Gianluca Rocchi, storia e carriera: da Renzi ai buuu razzisti a Balotelli

Pubblicato il 6 Ottobre 2014 - 20:43 OLTRE 6 MESI FA
Gianluca Rocchi, storia e carriera: da Renzi ai buuu razzisti a Balotelli

Gianluca Rocchi durante Juventus-Roma (foto Ansa)

FIRENZE – L’uomo del giorno, l’arbitro Gianluca Rocchi si è preso una giornata di stacco vero e proprio: una giornata già programmata, ma sapeva che il suo riposo sarebbe stato segnato dalle turbolenze. Dopo Juventus-Roma solo pochi contatti via sms con gli amici che, magari scherzando tra loro e con lui, commentavano la partita e anche le contestazioni che hanno accompagnato la direzione di gara.

Rocchi, da buon fiorentino, classe 1973, ha risposto sarcastico agli antichi compagni di gioventù con i quali non ha smesso di tenere i contatti: “Grazie, vedo che gli amici sono i primi a sostenermi…”.

Ma chi lo conosce bene dice che dietro lo schermo dell’ironia, l’arbitro è scuro dentro e fuori. Non è uno spavaldo, non si spaventa. Ed è uno che quando sa di avere sbagliato trova il modo di chiedere scusa, come fece con Pioli dopo aver arbitrato una partita dalla quale il Bologna uscì penalizzato.

Ma è anche uno “che ci rimugina”, che ci pensa e si interroga, e lo farà anche questa volta che si trova nel bel mezzo di una tempesta, per ora solo di dichiarazioni. Come quella dell’ex giacchetta nera Casarin che riconduce alle proteste e ai suggerimenti degli assistenti dell’arbitro la sua decisione di “cambiare idea” e dare un rigore sull’episodio del tocco di braccio di Maicon.

Di sicuro a Rocchi in queste ore saranno passati davanti agli occhi come in un film gli episodi più importanti della sua carriera, cominciata da giocatore nelle giovanili della società fiorentina San Michele, la stessa che ha “prodotto” Pablito Rossi e Barzagli. “Ma lui era un po’ lento in campo. Meglio come arbitro – dice un amico – e infatti capimmo subito che era il migliore, un fenomeno”.

Ammirato dallo stesso Matteo Renzi, oggi premier e anche lui, sebbene con due anni di meno, ex arbitro nello stesso periodo degli esordi di Rocchi che, a quanto pare, osservava con attenzione e apprezzamento il più giovane collega. I due, allora poco più che adolescenti, sono poi rimasti in contatto e Rocchi gli regalò, quando era sindaco di Firenze, anche una sua maglia usata nell’arbitraggio di una partita di Champions.

Tra le 165 direzioni di gara in A, ad andare indietro con la memoria, non mancano le giornate storte del fischietto toscano che appena cinque giorni fa, a Londra, in occasione di Arsenal-Galatasaray, aveva solo ammonito Felipe Melo, autore di un’entrata killer sulle caviglie di Alexis Sanchez.

Nell’ottobre 2011, dopo Inter-Napoli (vinta dai partenopei 3-0), Rocchi fece infuriare l’allora presidente nerazzurro Massimo Moratti che lo definì ”scarso, ma talmente scarso che ha rovinato stupidamente una partita che poteva essere bellissima, mi auguro di non ritrovarlo più”, tuonò a fine partita.

Ma Rocchi è anche l’arbitro – primo in Italia – a sospendere una partita per i ‘buu’ razzisti: accade nel maggio del 2013, durante un Milan-Roma quando, il direttore di gara fermò per qualche minuto l’incontro dopo l’ennesimo coro razzista intonato da gruppi di pseudo tifosi contro Mario Balotelli e altri giocatori di colore del club rossonero.

Infine, la corsa per un posto al Mondiale in Brasile, sfiorato di un soffio. Ma questi sono solo ricordi. Ora c’è il presente, più amaro, che Rocchi si sta chiedendo quanto potrà durare. Il futuro, almeno quello prossimo, è però sicuro: ancora giornate divise tra la casa fiorentina con moglie e figli e gli allenamenti quotidiani a Coverciano o anche correndo in strada nell’Oltrarno fiorentino, vicino ai campetti dei primi calci al pallone.