Lecce-Bari senza tifosi: Maroni contro l’Osservatorio, Emiliano contro Mantovano. E la tessera del tifoso a che serve?

Pubblicato il 29 Dicembre 2010 - 20:11 OLTRE 6 MESI FA

Il derby tra Lecce e Bari deve giocarsi senza pubblico? Secondo l’Osservatorio del Viminale sì (tanto da disporre le porte chiuse allo stadio Via del Mare), secondo Roberto Maroni (che del Viminale è il vertice più alto) no. I tifosi insorgono, e anche le autorità locali non ci stanno: il sindaco di Lecce Paolo Perrone ha espresso “amarezza” per la direttiva del Casms.

Ma quello di Bari, Michele Emiliano, si è spinto oltre e, dopo aver dato la disponibilità ad accompagnare i supporter biancorossi, ha spostato la partita sul piano politico: il primo cittadino ha accusato senza mezzi termini il sottosegretario Alfredo Mantovano di essere il deus ex machina della situazione. Nel 2008, al termine dell’ultimo derby disputato in Salento (e vinto dal Bari di Antonio Conte per 2-1), Mantovano (che è leccese doc) aveva definito “barbari” i tifosi biancorossi, e aveva detto in maniera sibillina: ”E’ evidente che quello che è successo sabato a Lecce impedirà ai tifosi baresi di compiere trasferte a Lecce per un bel po’ di tempo”. E ora, ha affermato Emiliano ricordando quell’episodio, “Mantovano ha mantenuto la promessa”.

Ma cosa era successo di tanto terribile in quel derby, tanto da suscitare lo sdegno del sottosegretario agli Interni? L’incontro era stato disputato il 17 maggio 2008 quando le due squadre erano in serie B. La partita si concluse con la vittoria del Bari 2-1. Gli ultrà del Bari si scatenarono con devastazioni e una invasione di campo e nove di loro furono denunciati per danneggiamento aggravato dei servizi igienici collocati alla curva sud, per aver invaso il terreno di gioco nel corso della manifestazione sportiva e per accensione di materiale pericoloso.

E l’Osservatorio evidentemente non ha perdonato quell’episodio e ha disposto la chiusura degli spalti per la prima volta in questo campionato di serie A. Una decisione che, evidentemente, non è stata condivisa appieno da Maroni. Il ministro dell’Interno si è detto “perplesso” su questo provvedimento, visto che si tratterebbe di una “sconfessione” della tessera del tifoso: “La tessera”, ha detto Maroni, “è stata introdotta proprio per evitare queste misure drastiche”. Ma evidentemente, secondo gli “esperti” dell’Osservatorio nemmeno la tessera sembra idonea a calmare i “bollenti spiriti” di due tifoserie che da sempre “sentono” in maniera particolare questo appuntamento. E il dubbio sorto a Maroni può sorgere spontaneamente a chiunque: “A che serve la tessera?”.