Calcio ostaggio dei ras degli stadi, partita la caccia agli affari proibiti gestiti da mafie e boss pericolosi

Calcio ostaggio dei ras degli stadi, partita la caccia agli affari proibiti gestiti da mafie e boss pericolosi. Procure al lavoro. Le attese del governo Meloni

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 6 Novembre 2022 - 11:54 OLTRE 6 MESI FA
Calcio ostaggio dei ras degli stadi, partita la caccia agli affari proibiti gestiti da mafie e boss pericolosi

Calcio ostaggio dei ras degli stadi, partita la caccia agli affari proibiti gestiti da mafie e boss pericolosi

Calcio. Caccia ai ras degli stadi. Caccia agli affari proibiti. Nel mirino c’è di tutto: il business nebbioso dei biglietti, l’immancabile fiume di droga, lo zampino (o zampone ) della ‘Ndrangheta.

E poi striscioni offensivi, fumogeni, cori blasfemi, trasferte turbolente. L’agenda del governo Meloni “per ripristinare il principio di legalità “ (Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno) si allunga. L’impegno è quello di “fermare gli eventi abusivi”, come dice il genovese Edoardo Rixi, neo vice ministro alle infrastrutture (quota Lega). 

L’uccisione del capo ultras dell’ Inter (Il pluripregiudicato Boiocchi, 26 anni in galera) ha acceso i riflettori sul business parallelo degli impianti italiani. C’è tanto lavoro da fare .

MONDO DI MEZZO TRA TIFO E CRIMINE NEL CALCIO

Il ministro Abodi si è già pronunciato:”Il calcio risponde alle regole della nazione”. Una ovvietà,certo. Ma anche un segnale inequivocabile ad un mondo che il romano AnDrea Abodi conosce molto bene già dai tempi in cui era nel Coni (20 anni fa). Poi ha conosciuto il fenomeno in qualità di presidente della Lega B (2010-2017).

Ha la stima di Malagò che lo voleva alla guida dei Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026. Ergo sa come muoversi, in purezza Meloni. Ma il compito è pressoché proibitivo come ben sanno, ad esempio, Agnelli (Juventus) e Javier Zanetti (Inter) che hanno vissuto le minacce dei tifosi da vicino.

E non ne possono più. Di fronte c’è un mondo che naviga tra tifo e crimine organizzato con agganci con gli importatori di cocaina dalla Colombia, con i Mannino, addirittura con la mafia del Brenta, la spietata organizzazione veneta messa in piedi da Felice Manierò negli anni’70. È un mono pericoloso e ben radicato. Sconfiggerlo è una impresa titanica.

PROCURE AL LAVORO DA QUATTRO ANNI

Il  caso Belardinelli (il tifoso travolto dal suv di un ultrà napoletano  durante gli scontri di San Siro, dicembre 2018) ha mobilitato le procure di mezza Italia. A dir la verità senza grandi risultati. Finora.  La pandemia e la conseguente chiusura degli impianti sportivi ha bloccato il “sistema “ degli affari proibiti.

Un business corposo, travolgente , creativo. I ras le pensano tutte pur di lucrare su tutto, parcheggi compresi. Filtrano indiscrezioni sulle indagini in corso sulle cause dell’omicidio di Vittorio Baiocchi, 69 anni, storico capo ultrà dell’Inter, ucciso sabato sera 29 ottobre da due persone in scooter, nel quartiere periferico milanese di Figino.

C’è di tutto: biglietti, ricatti, urla. Addirittura è spuntata l’ipotesi bagarinaggio ; ipotesi al vaglio di Squadra Mobile e pm.  Vera o falsa che sia, resta il quadro allarmante.

BOSS, TRAFFICANTI, DROGA ED ESTORSIONI

Affari milionari. Si conoscono dal 27 luglio 2020 quando una Volante beccò un corriere con 2 milioni in contanti in un bar non lontano dal Duomo. Con lui c’erano dei ceffi legati alla ‘ndrina reggina e al clan barese dei Magrini. Il sistema è ormai fuori controllo . I ras degli stadi vanno fermati. Prima che sia troppo tardi. Lo chiedono milioni di sportivi che sognano di andare allo stadio in serenità con la famiglia. E lo chiedono le Società stufe di vivere sotto odiosi ricatti e continue minacce. Basta.