Calciopoli, motivazioni sentenza. “Moggi spregiudicato, condizionava arbitri”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Marzo 2014 - 20:22 OLTRE 6 MESI FA
Calciopoli, motivazioni sentenza. "Moggi spregiudicato, condizionava arbitri"

Calciopoli, motivazioni sentenza. “Moggi spregiudicato, condizionava arbitri” (foto LaPresse)

NAPOLI – Spregiudicato, con un ruolo “preminente” e con l’obiettivo dichiarato e riuscito di “avere un’influenza abnorme”. Usano parole dure, i giudici di Napoli, su Luciano Moggi nelle motivazioni della sentenza di Appello del processo Calciopoli. Processo che si è chiuso, nei confronti dell’ex dg della Juventus, con una condanna a 2 anni e 4 mesi. 

“Dagli atti processuali – si legge nelle motivazioni –  emerge il suo ruolo (di Moggi, ndr) preminente sugli altri sodali, dovuto non solo alla sua personalità decisa, ma al contempo concreta e priva di filtri nell’esporre le sue decisioni, ma anche per la sua capacità di porre in contatto una molteplicità di ambienti calcistici fra loro diversi e gestirne le sorti con una spregiudicatezza non comune”.

Per la Corte d’Appello

“la figura assolutamente apicale nel sodalizio di Luciano Moggi appare certa e inequivocabile. Egli – sottolineano i magistrati – non solo ha ideato di fatto lo stesso sodalizio, ma ha anche creato i presupposti per far sì di avere un’influenza davvero abnorme in ambito federale”.  

Nella sentenza si fa riferimento alla

“peculiare capacità di Moggi di avere una molteplicità di rapporti a vario livello con i designatori arbitrali fuori dalle sedi istituzionali, ai quali riusciva a imporre proprie decisioni, proprie valutazioni su persone e situazioni (come nel caso delle trasmissioni televisive soprattutto valutative sulla condotta dei singoli arbitri) coinvolgendoli strettamente così nella struttura associativa e nel perseguimento della comune illecita finalità”.    

Un passaggio è dedicato anche alle incursioni di Moggi negli spogliatoi dei direttori di gara: “Appaiono eclatanti – si legge nella sentenza – le diverse incursioni di Moggi, assieme a Giraudo, negli spogliatoi di arbitri e assistenti”.

In particolare i giudici rievocano il caso Paparesta con Moggi furibondo con la terna dopo Reggina-Juventus del 7 novembre 2004 in cui venne alla luce “una condotta a dir poco aggressiva da parte del ds della Juventus” e in cui “appare significativo la non isolata mancata indicazione di tale grave episodio da parte dell’arbitro nel referto e ciò appare conseguenza diretta del timore di Paparesta”. Nel processo d’appello Moggi è stato condannato a due anni e 4 mesi.