Juventus Stadium sotto controllo: intanto si gioca

Pubblicato il 22 Ottobre 2011 - 10:48 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Per giocare, si gioca: il nuovo stadio della Juventus, investito da un'indagine che fra i reati annovera un teorico ''pericolo di crollo colposo'', ospitera' le due prossime partite casalinghe dei bianconeri, quella di domani con il Genoa e quella della settimana prossima con la Fiorentina. Nel frattempo, pero', il catino restera' sotto osservazione: la Procura di Torino ha chiesto a un team di specialisti di verificare la stabilita' delle strutture e la stessa Juventus, per ordine del sindaco Piero Fassino, dovra' effettuare un monitoraggio continuo, informando l'amministrazione comunale.

L'inchiesta si sviluppa su parecchi fronti, tutti legati all'acciaio utilizzato per i due super pennoni da 86 metri (il simbolo stesso del nuovo stadio) e altre sovrastrutture. Ci sono le verifiche sulla stabilita' del complesso, c'e' la truffa contrattuale (materiale per la costruzione diverso da quello concordato) e c'e' l'ipotesi che il problema sia emerso durante i lavori ma sia stato in qualche modo nascosto per ottenere l'agibilita' in vista dell'apertura del campionato.

La consulenza disposta dai magistrati avra' tempi lunghi. Ci vorranno mesi prima che la squadra coordinata da Giuseppe Ferro, docente di ingegneria strutturale al Politecnico di Torino, e Franco Braga, ordinario di tecnica delle costruzioni a ''La Sapienza'' di Roma, arrivino a una conclusione. Ma le prime indicazioni arriveranno fra un mese, alla vigilia del ritorno a Torino dei bianconeri (Juventus-Palermo, 20 novembre). Gli inquirenti, che hanno raccolto la ''notizia di reato'' pochi giorni fa, si sono mossi a tamburo battente e ieri, durante le perquisizioni, hanno informato le autorita': il vertice fra Juventus, Comune e Prefettura ha sancito che lo stadio e' agibile e quindi, osservano a Palazzo di Giustizia, ''si gioca sotto la responsabilita' di chi ha preso la decisione''. Tutto ruota attorno a una grossa partita di acciaio acquistata dai costruttori (l'associazione temporanea di imprese Rosso-Gilardi) da un'industria di Nogara (Verona) del gruppo Marcegaglia tramite una societa' intermediaria.

Il materiale – secondo le prime ipotesi – non era quello previsto dai contratti e i pm stanno individuando i responsabili per iscrivere i loro nomi nel registro degli indagati e aggiungerli ai tre (il direttore dei lavori, lo strutturalista, il collaudatore) gia' raggiunti dall'avviso di garanzia: si procede, in questo caso, per ''frode in commercio''. Il ''falso ideologico'' si riferisce al presunto tentativo di mascherare il problema. Il certificato di collaudo e' stato rilasciato l'8 agosto dopo sedici ispezioni e una lunga serie di operazioni (il prelievo di ''talloni'' delle lamiere, la campionatura di travi e portagradoni, prove di carico e trazione). Nei giorni seguenti, pero', furono fatti altri lavori. La Procura si chiede il motivo, e l'avvocato Gian Paolo Zancan, uno dei difensori, fornisce la risposta:

''L'acciaio era privo di alcune caratteristiche e, per questo, sono stati apportati dei lievi correttivi. Si tratta comunque di materiale provvisto di certificato Ce, perfettamente in regola dal punto di vista della sicurezza. Se ci sono violazioni, sono solo di natura contrattuale che non riguardano collaudatori e direttori dei lavori''. Ed e' in quella direzione che, adesso, sta lavorando la Procura.