Capello razzista? Italiani perdonisti, gli inglesi vogliono un inglese

di Warsamè Dini Casali
Pubblicato il 10 Febbraio 2012 - 11:57 OLTRE 6 MESI FA

Capello e la moglie lasciano l'appartamento a Londra (foto LaPresse)

ROMA – Capello lascia di punto in bianco la nazionale inglese e perfino in Svezia e in Ucraina si dicono sotto choc: segno che i leoni della Regina, pur non vincendo nulla da quasi cinquant’anni spostano un’attenzione mediatica incomparabile. Potenza dei media più che delle arti pedatorie. Il comandante dalla mascella inflessibile ha abbandonato la nave, a pochi mesi dalla fase finale dei campionati europei? Guai a definirlo uno Schettino qualsiasi, il personaggio ha fama di duro. Finora ci hanno provato solo il sito inglese di “Business Leaders Network” e l’editorialista di Repubblica Francesco Merlo, inorridito dall’indulgenza unanime accordata dagli italiani all’allenatore vincente per definizione.

Secondo Merlo, Capello ha coperto, perdonato, non punito un razzista conclamato, il capitano del Chelsea. Terry, un video su Youtube appare inequivocabile, si rivolgeva a Anton Ferdinand (fratello del compagno di reparto difensivo inglese Rio) dandogli del “fucking count” (letteralmente “fottuta baldracca negra”): la Federazione inglese ha deciso, senza consultare il coach, di degradarlo e togliergli la fascia di capitano. Capello non ha gradito l’intrusione, lo ha detto pubblicamente alla tv italiana e si è dimesso. Capello è un razzista?

Per gli italiani no, il fatto non è grave, non al punto da far precipitare alcunché, né vale prediche, rimproveri, punizioni. Per gli inglesi, per le istituzioni inglesi, invece mina alla radice ogni sforzo, ogni campagna pedagogica per estirpare la malapianta del razzismo. Capello “è un complice non un capo” secondo Merlo. Non gli sono piaciuti gli attestati di stima, le pacche sulle spalle, le difese corporative (Ancelotti). Ma sbaglia, o comunque è un po’ troppo ottimista Merlo, quando crede fermamente che in Gran Bretagna “ci sono cose che sono state estirpate persino dagli istinti”.

Il melting pot della società britannica dura da almeno 40 anni, la profilassi per contenere le pulsioni razziste è faccenda quotidiana e iper-disciplinata: al punto che da noi, che da poco stiamo affrontando il problema, siamo diventati già così allergici al politicamente corretto da fare a gara a chi la spara più grossa. Il politicamente scorretto è diventato un abito mentale abbastanza consunto che si porta per darsi arie da anti-conformisti, non allineati, liberi pensatori mentre i “negro” di qua e i “frocio” di là campeggiano anche sulle prime pagine dei giornali.  A parziale discolpa Capello può esibire una medaglia che ancora splende: segnò il gol della vittoria dell’Italia a Wembley nel ’73 davanti a “30 mila camerieri”, titolò la stampa inglese, alludendo agli immigrati italiani. Capello dedicò la vittoria ai camerieri. Ma era tanto tempo fa, forse se ne è dimenticato, oppure, un cameriere di colore non è la stessa cosa…

Comunque, in Inghilterra, la questione sull’eventuale razzismo di don Fabio, non la pone quasi nessuno. Piuttosto, si sentono in un certo senso “liberati”, e pur considerando il rischio di un avvicendamento così improvviso, in cuor loro sono tutti contenti che sulla panchina ci sia qualcuno che non sia “lost in translation”. Lo sciovinismo non è reato, anche se qualche parentela con il razzismo, specie in alcuni momenti storici, ce l’ha eccome. Altro argomento di discussione nei forum dei tabloid, nei cinguettii assordanti di Twitter, è il motivo recondito per cui Capello avrebbe lasciato. Il Guardian, che non ha le tette in terza pagina come il Sun, ha raccolto i commenti alla notizia dei giornali italiani.

Del razzismo di Capello, pro o contro, non c’è traccia: “Si è dimesso usando John Terry come scusa” è il titolo che riassume. E’ in contatto con Moratti per la panchina dell’Inter, vuol fare le scarpe all’allenatore del Chelsea e riabbracciare il “suo” capitano, desidera una poltrona di tutor di Conte alla Juve, in modo che gli resti tempo per giocare a golf? John Cameron, il premier, gli ha rivolto un buffetto e un elogio: “E’ bravo ma ha sbagliato”. Razzista o meno, Capello assomiglia al personaggio che gli calza meglio, che aderisce perfino alla sua complessione fisica: schiena dritta, leader già in calzoncini corti. L’importante è recitare bene la parte assegnata, dal destino, dalle apparenze, dagli abbagli collettivi. Anche Terry, testa alta e sguardo fiero è un leader riconosciuto, infatti la fascia gliela avevano già tolta perché faceva l’amore con la moglie di un suo compagno di nazionale. O capitano, mio capitano…