Calciomercato, Real Madrid/ I segreti di Perez si chiamano Banco Santander, Caja Madrid e politica amica. Così ha comprato Kakà, Ronaldo e Benzema

di Flavio Grasselli
Pubblicato il 2 Luglio 2009 - 03:47| Aggiornato il 3 Luglio 2009 OLTRE 6 MESI FA

Il Real Madrid divora al buffet del calciomercato, ma non ha ancora chiesto il conto e continua a mangiare. L’ultimo “piatto” (sarà davvero l’ultimo?) è stato acquistato mercoledì e risponde al nome di Karim Benzema, attaccante del Lione.

La spesa parziale di Florentino Perez, presidente delle “Merengues”, è facilmente calcolabile: Kakà 66 milioni di euro, Cristiano Ronaldo 93 milioni, Raul Albiol 15 milioni e Benzema 38 (il Lione ha scritto che la cifra potrà variare tra i 35 ed i 41 milioni, 38 è la media). Totale: 212 milioni di euro!

Florentino come hai fatto? Il modello di Perez, classe 1947, è semplice: comprare i giocatori migliori moltiplica il fatturato del club (fu così anche con Zinedine Zidane). Per metterla in pratica però servono i soldi, tanti soldi; e questo rende il modello quasi impossibile da realizzare per tutti, ma non per Florentino, il quale, invece, di denaro ne ha in quantità (patrimonio personale, stimato da Forbes: un miliardo e ottocento milioni di euro) e possiede i “contatti giusti” per muoverlo bene.

La sua fortuna nasce da lontano, da una carriera politica iniziata presto (nel 1976) e che lo porta ad essere candidato alle politiche del 1986 con il Partito Riformista Democratico.  Nel 1983, ha inizio la sua attività nel settore edilizio.

Le amicizie politiche di centro-destra, curate meticolosamente, favoriscono i suoi successi imprenditoriali, soprattutto dal 1997, anno in cui diventa presidente di ACS, un (allora) nuovo progetto edilizio che oggi rappresenta la prima società costruttrice spagnola, la seconda nel mondo.

Nel 2000 Perez entra nel calcio, batte Sanz alle elezioni (ci aveva già provato nel 1995 perdendo la sfida con Mendoza) diventando, per la prima volta, presidente del Real Madrid (squadra di cui sono tifosissimi Zapatero e l’amico ex premier spagnolo Aznar). Nel 2001 vende la Ciudad Deportiva di Madrid (al prezzo di 470 milioni di euro) ad acquirenti privati, finanziati dalla Caja Madrid (una delle banche più importanti della Spagna), controllata da amici del centro-destra. L’operazione è stata per Perez molto vantaggiosa, anche perché in partenza  l’area su cui è sorta la Ciudad era strettamente legata a vincoli urbanistici, superati grazie ad una variante al piano regolatore, apportata quasi su misura dal Consiglio comunale di Madrid.

Grazie a quei soldi compra, tra gli altri, Zidane, Ronaldo (Il “Fenomeno”, non Cristiano) e Beckham. Lascia la presidenza a febbraio del 2006, anno in cui diventa uno dei due vice-presidenti della Nuova Albertis (società nata dalla fusione di Autostrade e Albertis).

Il ritorno “col botto”, il mercato più costoso della storia e la domanda: ma dove li prende i soldi? Giugno 2009: Florentino Perez torna presidente del Real Madrid, dopo l’intermezzo della tormentata gestione Calderon. Lo vuole la gente e lo vuole lui stesso perchè “il Real Madrid deve tornare ai vertici del calcio”.

Arriviamo così ai giorni più recenti, con i dirigenti del Barcellona che, dopo aver vinto tutto, si interrogano sulla apparente pazzìa dell’antico-nuovo rivale, che compra in pochi istanti Kakà-Ronaldo-Benzema: “Perez, dove li prendi i soldi?”.

La risposta l’ha data lo stesso Florentino, qualche giorno fa, e è stato come ascoltare un vecchio disco: «Aumenteremo il valore del club, ricaveremo più introiti dai biglietti venduti e avremo prestiti dalle banche». La teoria fu sperimentata, come detto, con Zidane; per la pratica ci han pensato le amiche banche (Banco Santander e la fidata Caja Madrid) che hanno prestato 150 milioni di euro per l’acquisto di «attivi immateriali» e che, come scrive “Il Sole 24 Ore”, considerano redditizia e senza rischi l’operazione Real Madrid.

Tutto normale… alla faccia della crisi! Il premier Zapatero ha definito “eccessiva” la cifra pagata per Cristiano Ronaldo, in tempo di crisi, una crisi che in Spagna è particolarmente acuta, specialmente proprio nell’edilizia; ma, da buon tifoso del Real, Zapatero ha bacchettato anche il presidente del Barcellona, Laporta, che aveva definito la politica di calciomercato di Perez “imperialista”.

In realtà il discorso di Florentino Perez sembra filare, ma sorgono spontanee altre domande:

1. perchè non lo fanno tutti? Perchè, ad esempio, le banche italiane non prestano ai club i soldi necessari per comprare i campioni se l’investimento multimilionario in un calciatore è “senza rischio”?

2.perchè Perez compra mentre in tutta Europa, Berlusconi, che è miliardario in euro, che è primo ministro in prima persona e quindi la politica ce l’ha più amica di tutti, lui per primo vende, e vende Kakà e proprio al Real, per fare quadrare il bilancio del Milan?

A rileggere la storia si trae una morale, che però non basta. La morale, vecchia come il mondo, è: chi trova un amico, trova un tesoro… Ma che questo tesoro sia disponibile anche in tempo di crisi, porta a parlare di una anomalia spagnola, molto poco europea, molto sudamericana.