Gary Medel: “Paura della Roma? Io? Ma se…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2015 - 09:13 OLTRE 6 MESI FA
Gary Medel (foto Ansa)

Gary Medel (foto Ansa)

ROMA – “Nella mia vita – racconta, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il centrocampista cileno dell’Inter Gary Medel –  fino a un certo punto, ho fatto un sacco di errori. Cazzate. Da piccolo ero un loco , un matto, mi arrampicavo sugli alberi e salivo sui tetti.Una volta sono uscito dal parabrezza della mia macchina lanciata ai 140 all’ora, non avevo la cintura, arrivai all’ospedale e non sentivo più la gamba. E nel quartiere in cui sono nato ho rischiato di buttarmi dentro i traffici di droga: se non ci fosse stata la mia esemplare famiglia, ora non sarei qui”. E la Gazzetta nel titolo dell’intervista riassume così: “Dovrei temere la Roma? Io? Sono uscito da un’auto a 140 all’ora…”.

Mancini disse: «Con 24 Medel e un Messi le vinceremmo tutte». Che squadra sarebbe?
«Bellissima frase, mi ha fatto contento. Ma si gioca in 11… e noi giochiamo per lo scudetto».
Inter-Roma è già una partita per il titolo?
«Lo è. Poi è chiaro che per arrivare in cima devi vincere anche contro le piccole, ma battere la Roma significa non farli scappare e sorpassarli».
Ci descriva la Roma. Ci dica come sta l’Inter.
«Ottima squadra, la Roma. Tosta, gioca a calcio, ha soluzioni, è compatta, ha ritmo, sa tenere il campo. Noi? Noi lottiamo per il titolo ma dobbiamo smetterla di fare certi errori, non si deve più perdere punti come quelli di Palermo».
Chi vota come best player giallorosso?
«Nainggolan. Fa la differenza. Corre, pensa, dà assistenza, vede la porta».
Abbiamo intervistato Dzeko: è bello alto eh?
«E’ bravo, ma ho giocato e mi sono scontrato già con altri tipi alti due metri. Non so perché dovrei avere paura…» (…).
Lei cresce al Barrio Conchalì, Santiago.
«Andavo a giocare a calcio ogni santo giorno, ero sempre per strada, mio padre a volte mi prendeva per un orecchio e mi portava a casa. Lì al campo stavo bene perché c’erano i miei amici ma giravano anche persone non perbene e la droga. Bastava una distrazione per prendere la strada sbagliata. Se non avessi sfondato col calcio forse avrei fatto il trafficante. Puede ser ».
Quell’incidente in macchina (nel 2009) quanto l’ha cambiata?
«Erano le sette di mattina ed ero in Cile, tornavo a casa, avevo dormito poco, il sole davanti agli occhi, fra le altre cose avevo fatto l’errore di non avere la cintura allacciata. Mi addormento, perdo il controllo, sto andando ai 140, volo fuori dal parabrezza e quando mi riprendo sono in ospedale. Comincio a capire qualcosa e a un certo punto mi tocco la gamba. Non la sento più. Paura. Poi, come una magia, arriva il mio procuratore a trovarmi e mi da una pacca su quella gamba. La sento! Un segnale. Cose così ti rendono forti» (…).

In campo c’è chi recita.
«Non sopporto la simulazione, e ne è stato vittima Murillo, e la troppa tattica».
Roma e Napoli sono un gradino sopra l’Inter?
«Credo di sì. Per ora hanno qualcosa in più, ma noi lavoriamo per il sorpasso».
Bisogna credere all’Inter perché?
«Mancio mi piace perché chiede di pressare alto: magari si rischia ma guarda avanti, per vincere. La scorsa stagione abbiamo lavorato per questa e inserito giocatori forti, esperti, mixandoli con giovani importanti. Se eviteremo certi errori arriveremo a livello di Roma e Napoli. Se credo a Champions e scudetto? Sì, non scarto nulla».
Come si batte la Roma nella notte di Halloween?
«Testa, cuore, intelligenza. E huevos ». Palle.
Risultato?
«Voglio giocarla. Mica pensarla».