Calcio, Lega e Pd stoppano i “furbetti” degli stadi. E la legge si allontana

Pubblicato il 9 Febbraio 2011 - 16:05 OLTRE 6 MESI FA

Il progetto del nuovo stadio della Juventus

ROMA – Una sola modifica. Una, ma sufficiente a mettere a rischio il tanto sospirato passaggio alla Camera della legge sugli stadi. Succede tutto in Commissione cultura, dove della nuova legge si discute da mesi nel faticoso tentativo di trovare un accordo bipartisan.

Il governo, spiega Fulvio Bianchi su Repubblica, prova ad inserire una modifica alla norma in discussione che darebbe la “possibilità di costruire uno stadio di calcio, con varie infrastrutture, in deroga alle leggi che riguardano i vincoli idrogeologici e archeologici. In pratica, si farebbe uno stadio dove non può essere costruito un ospedale e nemmeno una scuola”.

La modifica, però, non piace al Pd e, soprattutto, non piace alla Lega. Quindi torna in discussione non solo il largo consenso ma l’intero passaggio del provvedimento.

La questione, per l’economicamente malmesso e ingordo calcio italiano, è centrale. Gli stadi di proprietà servono come il pane. Sia sufficiente guardare quello che è successo all’estero, in Paesi come Inghilterra e Germania, dove gli impianti ce li hanno anche squadre di categoria inferiore.

Soprattutto con l’avvento del Fair Play finanziario (si spende quanto si incassa altrimenti niente coppe europee) voluto da Michel Platini, avere uno stadio significa aumentare gli incassi e la possibilità di investimenti per il club.

In Italia, però, per fare gli stadi si attende una legge. Legge che è ferma ancora alla Commissione cultura della Camera da circa 8 mesi e che, dopo i recenti sviluppi, rischia seriamente di non uscirne tanto presto. Il problema è la contrapposizione degli interessi: fare uno stadio è soprattutto fare quello che gli sta intorno. Strade, case, negozi. Talvolta interi quartieri.

Ne sa qualcosa Claudio Lotito, presidente della Lazio, che con il suo progetto si scontra da tempo con le amministrazioni comunali. Ai tempi di Veltroni sindaco era muro contro muro, al punto che Lotito pensò persino di andarsene a costruire lo stadio a Valmontone, a 40 km dalla capitale. Con Alemanno, invece, va un po’ meglio ma tutto è sostanzialmente fermo in attesa della legge.

Anche a Firenze i Della Valle col loro progetto della “cittadella dello sport” stanno incontrando non pochi ostacoli. Quanto alla Roma il progetto, per ora, è solo virtuale e non c’è neppure il terreno scelto per la costruzione. Curioso, visto che gli aspiranti nuovi proprietari, gli americani guidati da Thomas DiBenedetto, proprio dallo stadio sembrano voler partire.

Il punto centrale del problema rimane coniugare la necessità di impianti più moderni con il bisogno di tenere a freno gli speculatori del mattone. Distinguere, insomma, lo stadio come fine dallo stadio come mezzo per altre colate di cemento accessorie. Gli stadi servono. Farli dove non si possono fare neppure gli ospedali è però forse un po’ troppo.