Daniele Belardinelli, chi era il tifoso morto: dallo schiaffo a Sogliano ai due Daspo ricevuti

di Redazione blitz
Pubblicato il 27 Dicembre 2018 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA
Daniele Belardinelli

Daniele Belardinelli, chi era il tifoso morto: dallo schiaffo a Sogliano ai due Daspo ricevuti

ROMA – Daniele Belardinelli, il tifoso morto negli scontri tra tifoserie prima di Inter-Napoli del 26 dicembre, era uno dei capi della curva Nord del Varese, tifoseria da sempre gemellata con quella dell’Inter.

Belardinelli, 35 anni, conosciuto come “Dede”, era il punto di riferimento per gli ultrà del Varese, i Blood & Honour, nati nel 1998, il cui nome si rifà a un’organizzazione neonazista. Nove anni dopo la fondazione, lui era già leader di questo gruppo che aveva guidato anche l’11 novembre del 2007 nella protesta inscenata contro la polizia fuori dallo stadio Franco Ossola, al termine della partita di Serie C2 Varese-Lumezzane. Gli ultrà di casa avrebbero voluto che la gara non si giocasse per dare un segnale forte dopo l’omicidio del tifoso della Lazio Gabriele Sandri, avvenuto nella mattinata dello stesso giorno nell’autogrill di Badia al Pino, lungo l’autostrada A1, per un colpo sparato dall’agente della polizia stradale Luigi Spaccarotella.

I Blood & Honour avevano chiesto a Sean Sogliano, all’epoca direttore sportivo del Varese, di non far disputare l’incontro e la tensione non mancò visto che fu proprio Belardinelli a colpire il dirigente con uno schiaffo al volto. Il capo ultrà, identificato a conclusione di indagini condotte dalla Divisione Anticrimine della Questura di Varese, ricevette un Daspo di 5 anni con obbligo di firma.

Non fu però l’unico episodio in cui fu coinvolto Belardinelli. Nel 2012 aveva ricevuto dal questore di Varese un altro Daspo per cinque anni, perché protagonista negli scontri durante una partita amichevole Como-Inter, finita con due ore di guerriglia urbana.

Daniele Belardinelli era sposato, padre di due figli, nel Varesino era conosciuto anche per i suoi successi con la Fight Accademy di Morazzone nella “scherma corta”. Campione in tutte le specialità di gara, “coltello”, “giacca e coltello” e “capraia”. Belardinelli era socio di una ditta di pavimentisti e piastrellisti con sede nel Canton Ticino.

“Amava il calcio, ma non ne parlavamo molto perché io tifo Juventus e lui tifava Inter, non so cosa dire, era un ragazzo solare”. Sono le parole di uno zio. “Ci incontravamo ogni tanto perché tutti e due lavoravamo nell’edilizia – ha proseguito lo zio -. Non so cosa sia successo, ho saputo la notizia dal telegiornale”.