Lecce, calcio scommesse. Semeraro: “Mai comprato una partita”

Pubblicato il 4 Aprile 2012 - 10:46 OLTRE 6 MESI FA

Giovanni Semeraro (LaPresse)

LECCE – “Mi sento tradito, non ho mai comprato una partita, sono una persona pulita, una persona onesta e trasparente;  lo so, è difficile in queste condizioni farsi credere, ma io in questa brutta storia sto veramente male”; l’ex presidente del Lecce Giovanni Semeraro ha voluto esprimere la sua amarezza per il  coinvolgimento nello vicenda del calcio scommesse e ha deciso di farlo su le pagine de “La Gazzetta del Mezzogiorno”.  Riportiamo alcuni passi dell’intervista a Semeraro realizzata da Tonio Tondo. 

“Presidente, come sta?

Sto male, molto male. Sono amareggiato per questa brutta storia. E’ vero, volevo uscire dal calcio, ma non in questo modo. Il mio nome su tutti i giornali, in televisione, alla radio, collegato a fatti degradanti. Madonna mia, mi sento nell’occhio del ciclone, senza sapere i motivi e l’origine di questa vicenda. 

Se dovesse con una parola esprimere il suo stato d’animo?

Mi sento tradito. Sì, tradito. Sono in difficoltà, mi creda. 

Il calcio sembra un nido di vipere, giocatori che si vendono, altri che scommettono. Una bisca. Come si può finire in queste trappole?

E’ terribile tutto ciò. Bugie, intrighi, storie inquietanti. Tanto fango che non riesco a capire neanche da dove proviene. Ci sono troppi intrecci economici, troppe zone ambigue con personaggi strani che circolano attorno alle squadre. Ero convinto e lo sono ancora che il calcio deve essere un gioco, e che le partite si debbono giocare in campo. La lealtà sportiva deve restare un valore educativo. 

Andiamo al dunque: Andrea Masiello dice che l’autogol nel derby è stato volontario. I magistrati di Bari sono sicuri che sono circolati soldi. Una partita vinta con l’imbroglio. Il Lecce è accusato di aver pagato…

Se lo dice lui, sarà vero. Come faccio a contraddirlo? Io allo stadio di Bari non c’ero, la partita l’ho vista in tv. Non è che ne capisca molto. Non ho una competenza tecnica specifica e non conosco neanche i giocatori. Guardo al calcio con gli occhi del tifoso. A me quell’autogol sembrò naturale, che fosse stato il frutto di un infortunio. Che il giocatore fosse scivolato. Ma se lui insiste, non ho motivi per non credergli. Però sia chiaro che io soldi non ne ho dati, né a lui né ad altri. 

Però qualcosa la deve dire all’opinione pubblica e ai tifosi afflitti dalle notizie giudiziarie.

Cosa posso fare per convincere gli altri della mia sincerità? C’è un modo per uscire dall’angolo in cui mi trovo? So che è difficile, ma ci devo tentare: non sono persona da brogli. Ho sempre avuto timore di trovarmi in intrecci pericolosi. Per questo, per esempio, sono stato lontano dalla politica e dalle sue manovre. Come farò a uscire da una situazione che mi opprime?”.