Italia-Mondiali. 2006 era faccela vedé, faccela toccà. Ora è Ventura avvinto a 7 mesi di stipendio

di Lucio Fero
Pubblicato il 15 Novembre 2017 - 10:41 OLTRE 6 MESI FA
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Buffone e Ventura dopo l’eliminazione dell’Italia (foto Ansa)

ROMA – Italia- Mondiali. Mondiali di calcio, nel 2.006 l’Italia li vinceva in Germania. Mondiali di calcio, nel 2.018 l’Italia non li gioca, è fuori, eliminata, in Russia non va.

Nel 2.006 negli spogliatoi festanti i giocatori cantavano e ritmavano “faccela vedé, faccela toccà” e si riferivano certo alla coppa appena vinta. Ma anche in tutt’altro che molesta allusione si riferivano alla ministra dello Sport Giovanna Melandri. Era un’Italia tutta pre crisi. Era prima della grande crisi non solo calcistica, era un’Italia meno cupa e avvelenata nei suoi pensieri, paure e fobie. Meno ampia era la metastasi dei rancori, si odiava di meno o comunque l’odiare non era ancora sdoganato come natura pura e genuina della “gente”. Quindi si poteva cantare “faccela vedé, faccela toccà”. Oggi lo spogliatoio che vinse quei mondiali sarebbe stato denunciato per molestie.

Ma oggi non si canta, oggi dal “faccela vedé, faccela toccà” si è passati al Ventura avvinto ai suoi sette mesi di stipendio residui e al Tavecchio avvinto a “raccattare ancora qualcosa” come scrive Mattia Feltri. Non si sono dimessi, entrambi non hanno fatto quello che era ovvio, avrebbe dovuto esser pacifico e scontato e in fondo neanche difficile: prendere atto che un lavoro era andato male e assumersi la responsabilità dopo essersi assunti la carica, il potere e l’impegno. Ma non l’hanno fatto come dovevano farlo il giorno dopo, la sera stessa, al massimo il mattino dopo.

Tavecchio e Ventura però non sono peggiori del loro tempo, sono il loro tempo qui e ora in Italia. Fuggire, scansare ogni responsabilità è la regola aurea applicata da caste e cittadini, amministratori e utenti, elettori ed eletti. E restare aggrappati e avvinti a quello su cui si è seduti o su cui si son messe le mani è autentica religione civile.

Ventura ha sette mesi residui di stipendio da difendere (il rinnovo del contratto fino al 2.020 è stato annullato dalla clausola contrattuale che lo cancellava in caso di non qualificazione ai Mondiali appunto). In un’altra Italia un altro o forse Ventura stesso avrebbe calcolato che, dignità personale su un piatto e sette mesi di stipendio su un altro, la bilancia pendeva verso il primo di piatto e al diavolo sette mesi di stipendio! Faccia non si perde per sette mesi di stipendio e non c’è cifra che possa ripagare, men che mai sette mesi, soli sette mesi di stipendio!

Forse nel 2.006 un Ventura incappato nella stessa disavventura si sarebbe dimesso la sera stessa della sconfitta, salutando orgoglioso e fiero i suoi giocatori e gli italiani tutti con un modesto e sincero e ammirevole: ci ho provato, non ce l’ho fatta. Ma nell’Italia di oggi, avvelenata, rancorosa, dove l’unico pronome sociale rispettato come una divinità è l’Io, nell’Italia in cui il prossimo è nemico, il sociale è imbroglio…sette mesi di stipendio possono anche rappresentare la bussola su cui orientarsi.

E Tavecchio titolare di un medio feudo del potere, in sintonia con il comportamento e la cultura degli italiani più o meno tutti, non lo molla. Rinvia, aspetta, prova a vedere. Si ripara dietro procedure, regolamenti, burocrazia, butta la palla in tribuna. Proprio come fa un ministro, un parlamentare, un capo ufficio, un bidello, un sindacalista, un autista di bus…proprio come fanno tutti.

Sono Tavecchio e Ventura uomini dei nostri tempi. Tempi in cui il prossimo è nemico e al prossimo nemico non si deve nulla. E tempi in cui si deve poco anche a se stessi. Tempi in cui la dignità di dirsi sconfitto è sul mercato dei valori valutata zero.

Non solo dai Ventura e dai Tavecchio. Loro fanno o provano a fare come fan tutti in un paese tristo e incanaglito, rancoroso e mugghiante. E anche tristemente comico: non mancavano in Italia quelli che “ai Mondiali ci andiamo sicuro perché è nell’interesse di Putin, ci pensa lui”. Già perché in questo paese dove tutti i poteri sono debolissimi e di fibra esilissima (nel piccolo lo dimostrano i Ventura e i Tavecchio) va alla grande la teoria dei poteri forti che tutto comandano, regolano e dispongono. Forti, fortissimi…come la Nazionbale di calcio appunto.