Lazio, Claudio Lotito: “Ho scelto la legalità, sono stato minacciato dai tifosi”

Pubblicato il 28 Giugno 2017 - 21:36 OLTRE 6 MESI FA
Lazio, Claudio Lotito: "Ho scelto la legalità, sono stato minacciato dai tifosi"

Lazio, Claudio Lotito: “Ho scelto la legalità, sono stato minacciato dai tifosi”. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA – “Tra consenso e legalità ho scelto la seconda, non sono mai sceso a patti. Oggi ritengo sia stata una scelta giusta che può essere perseguita da tutti. Certo, ricevo ancora oggi minacce telefoniche, anche sette-otto al giorno”. Lo ha detto il presidente della Lazio Claudio Lotito, davanti alla Commissione Antimafia. Lotito ha raccontato che quando è arrivato, in passato, “ho subito situazioni pesanti, camion con sterco di cavallo davanti casa, intimidazioni, affissioni, minacce; questo ha prodotto evoluzioni di carattere giudiziario. Sono abituato a vivere con serenità queste situazioni; pensavano che assumessi un atteggiamento più morbido, io ho sempre detto in Tribunale come stavano le cose”. “Ora la tifoseria si comporta in modo corretto, sa che se sbaglia non c’è storia per nessuno”, ha concluso.

“Quando arrivai alla Lazio la dirigenza dell’epoca mi disse che avrei dovuto incontrare i tifosi, la cosa che mi lasciò perplesso è che mi fu chiesto se a Formello o altrove. Io risposi ‘in mezzo alla strada’. Si presentarono tre soggetti, uno si presentò dicendo di chiamarsi Diabolik e io gli dissi di essere l’ispettore Ginko. Lui lì mi ha fatto capire usi e costume di tutto il sistema, dai biglietti omaggio alle trasferte pagate fino alle coreografie. Io non gli diedi la mia collaborazione e sono iniziate una serie di problematiche”, ha raccontato Lotito, ricordando che “dopo una settimana mi fecero trovare lo sterco di cavallo e dovetti chiamare la ruspa, affissioni in tutta Roma e minacce, un vero calvario”. “Oggi sanno che se sbagliano con me troveranno un muro invalicabile, se uno scende a compromessi è finita”, ha proseguito Lotito. Poi, parlando del fenomeno della criminalità negli stadi ha aggiunto: “Il problema non è il biglietto, il problema è l’elemento criminale: spaccio di stupefacenti, merchandising falso, reclutamento di persone per fare estorsioni e recupero crediti e c’è anche la prostituzione. I capi tifosi che possono avere quel tipo di attività spesso possono fare parte di un sistema molto più ampio come ‘ndrangheta e camorra che utilizzano questo tipo di strumento. All’inizio -ha sottolineato- questo fenomeno è stato sottovalutato dalle forze dell’ordine e anche dagli stessi magistrati, sono stati etichettati come reati da stadio ma non era così”. “Loro erano strumento in mano ad alcune persone, questo meccanismo funziona perché c’è un coacervo di interessi. La stampa è partecipe di certi interessi; l’interesse di qualcuno è di istigare la tifoseria verso la mia presidenza”. Lotito ha raccontato che quando è arrivato “il merchandising era in mano ai tifosi, io l’ho messo nei negozi, ho creato una radio e una tv che hanno contribuito a cambiare la situazione. Loro erano strumento in mano ad alcune persone, questo meccanismo funziona perché c’è un coacervo di interessi, compresa la comunicazione”. “Quando sono arrivato, ho messo un allenatore pagato 50 mila euro mentre in altre squadre pigliavano miliardi”, ha concluso.

Le parole di Claudio Lotito sulle difficoltà in cui versava la Lazio nel momento in cui l’attuale patron rilevò il club “non possono essere strumentalizzate per compromettere un presente che vede una società sana legata a un popolo biancoceleste tornato ad essere compatto ed entusiasta”. È quanto tiene a far sapere il portavoce della Lazio, Arturo Diaconale, in una nota che segue di qualche ora l’audizione di Lotito in commissione Antimafia. “Claudio Lotito – aggiunge Diaconale – non ha fatto altro che ripercorrere il faticoso percorso compiuto dal momento in cui è intervenuto per salvare la società dal fallimento fino al pieno recupero del rapporto con una tifoseria divenuta un modello di passione, di lealtà e di correttezza”. Concetti, quelli che espressi in maniera anche colorita dal presidente biancoceleste, che soprattutto “non possono essere utilizzati per compromettere un futuro di nuove soddisfazioni e di più significativi successi perseguiti nel rispetto della tradizione sportiva della Lazio fatta di moralità e legalità”.