Convocazioni nazionale: Lippi difende Amauri

Pubblicato il 13 Aprile 2010 - 17:18 OLTRE 6 MESI FA

Amauri Carvalho

Amauri da cittadino italiano finisce ufficialmente sotto i riflettori di Marcello Lippi, ma sul futuro azzurro dello juventino non c’é alcuna certezza: “Non ho fatto promesse, però una cosa sia chiara: lui aveva scelto l’Italia dall’inizio, questo lo sanno anche gli altri giocatori azzurri.

E gli attacchi contro di lui sono stati ingiusti”.

Ora il brasiliano della Juve ha cinque partite per convincere Lippi (“e non sono molte”), ma in attesa di sciogliere quest’altro nodo, a meno di due mesi dal mondiale sudafricano il ct dell’Italia di una cosa è sicuro: la nazionale che difenderà il titolo iridato non sarà quella delle “primedonne”.

Lippi confessa che “non vede l’ora” di ricominciare e punta ancora una volta sul gruppo. Per questo sottolinea la differenza tra l’universo dei campioni da quello dei fuoriclasse.

“I primi sono dei solisti, dei galli nel pollaio, che hanno grandi doti ma che non fanno nulla per migliorare e mettono in mostra le proprie qualità solo in poche occasioni – dice il ct -.

Sono primedonne che non si mettono a disposizione del gruppo, non aiutano la squadra”.

Lippi non nasconde che è dei secondi, cioé dei fuoriclasse intesi a modo suo, che ha bisogno: “Hanno il talento, non solo tra i piedi, e lo mettono al servizio del collettivo.

Hanno grandi qualità in campo e fuori, incarnano i valori della leadership. Di questi giocatori più se ne hanno e meglio è.

Non sono ancora certo di aver portato in Germania i migliori giocatori a disposizione dal punto di vista tecnico.

Però sicuramente ho portato dei fuoriclasse per quanto riguarda la coesione di gruppo, grandi calciatori, campioni che sentono fortemente la voglia di mettersi a disposizione dei compagni e tutti insieme formare un gruppo, senza necessità di sentirsi primedonne.

Cannavaro incarna alla perfezione questo identikit”. Ora, per dimostrare di essere all’altezza, c’é spazio anche per Amauri che, fresco di cittadinanza italiana, non ha brillato in questa stagione, ma viene monitorato per un’eventuale convocazione.

“E’ un’idea felice di Donadoni – dice Lippi commentando l’italianizzazione del giocatore – Non voglio prendermi meriti d’altri. Poi sono arrivato io, e sulla pratica aperta mi sono detto d’accordissimo. Quando parlai con lui non gli feci alcuna promessa.

Da oggi comincio a seguirlo, ma non c’é certezza che verrà convocato”. Poi però aggiunge: “Si può essere convocati in Nazionale anche se si gioca male nel proprio club. La propria squadra può girare male e in azzurro può esserci un’altra realtà”.

Il ct aggiunge di aver trovato “ingiuste le critiche di chi accusava Amauri di esitare troppo tra Italia e Brasile: lui ha detto dall’inizio che voleva essere italiano”.

E Totti? “Parlo spesso con lui, ma di questo non abbiamo parlato”. Per Lippi c’é una sostanziale differenza anche tra club e nazionale: “I giocatori giocano in due squadre.

Quella di club, in cui si viene pagati, l’altra è la Nazionale, che è quella dei sogni dove tutti vogliono arrivare perché è il massimo a cui si può aspirare”. Concentrato sulla costruzione del “gruppo” che in Sudafrica tenta di ripetere l’impresa di quattro anni fa, Lippi sembra essere meno attento alle questioni calcistiche del finale di stagione: dai veleni di calciopoli alla volata scudetto. Sullo scandalo il ct si smarca con una battuta: “Non ne parlo, ma sappiamo tutti come sono andate le cose quattro anni fa…

” facendo riferimento, con scaramanzia, al trionfo in Germania nel 2006 proprio in piena bufera. Quanto al fotofinish tra Inter e Roma: “A chi andrà lo scudetto? Per me non cambia niente – chiude Lippi – Avere un punto di vantaggio in classifica è importante.

Chi sta lì non dipende dagli altri”. Ma per il ct non sarà decisiva la prossima giornata.