Euro 2012, che numeri la Germania. Sale anche lo “spread calcistico”

Pubblicato il 27 Giugno 2012 - 11:18 OLTRE 6 MESI FA
Germania_Grecia_Euro_2012

L'esultanza della Germania contro la Grecia (LaPresse)

CRACOVIA (POLONIA) – Negli ultimi anni lo spread è salito. Accanto al differenziale di rendimento fra Bund e Btp è cresciuto anche quello fra il “Fussball” e il calcio: il pallone, fra investimenti nel calcio giovanile, rinnovamento degli stadi e risultati europei delle squadre di club, è rimbalzato come i titoli di Stato.

Ed è anche per questo che, sulla carta, la sfida fra Germania e Italia vede i tedeschi favoriti. Da una parte c’è il percorso netto della squadra di Joachim Loew: 30 punti in dieci partite nelle qualificazioni, nove nelle tre del girone, un quarto di finale vinto senza patemi. Dall’altra il calcio italiano che arriva da un Mondiale disastroso e che la Nazionale sta cercando di risollevare dalle sue mille difficoltà.

Uno dei principali segnali dello spread è il fattore “J”. La Jugend, la gioventù, e’ uno dei punti di forza della Nazionale tedesca. La squadra di Loew ha un’età media di 24 anni e 11 mesi contro i 28 anni e 3 mesi della squadra italiana. Tredici giocatori tedeschi hanno meno di 24 anni, contro tre in quella azzurra. Due dei quali, Ogbonna e Borini, non sono mai scesi in campo; mentre Ozil, Hummels, Boateng e Mueller sono protagonisti. Otto giocatori italiani sono trentenni, solo uno, l’amuleto Miro Klose, ha passato la trentina fra i tedeschi.

Per trovare i motivi di questo “baby boom” bisogna risalire agli Europei del 2000. La Germania, guidata dal quasi quarantenne Matthaeus, uscì di scena senza vincere nemmeno una partita nei gironi e prendendone tre dal Portogallo. La Federazione decise di intervenire e mise in piedi il sistema dei centri federali: ce ne sono 17 sparsi per il Paese, che pescano i giovani migliori e li crescono. I risultati sono arrivati: la Germania è una superpotenza nel calcio giovanile e la generazione dei giocatori formati dopo Euro 2000 ha preso in mano la Nazionale. Senza contare che c’è già un gruppo di ancora più giovani, pronti a contendere loro il posto. Fra i 23 di Loew ce ne sono quattro nati negli anni Novanta, quando il Muro di Berlino era già caduto. La “Junge Wilde”, la gioventù selvaggia, gioca, peraltro, con regolarità in Bundesliga. Un campionato che negli ultimi anni è cresciuto parallelamente all’arretramento della serie A, alla quale, infatti, ha soffiato la quarta qualificazione in Champions League.

Ranking Uefa alla mano (quella cervellotica classifica che tiene conto dei risultati delle squadre di una nazione nelle coppe europee), negli ultimi cinque anni le tedesche hanno sempre fatto meglio delle italiane, scavando un solco fra la terza posizione della Germania e la quarta (peraltro insidiata da Portogallo e Francia) dell’Italia. Ci vorranno anni, e soprattutto una rapida inversione di tendenza, per pensare di scavalcarla. Il calcio tedesco funziona anche a livello economico: Riccardo Montolivo ha metà della famiglia tedesca e lo conosce bene. “Loro hanno ragionato più a lungo termine soprattutto dal punto di vista delle infrastrutture e degli stadi. E’ questo che ha fatto la differenza, anche dal punto di vista economico. Sono riusciti a mettere a proprio agio il tifoso allo stadio, e questo crea indotto per tutto il movimento”.