Coppa America: il trionfo di Tabarez

Pubblicato il 25 Luglio 2011 - 20:56 OLTRE 6 MESI FA

BUENOS AIRES, 25 LUG – Il soprannome non viene dal nulla. Quel 'Maestro' che ormai da anni lo accompagna, Oscar Tabarez se l'e' guadagnato sulle panchine di club come Peñarol, Boca Juniors e Milan. Ma anche prima, quando il ct campione dell'Uruguay campione della Coppa America faceva il maestro nelle scuole di Montevideo.

E proprio in quei lunghi anni – si sottolinea oggi in Uruguay – Tabarez insegnava ai ragazzini gli stessi valori che trasmette ormai da tempo ai vari Diego Forlan e Luis Suarez nella 'Celeste'.

Tabarez ha condotto il suo paese nella storia consacrandolo con 15 trofei come la piu' grande nazione calcistica del continente, piu' in alto delle super-potenze Brasile ed Argentina: dove oggi si guarda a Montevideo con ammirazione e invidia, soprattutto a Buenos Aires.

Solidarieta', caparbieta', coraggio, grinta, umilta' e dedizione non per caso sono alcuni degli aggettivi piu' usati dai media per descrivere le caratteristiche dell'Uruguay.

Fedele al suo stile, Tabarez ha risaltato il modo in cui e' stata ottenuta la vittoria ancor piu' della vittoria in se': ''la maggiore soddisfazione e' il cammino piu' del risultato finale''. Nessuno puo' obbiettargli oggi mancanza di coerenza o falsa modestia in queste parole, degne di una strofa del tango che impera in Argentina ma anche in Uruguay.

Ovunque e' stato il 'Maestro' ha lasciato il segno della sua filosofia. Al Milan come al Boca lo ricordano ancora oggi come un signore, cosi' manifestamente onesto che non gli si poteva recriminare la mancanza di risultati, solo prenderne atto.

''Il risultato e' potere. Per conservarlo bisogna produrre risultati. Progredire, e quindi essere progressisti, vuol dire superare la gabbia del risultato'', disse anni fa, dopo aver dovuto abbandonare la panchina rossonera. Anche per questo oggi rivendica il fatto che ''la vittoria in Coppa America e' stata frutto delle causalita' e non della casualita''. Il punto di partenza del suo lavoro e' stato il 2006 ''quando decidemmo istituzionalizzare le selezioni per restituirgli un'identita' e lavorare soprattutto con i giovani'', ha ricordato il 'Maestro', che pare non particolarmente scosso dal trionfo 'Celeste'.

Nelle dichiarazioni che fin da ieri non ha smesso di rilasciare ha sempre mantenuto l'aspetto avuto anche nelle fasi piu' brutte della sua carriera, quando per esempio l'anno scorso l'Uruguay ha rischiato alle eliminatorie di perdere il treno per il Sudafrica.

Anche oggi a Montevideo, Tabarez era sereno e sorrideva appena un po' di piu', senza nascondere pero' l'orgoglio di essere nato in Uruguay, un paese che fa della disciplina e dell'ordine una bandiera, e non solo nel calcio. Brasiliani ed argentini non dormono sonni tranquilli. Sulla scia della goleada di ieri contro i tosti paraguaiani, il 'Maestro' ha infatti lanciato un messaggio chiarissimo: ''Adesso torneremo a lavorare con i giovani in cerca di ragazzi da portare con i grandi: cosi' come Forlan, Suarez o Coates c'e' da tirare fuori ancora molto''. I due 'big' del calcio sudamericano sono avvertiti.