Insultò e si prese un calcione da Cantona: ora, 16 anni dopo, picchia l’allenatore del figlio

Pubblicato il 7 Aprile 2011 - 13:45 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sedici anni fa Matthew Simmons diventò famoso per essersi beccato un colpo di kung-fu da Eric Cantona durante la sfida fra Crystal Palace e Manchester United. Era il 25 gennaio del 1995: il campione francese era appena stato espulso e mentre usciva dal campo colpì lo spettatore con un calcione a mezza altezza, in risposta ad un insulto che l’uomo gli aveva rivolto. Risultato: Cantona fu squalificato per 8 mesi dalla Federazione inglese (venne anche rinviato a giudizio e condannato a due settimane di carcere, sentenza poi ridotta in appello a 120 ore di servizio civile), mentre Simmons si beccò sette giorni di cella, ma uscì appena 24 ore dopo la sentenza, gli venne ritirato l’abbonamento al Palace e fu bandito da Selhurst Park.

L’uomo “scalciato” è tornato agli onori della cronaca, 16 anni dopo, comparendo dinnanzi alla Kingston Crown Court di Londra per rispondere di un’accusa di rissa durante una partita di calcio giovanile. Come riportano Daily Express e Sun, citando le parole del pubblico ministero Michael Logsdon, pare che Simmons nutrisse del rancore nei confronti di Stuart Cooper, l’allenatore della squadra in cui giocava suo figlio, per aver escluso il ragazzo dalla formazione apparentemente dopo aver saputo che il padre era stato coinvolto nell’incidente con Cantona.

Il siluramento del ragazzino (oggi 13enne) sarebbe quindi stato all’origine del cattivo sangue che si era venuto a creare fra i due nel corso degli ultimi 6 anni e che è poi culminato con l’aggressione sul campo di calcio, avvenuta lo scorso agosto, durante un’amichevole fra una selezione Under 14 e una Under 15, dove giocava anche il figlio dell’accusato. A quanto è emerso, Simmons avrebbe colpito Cooper con “una raffica di pugni al viso, alle braccia e al petto”, sotto lo sguardo attonito dei 30 giovani giocatori e degli adulti che stavano assistendo alla gara. Al termine del feroce assalto, l’allenatore aveva il naso sanguinante e un occhio nero ed era pieno di lividi: ferite che lo hanno anche costretto a rimanere una settimana a casa dal lavoro.