Lazio-Roma FOTO: romanisti a Testaccio, laziali a Tor di Quinto

di Edoardo Greco
Pubblicato il 4 Aprile 2016 - 21:08 OLTRE 6 MESI FA
Lazio-Roma FOTO: romanisti a Testaccio, laziali a Tor di Quinto

Romanisti in corteo a Testaccio ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA – Lazio-Roma FOTO: romanisti a Testaccio, laziali a Tor di Quinto. Lazio-Roma si giocava all’Olimpico, ma la Curva Sud era a Campo Testaccio e la Curva Nord era al PalaGems di Tor di Quinto. Ecco le foto di un derby particolare, vissuto in tre punti diversi della Capitale. L’Agenzia Ansa ha riportato così il comunicato della questura di Roma:

Il popolare quartiere di Testaccio, cuore della tifoseria giallorossa, si è trasformato in una sorta di nuova curva sud, dove si sono radunati i tifosi romanisti che hanno disertato lo stadio nel giorno del derby per protesta contro le barriere poste nelle curve. Circa 3000 tifosi della Roma, dopo essersi radunati nella zona, hanno fatto “un breve corteo non autorizzato con il lancio di petardi e l’accensione di fumogeni: le immagini raccolte – spiega una nota della questura di Roma – sono al vaglio”. Sul fronte della sicurezza, allo Stadio Olimpico, dove ad assistere al derby Lazio-Roma c’erano, secondo la questura, circa 23.000 persone non si è registrata alcuna “criticità di rilievo, né è stato necessario effettuare chiusure al traffico che potessero creare disagi alla circolazione”.

Circa 600 tifosi della Lazio, come annunciato in settimana, hanno seguito la sfida nella vicina via del Baiardo, dove – spiega la Questura – non si è stata registrata alcuna situazione problematica. “Grazie al basso profilo di rischio della gara – conclude la nota – le forze dell’ordine hanno potuto presidiare in maniera capillare tutta la città garantendo la sicurezza delle migliaia di turisti e pellegrini, sia nell’area di San Pietro, che in tutto il centro storico”.

La tensione c’è stata invece a Formello, dopo la partita finita con un 4-1 umiliante per la Lazio. Alcune centinaia di tifosi inferociti hanno assaltato il centro sportivo in attesa del pullman della squadra, per giunta arrivato semivuoto. Per disperderli, gli agenti della Polizia hanno caricato usando lacrimogeni e idranti: il bilancio è di un agente ferito e quindici fermati.

Il tutto mentre la società, dopo aver annunciato il ritiro della squadra a Norcia, decideva di esonerare Stefano Pioli e affidare la panchina biancoceleste per le restanti sette partite di campionato al tecnico della Primavera, Simone Inzaghi. È durata 661 giorni l’avventura di Pioli sulla panchina della Lazio. Un anno e 9 mesi che dal 12 giugno 2014 lo hanno visto passare dalle stelle alle stalle nel giro dell’estate scorsa.

Dall’altare del terzo posto conquistato la scorsa stagione, dopo una cavalcata strepitosa in cui la Lazio giocò a tratti il miglior calcio d’Italia distinguendosi come il secondo miglior attacco della Serie A (con 71 reti, una sola in meno della Juventus campione d’Italia in carica) e una delle migliori difese del campionato, alla debacle totale di questo 2015/16 amaro di soddisfazioni.

Dopo la sconfitta nella finale di Coppa Italia subita contro la Juventus all’Olimpico, i primi cenni di cedimento del gruppo si erano manifestati con il nuovo ko in Supercoppa a Shanghai ad agosto, sempre contro i bianconeri. Le grane per la fascia di capitano affidata a Biglia e i mugugni di Candreva hanno aperto una spaccatura che non si è mai sanata all’interno del gruppo e che ha contribuito all’eliminazione nel preliminare di Champions ad opera del Bayer Leverkusen.

Svanito il sogno, la Lazio si è come sfaldata. Colpe di Pioli, ma anche dei tanti infortuni (pesante quello di De Vrij, out da fine settembre) e della società che a gennaio ha ingaggiato il solo Bisevac, a parametro zero, evidentemente non all’altezza di sanare i tanti guai difensivi dei biancocelesti. Pioli ha sempre rifiutato di dimettersi, neanche dopo il pesante 0-3 con lo Sparta Praga in Europa League, ultimo degli obiettivi rimasti: “Non mollo, ci metto la faccia”, aveva detto allora. E’ il quarto allenatore esonerato dell’era Lotito dopo Caso, Ballardini e Petkovic.

Tre arresti e 12 denunce: è il bilancio dei disordini con la polizia nati dalla protesta dei tifosi della Lazio. Le Forze dell’ordine erano intervenute in seguito al blocco della circolazione causato dagli ultras, che avevano ribaltato segnali stradali ed altri oggetti. All’arrivo della polizia, i tifosi hanno proseguito con un fitto lancio di sassi, bottiglie, mattoni e petardi, provocando anche il ferimento di un agente. Tre ultras, di 28, 33 e 36 anni, sono stati arrestati, mentre altri 12 sono stati denunciati; per tutti è stata adottata la misura del Daspo. Al vaglio degli investigatori sono ora le immagini registrate durante gli scontri.

Convalidato l’arresto e disposto l’obbligo di firma per i tre tifosi della Lazio arrestati ieri dopo il derby perché ritenuti responsabili degli scontri avvenuti nei pressi del centro sportivo dei biancocelesti, a Formello. I tre, quindi, sono tornati in libertà.

Lo ha deciso il giudice monocratico nell’ambito del processo per direttissima svolto questa mattina a piazzale Clodio. Nei confronti dei tre, difesi dall’avvocato Lorenzo Contucci, le accuse sono di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. La prossima udienza è fissata al 27 maggio quando potrebbe valutare la richiesta per riti alternative.