Genoa-Siena, deferiti club e 16 giocatori. Preziosi: “E’ un’ingiustizia”

Pubblicato il 13 Settembre 2012 - 09:23 OLTRE 6 MESI FA
Preziosi e Marco Rossi durante Genoa-Siena (LaPresse)

GENOVA –  “Io, i giocatori e i tifosi abbiamo subito una violenza da parte di un gruppo di delinquenti. C’è stato un atto di coraggio e di buon senso, non di vigliaccheria, per evitare guai peggiori, e ora arrivano questi deferimenti. Una beffa. Mi chiedo che Italia è”. Il presidente del Genoa Enrico Preziosi ha commentato così la decisione della Procura sportiva di deferire il Genoa – per responsabilità oggettiva – e ben 16 giocatori del club ligure per la vicenda delle maglie consegnate ai tifosi durante il match Genoa-Siena dello scorso 22 aprile.

Preziosi è intervenuto questa sera per telefono a una trasmissione dell’emittente genovese Telenord: “E’ vergognoso dire che i giocatori sono stati dei vigliacchi. Non c’era il volere di sottostare a questi quattro sciacalli, era solamente una questione di buon senso per evitare guai maggiori. Capisco chi dice che non si sarebbe mai tolto la maglia, ma in campo c’eravamo noi. Bisogna avere il coraggio di approfondire ed essere seri. Abbiamo rischiato parecchio, io rischio ancora adesso. Tutti i giorni”.

Preziosi ha ricordato che “era una situazione terribile. Quelli (gli ultrà ndr) sono dei delinquenti che hanno consumato un delitto sotto gli occhi dei giocatori del pubblico e delle forze dell’ordine. Non ci sono altre verità. Qualcuno doveva impedire che si usasse quella violenza. Li c’era lo Stato, i giocatori che hanno subito violenza e il loro capo, io. Insultato”. “Credete che giocatori come Rossi o come Jankovic si possano togliere la maglietta cosi’ davanti al pubblico? Hanno tanto coraggio da vendere che se li sarebbero mangiati tutti i tifosi. Ma c’era bisogno di buon senso. C’erano bambini che scappavano con le mamme e nei filmati si vedono. C’era una situazione di tensione enorme. Mi aspettavo un minimo di buon senso ma leggendo questo dispositivo non ne vedo”. Lo sfogo di Preziosi tocca anche il derby di Roma: “Voglio capire perché col Genoa si usano metodi diversi. A Roma c’è stato un derby bloccato prima dell’inizio con 60 mila persone già sugli spalti che tornano a casa perché un ultrà ha detto che un bambino era morto. Dicendo una balla. Ma di questo cosa è stato detto?”. Alla fine, il presidente ha fatto un appello alla città: “Questa città è ora che si svegli. Perché le sta passando tutto addosso. Perché si continua a consumare il ritornello che al Genoa si può fare tutto e non reagisce. Bisogna dire basta”.

Il Genoa rischia ora da una ammonizione a una penalizzazione di uno o più punti in classifica. Per la Procura i tesserati hanno violato l’articolo 1 del Codice di Giustizia Sportiva, quello che sancisce i principi base dello sport (Le società, i dirigenti, gli atleti, i tecnici (…) – recita la norma – devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva).  I dirigenti e i giocatori rischiano da una ammonizione a una squalifica. La società al momento, però, preferisce non commentare: “Prima vogliamo leggere gli atti”, ha dichiarato l’amministratore delegato Alessandro Zarbano. È probabile che la difesa invocherà la circostanza che i giocatori agirono sotto la minaccia degli ultrà, per evitare conseguenze che avrebbero potuto essere più gravi.

Ecco la lista dei 16 giocatori deferiti, tutti all’epoca dei fatti tesserati per il Genoa: Sebastien Frey, Andreas Granqvist, Marco Rossi, Rodrigo Palacio, Giandomenico Mesto, Cesare Bovo, Juraj Kucka, Alberto Gilardino, Davide Biondini, Luis Miguel Pinto Veloso, Jose Eduardo Bischofe, Valter Birsa, Kahka Kaladze, Jorquera Torres Cristobal, Giuseppe Sculli e Luca Antonelli.