Hubner: “Nainggolan? Io fumavo anche nell’intervallo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Agosto 2017 - 15:22 OLTRE 6 MESI FA
Dario Hubner (foto Ansa)

Dario Hubner (foto Ansa)

ROMA – L’ex calciatore Dario Hubner, capocannoniere della Serie A con la maglia del Piacenza nel 2002, intervistato da Radio Cusano Campus, ha detto la sua sulla mancata convocazione in nazionale di Raja Nainggolan: 
“Non penso che un allenatore della Nazionale non convochi un giocatore perchè fuma -ha dichiarato Hubner-. Se una Federazione accettasse questo consiglio da questo mister non penso che sarebbe un bel consiglio. La maggior parte dei giocatori fuma, fumano di nascosto ma fumano. Nelle camere dei ritiri fumano quasi tutti. Poi magari sono bravi a nascondersi”.

In merito al fumo tra i calciatori. “Io quando giocavo fumavo un pacchetto intero di sigarette al giorno -ha affermato Hubner-. Non ho mai nascosto al mio allenatore e ai miei compagni di squadra che fumassi. Fumare fa male, ma non sto uccidendo nessuno, perché dovrei nasconderlo? Fumavo prima e dopo le partite, a volte anche tra primo e secondo tempo. Il grande problema del calcio di oggi sono le foto sui social, Instagram, ecc… Ai miei tempi io fumavo, dicevo che fumavo, sembrava una cosa immonda, invece c’erano altri miei compagni che andavano a ballare e tornavano alle 5 di mattina, ma nessuno sapeva niente e quindi venivano considerati bravi professionisti. Io fumavo, ma mi allenavo bene, andavo a dormire presto. Ripeto, le sigarette fanno male, ma non sono una cosa che ti rovina la carriera”.

Circola in rete un presunto aneddoto raccontato da Ancelotti su Hubner e il suo mancato passaggio al Milan a causa del fumo. “Quell’aneddoto non è vero -ha chiarito Hubner-. E’ finito su internet, ma è una bufala. Su questo o su un’altra bufala del genere ho proceduto per vie legali. Se davvero fossi andato a fumare tra primo e secondo tempo nello spogliatoio del Milan dove ero in prova sarei stato un pazzo. Sono pazzo, ma non fino a questo punto”.

Hubner allenatore. “In questo momento sto facendo fatica anche a trovare una squadra da allenare tra i dilettanti, immaginiamoci tra i professionisti -ha spiegato Hubner-. Ovviamente mi piacerebbe molto, ma devo ancora migliorare e fare esperienza. Da allenatore il primo principio che vorrei assimilassero i miei calciatori è la coesione. Nel calcio di oggi vedo che sta mancando proprio il gruppo. Non c’è più il gruppo di 11 giocatori che vanno in campo e ognuno si sacrifica per i compagni. Non c’è più quell’amicizia che c’era prima negli spogliatoi, lavorerei proprio su questo”.

I prezzi degli attaccanti aumentano sempre di più, quanto varrebbe oggi il Dario Hubner capocannoniere di A. “Il problema è che ero vecchio, avevo 35 anni -ha scherzato Hubner-, quindi non valevo tantissimo. Quello di oggi è un calcio completamente diverso, basta far bene un paio d’anni e dalla Lega Pro ti ritrovi in Serie A e in Nazionale. Una volta per giocare in Nazionale dovevi fare almeno 200 presenze in A”.