Calcio scommesse. Al tribunale di Bari la sfilata dell’omertà. Muti i calciatori

Pubblicato il 21 Agosto 2012 - 11:39 OLTRE 6 MESI FA
Il “pentito” Andrea Masiello

BARI –  Avvalersi della facoltà di non rispondere sembra diventata una prerogativa imprescindibile del calciatore. A Bari, al processo penale per il filone nato dalle confessioni del “pentito” Masiello, tutti i giocatori convocati dai giudici pugliesi non parlano, fanno scena muta. Per carità, in un procedimento di questo tipo, ne hanno tutti i diritti, tanto più che ogni piccolo accenno a trattative segrete, incontri o relazioni pericolose, gli costerebbe un bel processo per omessa denuncia davanti al giudice sportivo. Però, l’omertà conclamata, reiterata e condivisa da tutti, appare come il collante preferito per fare vero gioco di squadra e mettere i bastoni tra le ruote degli inquirenti. Non esattamente un comportamento ispirato ai valori della lealtà sportiva.

Il procuratore antimafia di Bari Laudati è sconcertato e deluso, l’inchiesta rischia di arenarsi per la mancanza totale di collaborazione. L’atteggiamento omertoso pregiudica la scoperta della verità, i calciatori standosene zitti, fanno melina, ostruzionismo, fallo tattico, finendo, consapevolmente per “essere di intralcio, o certo non di aiuto, alle indagini della magistratura e quindi dell’accertamento della verità processuale”. Figure di spicco della serie A e mezze figure, campioni e riserve sono accomunati tutti dalla stessa riluttanza, dalla stessa paura. Il difensore del giro della nazionale Andrea Ranocchia è il più famoso, ma poi Paulo Victor Barreto, Gazzi, Guberti, insieme ai meno noti Ganci, Santoruvo, Bonanni, Pianu, Esposito Galasso, Colombo, De Vezze.

Non una parola, non un ricordo di quei Bari Salernitana, o Bari Treviso, o il derby Bari-Lecce, con il Torino, il Livorno… in odore, forte molto forte, di combine. Quanto sono esuberanti e sfrontati, inclini alla protesta, al battibecco e a bocca sempre aperta, tanto in tribunale si scoprono agnellini mansueti e privi della capacità di esprimersi. Muti come pesci. E’ sempre andata così: nessuno può dimenticare i silenzi impacciati e improbabili del focoso difensore della Juventus Montero davanti al pm Guariniello nel processo doping. Un muro di gomma, un silenzio impenetrabile rotto nemmeno per un rapido saluto, al massimo per declinare le proprie generalità. Parlare è uno sport per uomini, mi avvalgo della facoltà di non giocare.