Champions, Bayern-Inter: Nerazzurri vogliono la coppa dopo 45 anni

Pubblicato il 22 Maggio 2010 - 17:53 OLTRE 6 MESI FA

Dopo tante chiacchiere e polemiche ci siamo: questa sera alle ore 20.45 è in scena la finale di Champions League tra Bayern Monaco e Inter.

I nerazzurri cercano il successo nella competizione dopo ben 45 anni. La partita entrerà, in ogni caso, nella storia del calcio italiano.

Dopo scudetti, coppe Italia e la Coppa Uefa, a Javier Zanetti mancava l’emozione di provare a vincere la Champions League. E vuole farlo anche per convincere Mourinho “a restare all’Inter”.

“Questa finale mi mancava, la inseguivo da tanti anni e spero che finisca nel migliore dei modi”, spiega il capitano dell’Inter che domani volerà con i compagni a Madrid, dove sabato contenderà il trofeo al Bayern Monaco.

L’argentino glissa sulle critiche dell’allenatore dei tedeschi, Van Gaal, secondo cui l’Inter è stata aiutata dagli arbitri, e guarda avanti: “é un suo parere e lo rispetto, ma se siamo arrivati fin qui significa che lo abbiamo meritato”, taglia corto il centrocampista che secondo maggiori estimatori dopo una stagione ad altissimi livelli meriterebbe il pallone d’oro: “a chi non farebbe piacere, ma a me piace rendermi utile alla squadra e vincere i trofei con il mio club.

Mi piacerebbe tantissimo – continua – fare un gol nella finale, ma l’importante è che lo faccia uno dell’Inter e alla fine si sollevi la coppa”. La vittoria della Champions potrebbe essere l’ultimo atto di José Mourinho in nerazzurro. “Queste voci non ci disturbano, – assicura Zanetti – il mister è stato chiaro: parlerà dopo la finale, ma noi vogliamo vincerla anche per provare a convincerlo a restare con noi”.

Nessuno in Champions League ha fatto vedere il gioco dell’Inter. Ne è convinto José Mourinho che ha ricordato le due partite giocate al Meazza contro il Barcellona e a Stamford Bridge contro il Chelsea, rispondendo a Luis Van Gaal che ha definito difensivista il gioco nerazzurro.

“In questa Champions – ha detto Mourinho – non mi ricordo una partita come Inter-Barcellona a San Siro. Nessuno ha giocato il calcio che abbiamo giocato, attaccato così tanto i campioni d’Europa e vinto la semifinale lì. Nessuno ha attaccato come noi a Stamford Bridge.

Abbiamo fatto due partite come nessun altro”. Contro il Lione, ha ricordato Mourinho, Van Gaal dopo l’espulsione di Ribery ha cambiato in modo difensivo l’assetto della sua squadra: “Dire le cose che dice lui è come gettare la sabbia negli occhi”.

Louis Van Gaal è preoccupato dall’arbitro, mentre José Mourinho è molto più preoccupato dal vulcano islandese “Lui è preoccupato per l’arbitro – ha spiegato Mourinho -, io sono preoccupato per il vulcano islandese.

Mi piacerebbe andare solo venerdì a Madrid e invece dobbiamo andare domani. Questa è la mia unica preoccupazione, dell’arbitro non mi preoccupo”.

“La partita con la Fiorentina gli italiani non la dimenticano, allo stesso modo che gli inglesi non dimenticano il cartellino rosso a Rafael, ma questo non è un mio problema”.

E’ la partita più importante del mondo, anche più importante della finale del Mondiale”: così José Mourinho ha definito la finale di Champions League che la sua Inter giocherà sabato contro il Bayern Monaco.

“E la partita più importante del mondo – ha detto – più della finale di coppa del mondo perché i giocatori sono migliori di quelli delle nazionali così come la qualità del gioco. In nazionale non possono comprare giocatori, a parte cambiare i passaporti di qualche brasiliano”.

“La mia squadra ha un sogno – ha aggiunto Mourinho – non un’ossessione e spero che il vulcano consenta a tutti di far diventare la finale un momento incredibile, il risultato è importante ma può anche essere secondario, ma credo che quando giochi quella partita devi essere molto felice”.

Mario Balotelli sfreccia per le vie del centro sportivo di Appiano Gentile. Non sulla sua fuoriserie nera, ma al volante di una piccola auto elettrica scoperta, con al fianco uno degli inservienti della Pinetina.

In maglietta, pantaloncini e ciabatte da doccia (quelle di Maicon) e soprattutto con il sorriso, per smorzare la preoccupazione per il problema muscolare che in mattinata lo ha costretto a interrompere l’allenamento, a pochi giorni dalla finale di Champions League che l’Inter giocherà contro il Bayern Monaco.

“Non è nulla di grave, solo un affaticamento e mi sono fermato per precauzione”, ha spiegato l’attaccante nerazzurro prima di ripartire per raggiungere il cancello del centro sportivo dove ha scatenato l’entusiasmo dei tanti tifosi assiepati.

Non sono i soldi il problema e tanto meno l’Inter, dove tutto e tutti sono “fantastici”. Il problema è l’Italia che non lo capisce e non lo rispetta e quindi appena esce da Appiano Gentile non è più felice. Per questo José Mourinho ha una gran voglia di andarsene in Spagna e domani il viaggio verso Madrid sarà con tutta probabilità il primo e l’ultimo con un aereo dell’Inter. “Non è una questione di soldi, ma di allegria, di stare bene con me stesso”, spiega con la faccia rilassata di chi sta per andare a giocare “la partita più importante di tutte, anche della finale del Mondiale perché i giocatori sono migliori di quelli delle nazionali, così come la qualità del gioco”. Continua a ripetere di aver bisogno di due-tre giorni per decidere il suo futuro, dopo la partita contro il Bayern, ma quando spiega che “tanti momenti non mi hanno reso felice nella realtà italiana”, si capisce che la voglia di restare è al minimo storico. “Vogliamo vincere la finale anche per provare a convincerlo a restare con noi”, assicura capitan Zanetti. Ma Mourinho chiarisce ancora una volta che “il risultato di Madrid conterà zero”. Non sarà una partita a fargli cambiare l’idea chiara e precisa che si è fatto sull’Italia e che ribadisce a giornalisti arrivati da mezzo mondo per il Media Open Day pre-finale: “Non è un problema di contratto o di soldi – spiega – e mi fa anche un po’ vergognare quello che guadagno con la crisi che c’é. E’ un problema di soddisfazione personale, di sentirmi rispettato o no in un paese calcistico in cui ho avuto tanti problemi”. C’è ancora tempo, però, perché prima c’è “il sogno” da raggiungere. “La mia squadra ha un sogno, non un’ossessione – precisa – e spero che il vulcano consenta a tutti di far diventare la finale un momento incredibile, il risultato è importante, ma può anche essere secondario. Credo che quando giochi quella partita devi essere molto felice”. Il primo problema al momento è proprio il vulcano che lui chiama Gudjhonsen, come l’ex giocatore islandese di Barcellona e Chelsea, perché gli ha fatto cambiare una routine a cui teneva molto. Il viaggio blitz ha funzionato contro Chelsea e Barcellona e invece l’Inter partirà domani sera: ” Mi sarebbe piaciuto restare ad allenarmi qui e partire solo venerdì e invece dobbiamo andare domani. Questa è la mia unica preoccupazione, dell’arbitro non mi preoccupo”. Proprio la questione arbitro introduce il capitolo Van Gaal che inizia lento, come nello stile di Mourinho, per poi accelerare e finire in frecciate: quando lavoravano entrambi al Barcellona, il tecnico olandese “era un capo fantastico, molto diretto e molto onesto”.

Adesso che allena il Bayern Monaco e lo accusa di giocare solo pensando al risultato, Mourinho gli ricorda con orgoglio che “nessuno ha giocato il calcio che ha giocato l’Inter, nessuno ha attaccato così tanto i campioni d’Europa, nessuno ha attaccato come l’Inter a Stamford Bridge”.

Poi “la partita con la Fiorentina gli italiani non la dimenticano così come gli inglesi non dimenticano il cartellino rosso a Rafael” nei quarti di finale contro il Manchester.

La lunga sfida con il “capo” Van Gaal è appena iniziata, il lungo addio dall’Italia è quasi finito.

La finale di Champions League tra Intern e Bayern in 3D: a lanciare l’iniziativa, la prima del genere in Russia, è il prestigioso cinema Arbat, uno dei più grandi della capitale. I biglietti per i 1500 posti, da mille rubli l’uno (26 euro), sono stati bruciati in soli tre giorni, con qualche zuffa durante le code.

Gli organizzatori assicurano che l’effetto sarà quello di sentirsi “spettatori in campo”, davanti ad uno schermo largo 25 metri e alto 10.

Le misure di sicurezza sono state rafforzate. Le scorte di birra anche.

Ma la febbre per la finale di Champions League cresce in tutta la Russia, con i tifosi sostanzialmente divisi equamente tra due Paesi con cui i rapporti sono ottimi, anche se resta la ruggine dei supporter del Cska per l’eliminazione della propria squadra da parte proprio dei nerazzurri nella corsa verso Madrid.

Migliaia di tifosi di Inter e Bayern colorano le strade del centro di Madrid, soprattutto nel ‘triangolo d’orò turistico fra Puerta del Sol, Plaza Mayor e Plaza d’Oriente, con frequenti e chiassosi faccia a faccia fra i supporter delle due squadre in attesa della finalissima di Champions. In Puerta del Sol un centinaio di interisti cantano e inneggiano a Mourinho (c’é anche una bandiera portoghese) in mezzo alla piazza, ripresi con i telefonini da gruppi di ‘rossi’ sorridenti. In calle Montera, una trasversale di Puerta del Sol, nota come epicentro del barrio a luci rosse madrileno, i tavolini dei bar sono invece presidiati dai tifosi tedeschi.

In calle Arenal, tradizionale viale del passeggio dei madrileni pomeriggio e week end, alcune decine di interisti cantano “Forza Inter, Ale-Ale-Alee!” attorno a una decina di tavolini occupati dai tifosi tedeschi, tutti rigorosamente in maglietta rossa e birra in mano, che li guardano sorridenti.

Alcune auto della polizia presidiano per precauzione la strada. Un giovane con la maglietta di Etòo si avvicina ad uno dei tedeschi e gli dice “Milito, tre gol!”.

Il tedesco non fa una piega, “Nein, Milito kaputt!” risponde sorridendo. I due ridono si stringono la mano.

I lettori di Mundo Deportivo, il principale quotidiano sportivo catalano, danno il Bayern vincente contro l’Inter nella finale di Champions. Alla domanda “Chi vincerà?”, sui circa 10mila lettori del sito che hanno riposto, il 59% ha detto Bayern, il 41% Inter.

Complice probabilmente l’eliminazione in semifinale del Barcellona di Pep Guardiola proprio contro l’Inter che in catalogna brucia ancora In un altro ‘sondaggio’ fra i suoi lettori, Mundo Deportivo ha chiesto anche se il ‘Pep Team’, l’attuale squadra del Barcellona, sia “la migliore di tutti i tempi”: i circa 30mila lettori che hanno risposto hanno detto ‘si’ all’88%.

Non solo Piazza Duomo. Nella giornata della grande attesa per poter far festa a 45 anni dall’ultimo successo della Grande Inter di Herrera, anche un altro luogo simbolo della città, la Stazione centrale, inizia ad assumere le sembianze di uno stadio.

Montato un grande schermo in Piazza Duca d’Aosta, sono spuntate, sin dal primo pomeriggio, diverse bancarelle piene di gadget nerazzurri – sciarpe, cappellini e magliette, compresa la replica di quella mostrata a Siena da Materazzi ai romanisti con scritto ‘nun e’ successò – e quelle, immancabili, coperte di cibo: panini, hot-dog, frittelle e hamburger per sfamare il popolo di tifosi atteso in serata.

Al momento la piazza assolata è punteggiata di venditori ambulanti e diversi tifosi in transito verso il centro città e Piazza Duomo, vero epicentro dell’Inter-mania.

Decine di sostenitori, infatti, sono arrivati in treno a Milano un po’ da tutta Italia – vestiti di nerazzurro, bandiere e trombette alla mano – per vivere il rito della Finale in piazza sognando di tornare, a oltre quattro decenni di distanza, sul tetto d’Europa.