Golf, Zola: “E’ la mia passione”

Pubblicato il 12 Novembre 2010 - 09:34 OLTRE 6 MESI FA

Esonerato dalla panchina del West Ham a maggio, Gianfranco Zola negli ultimi cinque mesi si e’ dedicato alla sua grande passione, il golf, anche al fianco del campione azzurro Francesco Molinari; ma soprattutto sta studiando per essere un allenatore piu’ preparato. ”Il calcio – sorride l’ex campione di Napoli, Parma, Cagliari e Chelsea – sara’ ancora una parte importante mia vita, magari fra un po’. Intanto, dopo quanto successo l’anno scorso, un po’ di riposo e istruzione mi fanno bene”.

Considerato a Londra il piu’ grande giocatore della storia del Chelsea, Zola e’ tornato a Milano per ricevere il premio ‘Il bello del calcio’ in memoria di Giacinto Facchetti. In comune un’unica espulsione in carriera (fantasiosa quella dell’ attaccante ai Mondiali del ’94). Ma non solo. La loro statura fisica ben diversa, ”ma simile e’ il carattere determinato, schivo, con un fondo di lealta’ straordinaria nei confronti degli avversari, dei compagni e soprattutto del pubblico”, osserva il direttore della Gazzetta dello Sport Andrea Monti consegnando il riconoscimento. ”Uno dei primi migranti del pallone”, Zola per Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, e’ ”un gentiluomo, che pur essendo un mago non ha mai usato trucchi”.

Il fantasista sardo si schermisce: ”Ringrazio chi mi ha accostato alla figura di Facchetti, e’ stato un esempio, in campo e fuori”. Un esempio che potrebbe tornare utile anche a campioni del presente. Ad Antonio Cassano, ai ferri corti con la Sampdoria, Zola suggerisce ”di gestire il suo personaggio: se ci riesce puo’ solo primeggiare”. Idem per Mario Balotelli, che ieri ha segnato la sua prima doppietta in Premier League ma e’ stato anche espulso. ”Una esperienza all’estero e’ importante per un giovane come Mario – e’ convinto Zola, che lo ha seguito nell’ Under 21 da vice di Casiraghi – Avra’ l’opportunita’ di crescere e maturare, deve fare un passo avanti”. In serie A Zola ha segnato 90 volte, 20 su punizione, con il Chelsea altre 59. Solo un gol festeggiato con rabbia, quello che fece vincere i Blues nella finale di Coppa delle coppe del 1998, gli altri sempre con moderazione. ”Quando vedevo dei campioni esultare immaginavo come avrei potuto farlo io, ma poi – racconta – quando facevo puntualmente mi dimenticavo di tutto, non riuscivo mai a portare a termine il mio piano…”.

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