Derby all’Inter, decide Samuel. Napoli e Juve a braccetto. Milan, è notte fonda

Pubblicato il 7 Ottobre 2012 - 22:45 OLTRE 6 MESI FA
Walter Samuel (Ansa)

ROMA – Una zuccata di Samuel dopo tre minuti e poi un muro difensivo che regge agli assalti del Milan: così l’Inter di Stramaccioni, in versione difesa (tanta) e contropiede (pochini), si porta a casa il derby di Milano che gli consente di tenersi il terzo posto insieme alla Lazio. Lassù in vetta, invece, ci sono sempre la Juventus (vittoriosa a Siena) e il Napoli che nell’altro posticipo serale vince 2-1 soffrendo contro l’Udinese.

Milan-Inter. L’Inter parte fortissimo e la pressione da i suoi frutti dopo appena 3 minuti quando Samuel è il più veloce di tutti a saltare su un cross di Cambiasso. Abbiati non può che raccogliere il pallone in fondo alla rete. Il gol a freddo non scuote il Milan. E’ l’Inter, invece, per altri 10 minuti a proporre gioco e occasioni. Il Milan, invece, esce dal torpore e dallo shock solo attorno a metà tempo.

Ma è negli ultimi minuti prima del riposo che il clima si fa incandescente: al 39′ Bojan lancia Emanuelson che viene anticipato in uscita da Abbiati, la palla capita sui piedi di Montolivo che segna dalla distanza. L’arbitro Valeri, però, vede un discutibile fallo di Emanuelson su Abbiati e annulla. Sul campo la sensazione è un’altra: Abbiati esce, anticipa Emanuelson e poi gli cade sopra. Di fallo non sembra esserci neppure l’ombra.

Altro piccolo giallo anche sul finale del tempo quando Juan Jesus, già ammonito tocca duro Emanuelson. Valeri sembra fischiare la punizione e invece fischia solo la fine del primo tempo che si chiude tra le proteste dei rossoneri. La superiorità numerica, però, per il Milan arriva in avvio di ripresa quando Nagatomo, già ammonito, tocca il pallone con la mano. Stramaccioni è costretto a ridisegnare l’Inter: fuori Cassano e dentro Pereira. Con l’uomo in più però il Milan trova coraggio e comincia una pressione continua. Allegri gioca la carta Robinho ma i più pericolosi restano Bojan ed El Sharawy.

La pressione del Milan sale di tono ma manca la precisione: nel giro di pochi minuti prima Bojan scivola al momento del tiro a botta sicura, poi Pazzini subentrato a El Sharawy non trova la deviazione sotto porta. Attorno alla mezz’ora è assedio, con l’Inter che si affida solo a qualche sporadico contropiede. Il Milan preme fino alla fine, chiede anche un calcio di rigore che non arriva ma la muraglia interista regge: Stramaccioni si conferma uomo da derby e l’Inter rimane in scia di Juve e Napoli. Per i rossoneri, invece, è notte fonda: la classifica è allarmante, il gioco dà segnali di miglioramento ma se non ci pensa El Sharawy non segna nessuno. Troppo poco per una squadra che era abituata a Ibrahimovic.

Nell’altro posticipo il Napoli tiene il passo della Juventus battendo 2-1 l’Udinese. Per la squadra di Mazzarri sono punti d’oro perché arrivano contro un avversario in ripresa e arrivano sotto pressione, con la necessità di vincere sapendo già del risultato della Juve. Ad aprire la partita è Hamsik alla mezz’ora, quindi in chiusura di primo tempo arriva il pareggio di Pinzi. Per i friulani non c’è neppure il tempo di esultare perché Pandev subito prima del riposo ristabilisce le distanze.

La Juventus passa il suo ennesimo esame di maturità andando a vincere 2-1 anche a Siena. Maturità non tanto per il livello dell’avversario quanto perché la Juve ha saputo vincere una partita soffrendo, senza giocare il suo miglior calcio. Una partita che anche la splendida Juve dell’anno scorso avrebbe forse pareggiato. Quest’anno no: i bianconeri non “finiscono” mai e trovano risorse inaspettate anche nella difficoltà. Così il Siena, freddato dal gol di Pirlo su punizione e bravo a rimettersi in parità con Calaiò, deve arrendersi al tiro di Marchisio a 10 dalla fine.

Alla Juve resta il primato e la certezza di solidità, al Siena l’amarezza per una partita che non meritava di perdere e la rabbia dell’allenatore Cosmi espulso per proteste perché chiedeva l’espulsione di Chiellini. Espulsione che non sarebbe stata affatto scandalosa.

La Lazio a Pescara si conferma terza forza del campionato passeggiando in casa degli abruzzesi e vincendo 3-0. Per consegnare la partita agli archivi bastano i primi 30 minuti, quelli che bastano ai biancocelesti per portarsi sul 3-0. Ad aprire le marcature è una punizione imparabile di Hernanes, poi ci pensa Klose a chiudere la gara con una doppietta. Complice, però, la difesa del Pescara: tempi sbagliati, marcature larghe, buchi non da serie A. Sta di fatto che alla fine Petkovic gongola e si gode un terzo posto meritato.

Sale anche la Fiorentina, che supera di misura 1-0 il Bologna. A decidere la partita è un gol in apertura di Jovetic. Poi i viola costruiscono tanto gioco, sfiorano più volte il raddoppio ma non riescono a chiudere la partita. A fine gara a Montella viene chiesto se manchi un centravanti. La realtà è diversa: oggi la Fiorentina aveva in campo anche Toni ma Jovetic, con i suoi 5 gol, è secondo solo a Cavani.

Si rilancia, dopo la sberla di Bologna, anche il Catania di Maran che vince in casa 2-0 con il Parma. La partita si mette subito bene per i siciliani che segnano dopo meno di un minuto grazie a Gomez. A quel punto il Parma reagisce, si mette nella metà campo del Catania e ottiene una serie di calci d’angolo. I rossoblù, però, hanno il merito di tenere e aspettare la svolta che arriva prima con l’espulsione di Benaluane e poi con il raddoppio di Bergessio a 10 minuti dalla fine. Per il Catania il passaggio a vuoto è archiviato, per il Parma, invece, la classifica si fa preoccupante: solo sei punti. Senza le penalizzazioni sarebbero in piena zona retrocessione.

Stecca in casa invece il Torino che non riesce a ripetere l’impresa di Bergamo andando a perdere 1-0 in casa col Cagliari della nuova coppia Pulga-Lopez. Sono i granata a fare la partita e a tentare di sbloccarla ma senza esito. Nella ripresa, invece, il Cagliari piazza l’affondo decisivo: Astori scarica in porta e Gilk si oppone con il braccio. Sul dischetto Nenè non perdona. Per il Cagliari è ossigeno puro: 3 punti che la tolgono dal fondo classifica aspettando di vedere cosa sarà del ricorso di Cagliari-Roma. Per il Torino c’è un evidente problema di continuità.

Nell’anticipo delle 12:30, invece, la Roma ritrova almeno i punti e la porta inviolata battendo 2-0 l’Atalanta in casa. Risultato che fa morale e classifica ma che non mancherà di far discutere. Perché Zeman fa scelte “forti”: tiene fuori Burdisso e soprattutto Osvaldo e De Rossi. Scelta tecnica, la versione di Trigoria,  ma con malizia non si può non pensare a quanto raccontato da alcuni giornali dopo il disastro di Juventus-Roma. Si è scritto (e poi sono arrivate le smentite), di discussioni tra De Rossi e Zeman. Si è scritto (e poi sono arrivate le smentite) di una nuova lite tra Osvaldo e Lamela. Sta di fatto che contro l’Atalanta De Rossi e Osvaldo la partita la guardano dalla panchina, senza neppure alzarsi per il riscaldamento.

Quanto alla gara il 2-0 non è risultato del tutto sincero: non lo è perché all’Atalanta viene annullato un gol regolare, ma non lo è soprattutto perché i bergamaschi, nel primo tempo, creano almeno quattro nitide palle gol prima di incassare il gol di Lamela servito con un cuccchiaio sopraffino da Totti. Nella ripresa la Roma è messa meglio in campo, l’Atalanta punge meno e arriva anche il raddoppio con Bradley. Soprattutto per Zeman arrivano punti e ossigeno: ma la serenità è un’altra cosa.

Nel primo anticipo di sabato, invece, la Sampdoria cede 2-1 al Chievo a Verona. La partita non è il massimo dal punto di vista dello spettacolo e non a caso i tre gol arrivano da tre errori difensivi. Clamoroso e decisivo quello di Romero nel finale: tiro abbastanza innocuo di Di Michele su cui il portiere argentino interviene morbido e a mani aperte con la palla che si infila beffarda in porta.  Per Corini, alla prima sulla panchina del Chievo, va bene così: debutto con vittoria e festeggiamento sotto la curva. Per Ciro Ferrara, invece, un’occasione per riflettere: da Verona con un po’ di concentrazione in più si poteva uscire con almeno un punto che avrebbe fatto classifica.

Sempre sabato nel primo anticipo Genoa e Palermo pareggiano 1-1, risultato da bicchiere mezzo pieno per entrambe. Il Genoa si può accontentare perché il pari arriva in rimonta con Borriello che pareggia nella ripresa il gol di Giorgi, al secondo centro consecutivo. Il Palermo ottiene il secondo risultato utile consecutivo, esce imbattuto in trasferta, fa un piccolo passo in avanti dopo un inizio di stagione da incubo. Poi c’è la parte vuota del bicchiere, Genoa e Palermo non “svoltano”: i grifoni restano nel limbo di metà classifica, i siciliani restano in piena bagarre retrocessione.