Fernando Ricksen, ex calciatore olandese, è morto a 43 anni per colpa della SLA

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Settembre 2019 - 16:57 OLTRE 6 MESI FA
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Fernando Ricksen con la maglia dei Rangers

ROMA – La Sla fa un’altra vittima nel mondo del calcio. E’ morto a 43 anni l’olandese Fernando Ricksen, ex difensore olandese di Alkmaar, Glasgow Rangers e Zenit San Pietroburgo, stroncato dalla sclerosi laterale amiotrofica contro cui combatteva da diversi anni. A dare il triste annuncio in un comunicato è stato il club scozzese con il quale Ricksen ha giocato per sei stagioni, vincendo due campionati e due coppe nazionali e diventando un beniamino dei tifosi.

Nel 2006 aveva lasciato i Rangers per trasferirsi allo Zenit in Russia, dove ha vinto un campionato, una Coppa Uefa e una Supercoppa europea. La Sla gli era stata diagnosticata nel 2013. Lo scorso giugno, Ricksen aveva dato sui social gli ultimi aggiornamenti non positivi sulla sua condizione di salute: “Il 28 giugno terrò la mia ultima serata di beneficenza. Per me sta diventato molto difficile andare avanti -aveva scritto l’olandese-. Facciamola diventare una grande serata. Un saluto, Fernando”. Ricksen aveva infatti creato una fondazione a suo nome per aiutare economicamente i malati di Sla.

Ricksen lascia sua moglie Veronika e sua figlia Isabella. “Siamo tutti distrutti dalla morte di Fernando. Ha combattuto coraggiosamente contro una terribile malattia e i nostri pensieri sono con la sua famiglia”, sono le parole di cordoglio di Stewart Robertson, ad dei Rangers. “Fernando -ha aggiunto- non sarà mai dimenticato dai suoi compagni di squadra e dai tifosi dei Rangers. Il suo posto nella nostra storia è assicurato” (fonte AdnKronos).

Fernando Ricksen ultimo di una lunga lista, i calciatori si ammalano più degli altri di SLA.

I calciatori professionisti si ammalano di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) mediamente molto di più rispetto alla popolazione generale, addirittura 6 volte se di alto livello, di serie A. Quello che per molti era solo un sospetto, reso più evidente dalla popolarità del calcio, è ora confermato da uno studio epidemiologico che ha utilizzato un ‘database’ particolare: la collezione delle figurine Panini, le stesse passate di mano negli ultimi decenni del secolo scorso fra migliaia e migliaia di ragazzini sognanti a caccia del ritratto del proprio idolo del pallone.

Lo studio, presentato negli Usa, a Philadelphia, al meeting annuale dell’American Academy of Neurology, è stato condotto da Ettore Beghi ed Elisabetta Pupillo, ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano, in collaborazione con Letizia Mazzini dell’Ospedale universitario di Novara e Nicola Vanacore dell’ Istituto Superiore di Sanità. E la ricerca è partita con i nomi dei calciatori presenti nelle collezioni di figurine Panini, a partire dalla stagione 1959-1960 fino a quella del 1999-2000, in cui risultavano coinvolti 23.875 calciatori di Serie A, B e C, seguiti fino al 2018 dai ricercatori dell’Istituto Mario Negri.

Nel periodo considerato dallo studio sono stati accertati 32 casi di Sla. I più colpiti risultano essere i centrocampisti: 14; più del doppio degli attaccanti: 6; mentre i difensori sono stati 9 e i portieri 3. “Ciò che la nostra ricerca conferma – spiega Ettore Beghi – è che il rischio di Sla tra gli ex-calciatori è circa 2 volte superiore a quello della popolazione generale.

Analizzando la Serie A, il rischio sale addirittura di 6 volte, ma la vera novità consiste nell’aver evidenziato che i calciatori si ammalano di Sla in età più giovane rispetto a chi non ha praticato il calcio. L’insorgenza della malattia tra i calciatori si attesta sui 43,3 anni mentre quella della popolazione generale in Italia è di 65,2 anni”.

“Dati che – commenta Elisabetta Pupillo – potrebbero non essere definitivi perché alcuni casi potrebbero essere sfuggiti alle inchieste giornalistiche e a quelle giuridiche, le fonti principali delle nostre informazioni”.

Un risultato che comunque conferma quello che in tanti avevano solo sospettato, assistendo a questa sorta di epidemia che in Italia ha fatto vittime famose, come Stefano Borgonovo (centravanti del Como, del Milan e della Fiorentina morto nel 2013) che ha anche creato una Fondazione Onlus per aiutare la ricerca su questa malattia.

La Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) è una rara malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni del sistema nervoso centrale. I malati perdono gradualmente il controllo di diverse funzioni vitali, come camminare, respirare, deglutire e parlare. Ma che cosa c’entra il calcio? Per il momento nessuno lo sa.

Se lo chiede anche Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori ed ex centrocampista della Roma e della Nazionale, che ha collaborato con l’Istituto Mario Negri: “La ricerca – dice – da una parte preoccupa e dall’ altra ci invita a porre attenzione a qualsiasi iniziativa che possa aiutare a saperne di più” (fonte Ansa).