcio e alla società. Credo sia giusto stigmatizzarli e prendere una posizione seria e netta. Credo che i tifosi della Juventus non siano razzisti e che nella partita con l’Inter non ci saranno cori di questo tipo». È la speranza-augurio di Gigi Buffon dai microfoni di Sky come riporta l’Ansa, su un tema delicatissimo e di stretta attualità quale quello della contestazione all’attaccante nerazzurro Mario Balotelli.

Il portiere si proietta già alla sfida del 5 dicembre con l’Inter, lanciando quindi un appello indiretto ai tifosi juventini. Ma ritorna anche sulla disfatta di Bordeaux, rivelando la propria impressione sullo spogliatoio bianconero: «Tutti i faccia a faccia che ci sono stati finora nel nostro spogliatoio dall’inizio dell’anno sono sempre stati costruttivi. Ognuno ha portato la propria idea per cercare di migliorare la situazione. Poi è chiaro che è l’allenatore che deve fare girare la squadra e, diciamo così, l’azienda. Deve prendere in mano la situazione e cercare di capire quale sia in quel momento, la cosa più importante da risolvere».

Gli si domanda del trio brasiliano Amauri-Diego-Felipe Melo, che finora ha deluso: «Sicuramente, quando arrivi alla Juve, la prospettiva è diversa e le aspettative sono enormi. È normale che ai primi passi falsi uno sia messo in discussione. C’è tutto un insieme di problematiche che certo non li aiuta a rendere al massimo. Ma conosco i miei compagni, non sono degli sprovveduti e troveranno il modo di uscirne, come lo cerchiamo tutti noi. Sono tranquilli, perché prima di venire qua, qualcosa avevano già vinto. L’attacco che è stato sferrato nei loro confronti dopo Bordeaux deve responsabilizzare tutti».

È aumentata la pressione dopo il tonfo di Champions in Francia? «Pressione no, ma certo chi viene qui sa di avere certe responsabilità e deve essere in grado di metabolizzare, tre giorni dopo, una brutta giornata».