Europa League, Lazio e Milan agli ottavi. Fuori Napoli e Atalanta

Pubblicato il 22 Febbraio 2018 - 23:38 OLTRE 6 MESI FA
Europa League, Lazio e Milan agli ottavi. Fuori Napoli e Atalanta

Europa League, Milan agli ottavi (foto Ansa)

ROMA – Gioie e dolori per le italiane in Europa League. Lazio e Milan si sono qualificate per gli ottavi di finale, Napoli e Atalanta hanno salutato l’Europa.

Lazio travolgente

La Lazio accede a mani basse agli ottavi di Europa League, al termine di una sfida con la Steaua Bucarest che nei fatti all’Olimpico non c’è mai stata. Abissale il divario tecnico tra le due formazioni, oltre quello che dice il 5-1 finale, con i rumeni zavorrati da una linea difensiva a dir poco imbarazzante. Unica soddisfazione essere riusciti a segnare il primo gol in trasferta contro una squadra italiana, dopo sei tentativi falliti. Per il resto la Steaua ha fatto davvero poco per meritarsi di restare in Europa, surclassato in ogni parte del campo. Dopo 35 minuti l’1-0 dell’andata era già ribaltato, con Immobile e Felipe Anderson ad imperversare a fare danni nell’area avversaria. C’è da chiedersi come la Lazio sia potuta tornare da Bucarest senza nemmeno un gol all’attivo. Se il primo tempo si fosse chiuso con uno scarto doppio nessuno dei 10 mila tifosi giunti da Bucarest avrebbe potuto recriminare alcunché. Oltre alle tre reti, tra il 18′ ed il 21′ la Lazio crea altrettante occasioni sprecate per un soffio, due volte con Immobile (la seconda clamorosa, un rigore in movimento calciato a lato) ed una da Parolo. A termine di un altro paio di folate offensive biancocelesti è Vlad a metterci una pezza. Felipe Anderson è assolutamente incontenibile per la linea difensiva dello Steaua, che davanti alle discese del brasiliano si apre come il Mar Rosso al cospetto di Mosè. Il numero 10 non solo innesca i compagni, ma va anche al tiro, con Vlad a togliere la palla da sotto la traversa al 35′. Lo stesso minuto in cui Bastos – entrato al posto di Caceres fermato da un problema al ginocchio sinistro – di testa realizza il 2-0, dopo che Immobile aveva sbloccato al 7′, capitalizzando al meglio un bel lancio di Lulic nell’area piccola. E ancora Ciro firma il 3-0 (43′), servito da Felipe Anderson al termine dell’ennesimo affondo tra le tenere linee rumene. In avvio di ripresa, Nicolae Dica cambia qualcosa, rimescola le carte, ma al 6′ incassa il 4-0 con Felipe Anderson che, stufo di servire ai compagni palloni d’oro, stavolta fa tutto da solo e batte Vlad con un diagonale angolato. Partita virtualmente terminata e Lazio che bada soprattutto a controllare le sporadiche ripartenze dello Steaua. Ma Immobile ancora non è sazio ed, al 26′, firma la sua personale tripletta. Su una delle rare sortite in avanti il lentissimo Gnohere, autore dell’unica rete dell’andata, grazie ad un rimpallo fortunoso dopo l’unica parata di Strakosha, realizza la rete della bandiera rumena, buona solo per aggiornare il tabellino. Avanza in Europa la Lazio, che sembra aver superato il momento più critico della stagione.

Napoli sfiora impresa

A un passo dal miracolo. Il Napoli vince a Lipsia ma si ferma sul 2-0. Sarebbe bastato un altro gol per ribaltare la situazione e ottenere una clamorosa qualificazione agli ottavi di finale di Europa League. Gli azzurri ci provano fino all’ultimo, con il cuore, con la forza di volontà, con la passione, sostenuti al di là della ragione da un manipolo di tifosi arrivati dall’Italia e da altri residenti in Germania. Ma sulla linea del traguardo i tedeschi la spuntano grazie al vantaggio acquisito all’andata. Sarri fa a meno dall’inizio di quattro titolari (Hysaj, Kouibaly, Jorginho e Callejon), ma la squadra è equilibrata e vogliosa di dimostrare che la sconfitta dell’andata non dimostra la superiorità dei tedeschi. L’allenatore del Lipsia, Hasenhuttl deve rinunciare a Keita a centrocampo e Orban in difesa, due dei suoi uomini più rappresentativi. Le difficoltà della squadra di casa, rispetto alla partita d’andata, si vedono chiaramente, tanto è vero che tranne che in occasione di un colpo di testa di Tonelli che manda il pallone a sbattere sulla traversa della porta di Reina, non riescono praticamente mai a rendersi pericolosi. Gli azzurri vanno in vantaggio nel primo tempo con Zielinski e nella ripresa, nonostante facciano registrare una costante superiorità sugli avversari, che tengono quasi sempre schiacciati nella propria metà campo, trovano il raddoppio troppo tardi. La rete di Insigne, che rimette tutto in discussione, arriva infatti soltanto al 40′. Rimangono da giocare solo 5′ e altri 4′ di recupero. Troppo poco perché il miracolo si avveri. I partenopei si riversano in attacco con la forza della disperazione, ma il Lipsia si difende con ordine, sia pure con qualche apprensione. Tranne che con un tiro sbilenco di Callejon da buona posizione e una conclusione di testa di Tonelli, bloccata dal portiere avversario, gli azzurri non riescono ad avvicinarsi pericolosamente alla porta del Lipsia. Rimane la buona prova degli uomini di Sarri che però acuisce la delusione, se solo si ripensa alla gara di andata della settimana scorsa al San Paolo. I gol subiti negli ultimi minuti si rivelano alla fine decisivi, anche se complessivamente il Napoli dimostra di essere superiore ai tedeschi per organizzazione di gioco e anche per individualità tecniche.

Milan vince sempre

Si allungano l’orizzonte del Milan in Europa League e quello di Gattuso sulla panchina rossonera. Dopo il 3-0 in casa del Ludogorets, a San Siro senza troppi patemi e con un gol di Borini arriva la qualificazione agli ottavi (8-15 marzo) contro l’avversario che uscirà domani dall’urna di Nyon. Può capitare anche la Lazio e sono quasi tutti temibili, fra Arsenal, le tedesche Lipsia e Borussia, le spagnole Atletico Madrid e Atletico Bilbao, le russe Cska, Lokomotiv Mosca e Zenit, le francesi Lione e Marsiglia, ma anche Dinamo Kiev, Sporting Lisbona, Plzen, e Salisburgo. Intanto, alla vigilia di una settimana chiave per il Milan (Roma, semifinale di coppa Italia con la Lazio e derby) Gattuso incassa un nuovo attestato di fiducia da parte della società, che ha il sapore della conferma per l’anno prossimo. “Non immagino un Milan senza Gattuso”, ha detto poco prima della partita il ds Mirabelli, definendo l’ex mediano “un allenatore nato grande” e chiarendo di non averlo mai definito un traghettatore. Lo status in realtà è cambiato di partita in partita e dopo 11 risultati utili di fila è facile pensare che prima o poi verrà ritoccato il contratto dell’allenatore, che già dura fino al 2019 ma è il meno costoso della Serie A. “Lavorando dal primo giorno – ha aggiunto Mirabelli – potrebbe dare ancor di più alla squadra”. In tre mesi l’ha rigenerata, le ha dato anima, identità e ordine tattico, martellando i giocatori in allenamento e partita. Anche in una sfida sostanzialmente senza storia come quella con il Ludogorets, Gattuso non si è placato un attimo davanti alla stessa panchina teatro sette anni fa della zuffa con Joe Jordan, nell’ultima apparizione europea a San Siro dell’ex mediano. Molte osservazioni sono per André Silva, che non sfrutta la chance da titolare. Il portoghese è osservato speciale, “l’unico che manca all’appello” in questa stagione, ammette Mirabelli. E non risponde presente nemmeno questa volta, prolungando l’astinenza da gol che dura dal 23 novembre. Nella sua partita c’è una sponda di petto nel vuoto, un colpo di tacco per liberare la propria area, un tiro in porta non temibile, qualche dribbling senza profitto e poco altro. E’ impietoso il confronto con Cutrone, per una sera adattato da esterno del tridente: sempre nel vivo dell’azione, pronto a rincorrere ogni pallone, il ventenne di Como al 21′ si inventa anche l’assist per il quarto gol stagionale di Borini. Nel turnover rossonero, delude anche Locatelli da regista, mentre si fa trovare pronto nell’unica occasione pericolosa del Ludogorets Antonio Donnarumma, di nuovo in porta dopo le prodezze nel derby di fine dicembre. Gattuso risparmia l’ultima mezzora a Kessie e Cutrone, dando spazio a Mauri e Kalinic, che non ha combinato granché ma subendo falli si è reso più utile di André Silva.

Atalanta beffata

Un mezzo infortunio di Berisha a sette dal 90′ e Schmelzer può fare pari e patta con l’apripista Toloi: il cammino dell’Atalanta in Europa League si ferma ai sedicesimi nella notte piovosa e fredda del Mapei stadium, agli ottavi in virtù del 3-2 dell’andata ci va un Borussia Dortmund pratico ed essenziale. Al 4′ Cristante accompagna l’avanzata di Spinazzola e scodella per Ilicic cui non riesce la rovesciata spalle alla porta, ma la palla resta buona per Hateboer che tocca all’indietro per l’accorrente de Roon al limite: conclusione alta. All’11’ basta l’uscita a vuoto di Buerki sul secondo tiro dalla bandierina a favore per trovare il vantaggio, proprio con Toloi, autore dei disimpegni sbagliati che erano costati all’andata la contro-rimonta di Batshuayi, stavolta lesto a infilare a porta sguarnita con Caldara a servirlo di schiena. I tedeschi vedono l’area bergamasca solo per ipotesi, vedi controllo sbagliato di Schuerrle al 21′ su cross di Piszcezk, favorito da un recupero di Goetze su un alleggerimento errato di De Roon in orizzontale, e l’undici di Gasperini prende campo quanto e come vuole. In capo a sei minuti, infatti, il ‘Papu’ pesca la svettata di Cristante, solo davanti al portiere ospite, con una palombella dalla trequarti, ma la mira del jolly tattico nerazzurro è appannata. Non combina meglio Schuerrle dal limite un giro di lancetta più tardi, mentre oltre la mezzora il forcing della squadra di Stoeger produce un paio di pericoli da allarme rosso. Al 32′ la botta di Schuerrle viene respinta da Berisha, Masiello atterra Pulisic sul lato corto e la punizione di Goetze genera palla in uscita e filtrante di ritorno dell’ala sinistra per lo stesso trequartista che insacca in posizione di fuorigioco. Due minuti e De Roon rischia l’autogol provando a rimediare al suo stesso “buco” su Batshuayi con un tocco indietro a Berisha che sfiora il palo. Nella ripresa l’Atalanta appare poco disposta a concedere un possesso comunque sterile e va immediatamente vicina al bis con Freuler e Gomez: il tiro da fuori del primo diventa un suggerimento involontario al secondo che però non ci arriva. Tra 9′ e 11′ provvidenziale Toprak nell’alzare in corner un conato di Caldara e quindi nell’anticipare il ‘Papu’ sulla puntata di Ilicic dopo una serpentina. Il ritorno di fiamma del Borussia, che dopo Schmelzer al posto di Toljan opta per Reus per Pulisic, non genera altro che quattro tiri dalla bandierina di fila: su quello del nuovo entrato al 17′ ci prova proprio il terzino, ma Gomez di spalle non lascia passare un fiato. Ma ci sono anche i brividi per il dribbling di Batshuayi su De Roon con sinistro da posizione defilata bloccato a terra da Berisha (29′) e per un destro largo dall’altra parte di Reus, forse l’unico pallone fatto passare dal match winner mancato. Al 34′ altra fiondata secca di Ilicic che apre per Gomez, sul cui sinistro ravvicinato Buerki stavolta è impeccabile. È Berisha a salvare capra e cavoli sul rigore in movimento al 36′ di Schuerrle, a rimorchio di Reus, ma due giri di lancetta dopo lo stesso numero 1 combina il pasticcio sul destraccio di quest’ultimo respingendo con mano e ginocchio sullo smarcatissimo Schmelzer che infila l’1-1. Di là era già entrato Isak per Dahoud, per Gasperini inutile la doppia mossa Petagna-Cornelius per de Roon-Toloi. Finisce qui, e pazienza se il sogno è finito maluccio.