Il fallimento della Juve è un fallimento italiano

Pubblicato il 19 Marzo 2010 - 15:25 OLTRE 6 MESI FA

Diego della Juventus

Un disastro: nella sconfitta della Juventus in Inghilterra contro il Fulham ci sono tutti i malesseri e le insicurezze del nostro calcio.

E parlo genericamente di calcio italiano e non di club Juventus perché la difesa bianconera è in gran parte la colonna vertebrale della nazionale di Lippi: e a giudicare non solo dalle amnesie di ieri, ma anche dalla rimonta subita dal Siena, dai risultati ottenuti e dal gran numero di gol subiti, c’è poco da stare allegri.

Tuttavia non mi aspettavo un crollo come quello di ieri sera, assolutamente no; e sono onesto, dopo il gol di Trezeguet ho cambiato canale dando un’occhiata al resto del programma sportivo della serata. Quando mi sono ricollegato Zamora aveva già pareggiato e si era intorno alla mezz’ora. Cannavaro era appena stato espulso: è stato allora che non mi sono più staccato dalla tv interpretando i segnali che arrivavano dal campo cono tono angosciato e sconcertato.

Le folate del Fulham, mica il Real Madrid, erano devastanti ed Etuhu e Zamora (mica Messi e Ibrahimovic) sembrano fuoriclasse difficilmente arginabili; paurose le sbandate della difesa bianconera, in totale balia degli eventi. E per quanto con l’amaro in bocca, devo dire che il Fulham ha giocato la classica partita di una squadra inglese che non ha nulla da perdere: e dunque entusiasmante.

D’altronde i miracoli nel calcio accadono, come si verificano tonfi pazzeschi: ma se da una parte nei miracoli bisogna credere, dall’altra per cadere bisogna quanto meno barcollare. E nel suo caso la Juve ha prima barcollato, e poi mollato. Bisogna anche dire che la vittoria del Fulham è stata del tutto meritata, strameritata. E che la Juventus ha evidenziato nel modo peggiore tutte le assurdità di una stagione costruita malissimo in sede di preparazione, gestita in modo un po’ arruffato da una brava persona che probabilmente diventerà con il tempo un ottimo tecnico (Ferrara) ma che era del tutto impreparata a gestire un’emergenza del genere, e che rischia di concludersi nel modo peggiore con il povero Zaccheroni che, per quanto si affanni a dare una logica e un senso a infortuni, insicurezze e problemi, si trova semplicemente al posto sbagliato e nel momento sbagliato.

Zaccheroni è anche sfortunato, ma ogni tanto ci mette anche del suo: perché l’atteggiamento con cui la squadra si è presentata in campo era stato comunque remissivo e il gol di Trezeguet ha semplicemente nascosto il volto di una squadra pavida e molto, molto sulle gambe. Alcuni giocatori (Melo, Zebina, Cannavaro e Diego in particolare) sono un fascio di nervi e diventerà difficilissimo recuperarli anche dopo una stagione del genere. Stanno perdendo qualsiasi credibilità di fronte a una dirigenza che credibilità dal canto suo non ne ha; e più che altro di fronte a tifosi e soprattutto avversari. Senza contare che la Juve ha seminato l’Italia di giocatori promettenti che si stanno dimostrando decisivi altrove: Palladino, Criscito e Lanzafame solo per citare i casi più clamorosi vendendo Marchionni in modo per me inspiegabile.

Inutile tornare a sottolineare quello che è sotto gli occhi di tutti: la dirigenza juventina, indifendibile, sta trovando il modo e i presupposti per non difendersi neppure da sola. Giustamente sta zitta. Che vuoi dire? Ma il paradosso italiano in Europa è sotto gli occhi di tutti; portiamo ai quarti di finale delle due principali competizioni continentali una sola la squadra, l’Inter, la meno italiana di tutte. Cui chiediamo un miracolo: tenere fuori della porta la Germania che la porta la sta crepando a spallate. Perché se il Bayern, in Champions League, è una cosa, la Germania in Europa League mantiene due squadre su tre, Amburgo e Wolfsburg. E meno male che il Werder è andato a casa.

Insomma… un disastro. Nel maglione dove proviamo a mettere una toppa qualcuno ci sta tagliando le maniche.

Platini? Ma che Platini… guardiamo a casa nostra che è meglio.

Stefano Benzi-Eurosport