Italia in azzurro sogna, lo sport ci riscatta da covid e cattiva politica: non 5 stelle ma la stella d’Italia

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 11 Luglio 2021 - 12:29 OLTRE 6 MESI FA
Italia in azzurro sogna, lo sport ci riscatta da covid e cattiva politica: non 5 stelle ma la stella d'Italia

Italia in azzurro sogna, lo sport ci riscatta da covid e cattiva politica: non 5 stelle ma la stella d’Italia

Italia in azzurro sogna una domenica di riscatto, almeno nello sport. Una domenica così non l’abbiamo mai vista. Perché oggi è il giorno più  azzurro di sempre. Ci giochiamo due super finali nei templi dello sport : Wimbledon e Wembley.

In scena il campione di tennis Matteo Berrettini e la Nazionale di calcio. Il primo italiano ad arrivare in fondo sull’erba dello Slam più prestigioso del pianeta. Cosa mai accaduta in 144 anni di racchette al vento del Tamigi.

E la Nazionale operaia del Mancio, Roberto Mancini, che ha la possibilità di riannodarsi al passato, 53 anni dopo l’unico trionfo azzurro all’Europeo. Rinfrescare insomma il titolo che vinse nel 1968 l’Italia di Valcareggi.

L’Italia invade l’Inghilterra carica di speranze e passione. Ci aspettano due sfide titaniche, sulla carta quasi impossibili.

Ma lo sport è un “mistero buffo”, diceva Gianni Brera e tutto può succedere. Matteo Berrettini affronta Novak Djokovic. Al Roland Garros i due si sono già incontrati e ci sono volute più di tre ore al serbo per piegare la resistenza del gigante romano.

Cose di un mese fa. Oggi Matteo è diverso, migliorato,consapevole e fiducioso nei propri mezzi.Sa che può sognare. Djokovic ha 34 anni, è il numero uno nel ranking mondiale, ha vinto 19 grandi Slam, ha guadagnato in carriera 149,5 milioni di dollari.

Ma non gli basta. Vuole mettere in bacheca il sesto Wimbledon e così centrare il 20esimo titolo Slam eguagliando Federer e Nadal. Darà battaglia, starà più attento del solito sugli scambi prolungati, al servizio-fucilata di Matteo. Non sarà una passeggiata.

Gli azzurri di Mancini se la vedranno con l’Inghilterra e sanno di avere la qualità e la personalità per zittire l’urlo di Wembley. Solo tre volte i padroni di casa hanno vinto l’Europeo: Spagna ‘64, Italia ‘68, Francia ‘84.

E l’Ingilterra ricorda ancora lo scherzetto dei mondiali del 1966 quando – sempre a Wembley – vinse la Germania e i leoni di sua Maestà non giocarono nemmeno la finale.

Bisogna andarci piano nel sentire la vittoria in mano. Mancini ha costruito un capolavoro intriso di sentimento popolare. Ha pilotato una congiunzione astrale che illumina le nostre notti. Ci ha fatto dimenticare – pro quota – il buio della pandemia. E poi quel rigore raffaelliano di Jorginho, sempre più signore delle geometrie e dell’armonia, ci induce ad un cauto ottimismo.

Ma c’è un altro nemico da battere. Non gioca a Wembley ma nelle nostre strade. Si chiama Covid ed è così temibile da svuotare le piazze italiane che erano pronte a riempirsi davanti ai maxi schermi. Proviamo a coniugare festa e sicurezza. È il gol più bello che ci possiamo aspettare. Il resto è solo magia.