Juventus, Agnelli: “La vittoria è nel nostro DNA”

Pubblicato il 11 Dicembre 2010 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA

La Juventus e’ ”amore e passione”. Lo e’ per Andrea Agnelli, presidente della squadra torinese che, in un’intervista a La Repubblica, racconta la sua attivita’ a capo della Juve chiarendo da subito che prima di lui, alla guida della squadra, ”c’e’ stata una storia e la storia non si riscrive” e che la definizione di ”ramo cadetto” della famiglia non ha ”un reale significato”. La formazione ideale per Andrea Agnelli sarebbe quella composta da ”Zidane, Nedved, Montero, Peruzzi, Platini, Gentile, Scirea”.

Per ora la Juve ha preso Bonucci, Krasic e Aquilani. ”Sono un foglio bianco – afferma Agnelli – tra qualche anno vedremo cosa sono stati capaci di scriverci sopra”. ”La vittoria e’ nel Dna della Juventus e la statistica ci dice che ci aggiudichiamo uno scudetto ogni quattro anni – prosegue il presidente – Se affermassi che lo vinceremo in questa stagione, prenderei in giro la gente”. Su Antonio Cassano, Agnelli non si esprime, ”voglio fare solo il presidente – dice – non voglio fare ne’ il direttore sportivo, ne’ il padre, ne’ il fratello dei giocatori”. Quanto a Buffon, aggiunge che il suo rientro in campo e’ previsto tra un mese, ”facciamolo rientrare – afferma – poi si vedra”’, mentre su Del Piero, posticipa la decisione, ”ci parleremo piu’ avanti”. Il futuro ”inevitabile” per la Juve e’ nei giovani come Camilleri e Sorensen.

Sulla tecnologia si dice favorevole alla moviola in campo e al tempo effettivo delle partite, mentre sull’esposto presentato per la revoca dello scudetto, prende tempo e afferma di voler attendere gli esiti del processo.

Con personaggi come Moggi e Giraudo, il neo presidente della Juve assicura di avere scarsi rapporti. A Torino vive nello stesso palazzo di Moggi, mentre con Giraudo, amico di suo padre, si vedono e si sentono. Infine, una riflessione sul nome Agnelli: ”Significa avere un impegno da onorare per la vita” anche se ”mi pesava molto di piu’ essere un Agnelli da ragazzino, mi accorgevo di essere guardato in modo diverso e non lo capivo”.