Lazio, la Curva Nord: “Mai minacciato i nostri giocatori”

Pubblicato il 4 Maggio 2010 - 09:37 OLTRE 6 MESI FA

«Assistiamo sconcertati ad un caos mediatico senza precedenti, con interrogazioni parlamentari e richiami all’integrità morale. Ma in fondo cosa è successo se non che la squadra prima in classifica, e finalista della Champions, ha battuto la quint’ultima, distaccata di oltre 30 punti. I colpevoli sono i tifosi della Lazio accusati di aver esultato e gioito del risultato della partita Lazio-Inter, poichè contenti di non vedere esultare i rivali cittadini per la vittoria del campionato».

Comincia così il lungo comunicato con cui la Curva Nord biancoceleste ha voluto dire la sua dopo le polemiche seguite al match dell’Olimpico. «Da sempre all’apparire sul tabellone dello stadio del risultato della propria rivale più acerrima, si gioisce – si legge ancora nel comunicato – Questo è il bello della rivalità cittadina e fa parte della cultura calcistica dell’Urbe. Chi non vive il derby di Roma non lo può capire, e mai lo capirà.

Critiche del genere, però, mosse dai dirimpettai giallorossi proprio non le capiamo. Sanno perfettamente che a parti invertite avrebbero fatto lo stesso.

Anzi, scorrendo gli almanacchi, possiamo tranquillamente ricordargli che lo hanno già fatto. Nel 1972-73, ultima giornata di campionato, la Roma per evitare lo scudetto della Lazio si fece infatti rimontare il vantaggio ottenuto da Spadoni e consegnò il titolo alla Juventus».

Nella parte finale del comunicato i tifosi biancocelesti smentiscono poi di aver minacciato i propri giocatori per convincerli a perdere la partita contro l’Inter. «Noi siamo da sempre coerenti e chiari nei nostri comportamenti, non abbiamo minacciato nessuno nè insultato i nostri giocatori – conclude la nota – In virtù anche di un’amicizia ormai ventennale con i ragazzi dell’Inter c’è stato, finalmente, un clima festoso e goliardico, cosa che in questa città sembra essere diventato un reato, almeno quando viene toccata la sensibilità del tifoso romanista. Non abbiamo nulla da recriminarci, nulla di cui scusarci, nulla di cui vergognarci».