Juventus, Scudetto 2014: Tevez da hombre del pueblo a leader

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Maggio 2014 - 17:51 OLTRE 6 MESI FA
Juventus, Scudetto 2014: Tevez da hombre del pueblo a leader (LaPresse)

Juventus, Scudetto 2014: Tevez da hombre del pueblo a leader (LaPresse)

TORINO – Se la Juventus 2013-2014 ha un giocatore-simbolo, quel giocatore è Carlitos Tevez. Arrivato a Torino grazie a un ‘colpo’ di prestigio nel mercato di giugno di Andrea Agnelli e Giuseppe Marotta, Tevez è costato in tutto 12 milioni (9 al giocatore, che aveva il contratto in scadenza col Manchester City, più 3 di bonus al club).

Mai investimento si è rivelato più azzeccato. Pur essendo il nome più importante del parco giocatori, Tevez si è messo immediatamente a disposizione, a luglio ha lavorato “come non mi era mai capitato prima” (parole sue), e nel giro di un pugno di partite ha conquistato la stima ammirata di Antonio Conte e l’affetto incondizionato totale dei tifosi. Non tanto e non solo per i suoi gol (19 in questo campionato, ed uno solo in Europa, rompendo però un digiuno di cinque anni) quanto per l’agonismo, la generosità e l’umiltà manifestata in campo. Una star riconosciuta come tale ma che fin dal primo giorno è stata ‘al servizio’ della squadra.

“E’ un giocatore straordinario – ha detto di lui Antonio Conte -, il primo ad attaccare e il primo a difendere”. Carlos Alberto Martinez, detto Carlitos, 30 anni il 5 febbraio scorso, è considerato in Argentina un ‘hombre del pueblo”. Nato a Ciudadela, nella provincia di Buenos Aires, è cresciuto nel quartiere popolare Ejercito de Los Andes, meglio noto come Fuerte Apache, a cui deve il suo soprannome, Apache. Carlitos prese il cognome di sua madre, Tevez, all’eta’ di 12 anni.

La squadra argentina in cui militava, i semiprofessionisti dell’All Boys, si rifiutava di lasciarlo andare a giocare nelle giovanili del Boca Juniors. Carlitos così cambiò il cognome. E dapprima nel quartiere del Fuerte Apache, poi in tutta Buenos Aires, cominciò a diffondersi la leggenda di questo ragazzino tutto grinta e velocità destinato nel calcio a grandi imprese. Così è stato: la leggenda dell’Apache è uscita ben presto dai confini dell’Argentina, e Carlitos Tevez è diventato in pochi anni uno dei nomi più conosciuti e ammirati a livello internazionale.

Il suo straordinario talento fatto di coraggio, forza fisica e rapidità lo ha portato a debuttare in prima squadra a 16 anni, per poi diventare un simbolo ovunque abbia giocato: Boca Juniors, Corinthias, West Ham, Manchester United, Manchester City. E’ stato nominato miglior giocatore sudamericano per tre anni di fila, 2003, 2004, 2005. Oggi, a 30 anni, è il nuovo simbolo della Juventus.

A lui, che a soli dieci mesi si rovesciò addosso una pentola d’acqua bollente e per questo si porta sul corpo i segni di quella ustione di terzo grado, di fare l’uomo-simbolo interessa poco. Gli interessa vincere, e per riuscirci mette in campo quella ‘fame” che Antonio Conte chiede a ognuno dei suoi. “Ho visto raramente un attaccante di talento così assatanato nella fase difensiva. Per questo considero Tevez un vero un campione. Sa dare un contributo di qualità ma e’ anche un esempio sotto i profilo caratteriale”. Tevez ha incarnato quello spirito ‘apache’ che Antonio Conte ha chiesto alla Juventus 2013-2014.

Una squadra che, per l’innesto dell’argentino e per l’esperienza acquisita, è diventata “più squadra” rispetto ai due campionati precedenti. In questa Juve dei record c’è stato un salto di qualità nella gestione del gioco. Sufficiente per affermarsi in Italia. Per l’Europa, invece, c’è voluta l’eliminazione dalla Champions per “imparare la lezione”. Ora la Juventus per il prossimo anno punta dichiaratamente alla Champions. Riparte da una certezza ‘apache’. .